La fine dei pasti a buon mercato: le cause della tendenza all'aumento e dei recenti picchi dei prezzi delle materie prime alimentari e le modalità di impatto sul benessere di intere popolazioni
Le serie storiche sugli indici dei prezzi internazionali reali di cereali ed altre materie prime alimentari esibiscono un trend crescente dal 2002-2004 ad oggi e valori straordinariamente elevati nel corso di due intervalli recenti: 2007-2008 e 2010-2011. Sia la componente di breve-medio periodo che quella di lungo termine dell’agflazione riflettono diverse concause con gradi di correlazione vari e molto incerti.
La prima parte dell’elaborato tratta delle quattro cause comunemente indicate per spiegare l’andamento dei prezzi agricoli:
il cambiamento quantitativo e qualitativo della domanda di alimenti,
l’incremento della domanda di biocarburanti sostenuta da politiche pubbliche soprattutto negli Stati Uniti e nell'Unione Europea,
l’aumento della frequenza, della intensità e della durata di eventi climatici negativi per la produzione agricola,
l’indebolimento del nesso tra l’attività speculativa finanziaria e le previsioni razionali sulle quantità reali della domanda e dell’offerta.
L’aumento della domanda mondiale di commodities per usi alimentari sembra aver contribuito ad originare il trend inflattivo, mentre la diminuzione temporanea della produttività del settore agricolo in vaste aree del pianeta per ragioni climatiche lo ha sicuramente rafforzato. Per quel che riguarda, invece, l’influenza dell’espansione del settore agro-energetico sulla dinamica dei prezzi, essa è giudicata molto probabile, ma non è chiaro ancora se si debba considerare una componente transitoria o strutturale della tendenza in atto. Infine riguardo all’intensità e perfino alla reale esistenza di una relazione tra la speculazione sui mercati agricoli a termine e l’agflazione per ora non possono essere espressi dei giudizi netti.
La seconda parte della tesi mette in luce i possibili effetti provocati dall’aumento del costo reale dei prodotti agricoli sulla situazione economica generale dei Paesi e sul tenore di vita di famiglie e comunità.
Mentre si potrebbe pensare che l’agflazione, agendo sui redditi degli imprenditori agricoli, abbia generato chiari benefici economici per gran parte dei Pvs, che di solito hanno un’economia fortemente basata sul settore agricolo, l'elaborato evidenzia le condizioni che hanno reso cruciale l’effetto depressivo sul potere d’acquisto dei consumatori netti di alimenti e pessimo il bilancio delle implicazioni globali della dinamica dei prezzi.
Per molti Paesi nel mondo si stima infatti che l’aumento del costo reale del cibo possa aver minato la stabilità macroeconomica e politica e depauperato classi sociali già povere spingendole in uno stato di profonda insicurezza alimentare. Il livello di debolezza delle economie nazionali, il grado di dipendenza dei Paesi rispetto al mercato agro-alimentare internazionale e la misura della concentrazione dei diritti fondiari nelle popolazioni sono forse le variabili che più hanno deciso il segno e l’entità delle ripercussioni.
Gli interventi adottati dai governi in risposta alla crisi dei prezzi internazionali per minimizzare l’agflazione interna o per tamponarne l’effetto sul benessere delle famiglie più vulnerabili – i net food buyer più poveri – sono stati in molti casi limitati da vincoli economici e finanziari e spesso hanno amplificato essi stessi i rincari congiunturali delle merci scambiate sui mercati mondiali.
La costruzione della tesi si è basata sull’analisi critica della letteratura scientifica e sulla verifica empirica delle considerazioni dei ricercatori tramite la consultazione delle banche dati messe a disposizione da istituzioni quali la FAO e l’USDA.
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Informazioni tesi
Autore: | Marco Bova |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia Aziendale |
Relatore: | Maria Caterina Fonte |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 107 |
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