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L'economia italiana dal secondo dopoguerra agli anni '70

Gli anni della ricostruzione si rivelano la premessa di un quarantennio di crescita sostenuta dell'economia italiana, accompagnata anche da crisi, ma tali da non bloccarla significativamente. L'Italia mantiene una posizione di rilievo tra i paesi più dinamici d'Europa sia quanto all'aumento del reddito, sia quanto a quello delle esportazioni.
Fino al 1963 si registrano anni di crescita significativa, con un aumento del reddito che sfiora il 6 per cento annuo. Questo periodo si discosta notevolmente dagli stenti degli anni della seconda guerra mondiale, e per tale motivo si parla appunto di “miracolo economico”. L'industria, le costruzioni, le esportazioni, gli investimenti crescono ad un ritmo tra il 9 e l' 11 per cento l'anno, aumentando la caratterizzazione industriale del sistema economico, ed aprendo l'Italia agli scambi con l'estero.
Il 1963 segna il primo rallentamento dell'economia italiana. Iniziano a crescere le rivendicazioni salariali, salgono i prezzi, l'Italia perde competitività sul piano delle esportazioni, e tutto ciò si ripercuote sulla bilancia dei pagamenti. Per far rientrare l'inflazione e per rimanere concorrenziali sul piano internazionale, l' autorità monetaria interviene con una stretta creditizia, che comprime, anche se non drasticamente, la crescita. Il tasso di incremento del reddito dei dieci anni successivi sarà inferiore a quello precedente. Le vicende che caratterizzano questo periodo sono più sociali che economiche: si ricorda l'autunno caldo del 1969, con le sue rivendicazioni sui servizi sociali, sui miglioramenti delle condizioni di lavoro, sulle relazioni industriali in cui il lavoratore deve essere maggiormente garantito dal datore di lavoro.
Nel 1970 viene approvato lo statuto dei lavoratori, il sistema di sicurezza sociale migliora aumentando le pensioni (1969), progredisce il trattamento di tutela della disoccupazione e della maternità (1968-'72), viene istituito il Servizio sanitario Nazionale (1978).
La crisi internazionale petrolifera, che colpisce l'Italia con un anno di ritardo, provoca una consistente caduta del reddito, che diminuisce del 3,6 per cento. La depressione, che ha tra le cause la quadruplicazione del prezzo del greggio, provoca enormi difficoltà all'Occidente, ritrovatosi in un regime di cambi fluttuanti dopo la dichiarazione dell'inconvertibilità del dollaro avvenuta nel 1973. L'Italia sceglie la strada dell'inflazione per la ricostruzione dei margini di profitto delle imprese. L'inflazione italiana non rientra per merito di una sua saggia politica, ma grazie all'ingresso nel Sistema Monetario Europeo (costituito nel 1978), di cui entrò a far parte nel marzo del 1979. Lo Sme viene creato per salvare il processo di integrazione economica europea danneggiato dal regime dei cambi fluttuanti. Queste vicende abbassano il tasso di crescita del reddito nazionale portandolo al 3,7 per cento, rendendolo tuttavia superiore a tutti gli altri paesi europei e agli Stati Uniti, ed uguale a quello del Giappone.

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5 INTRODUZIONE Gli anni della ricostruzione si rivelano la premessa di un quarantennio di crescita sostenuta dell'economia italiana, accompagnata anche da crisi, ma tali da non bloccarla significativamente. L'Italia mantiene una posizione di rilievo tra i paesi più dinamici d'Europa sia quanto all'aumento del reddito, sia quanto a quello delle esportazioni. Fino al 1963 si registrano anni di crescita significativa, con un aumento del reddito che sfiora il 6 per cento annuo. Questo periodo si discosta notevolmente dagli stenti degli anni della seconda guerra mondiale, e per tale motivo si parla appunto di “miracolo economico”. L'industria, le costruzioni, le esportazioni, gli investimenti crescono ad un ritmo tra il 9 e l' 11 per cento l'anno, aumentando la caratterizzazione industriale del sistema economico, ed aprendo l'Italia agli scambi con l'estero. Il 1963 segna il primo rallentamento dell'economia italiana. Iniziano a

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