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L’infanzia degna di "nota". Come avvicinare i bambini all'opera lirica: percorsi di mediazione sociale

Il tentativo generale di questo lavoro è stato, inizialmente, quello di fornire una chiave d’accesso alla comprensione di uno specifico oggetto musicale, l’opera lirica, cercando, successivamente, di accostare ad esso un soggetto che sembra apparentemente distante: il mondo dell’infanzia. In linea con l’approccio sociologico alla musica, che concepisce l’oggetto artistico quale indicatore di aspetti extraestetici della società, ho collocato l’opera all’interno di un contesto che coinvolge strutture istituzionali di sostegno, fenomeni quali la committenza, forme di mediazione sociale. Sulla base di queste considerazioni, ho concepito l’opera nei termini di un ciclo, le cui fasi della produzione, esecuzione, mediazione e ricezione, rappresentano gli ambiti all’interno dei quali verificare l’effettivo condizionamento del contesto sociale. I contributi provenienti, poi, dal quadro concettuale della comunicazione, hanno permesso di verificare se la musica possa essere definita una forma di comunicazione e se, al suo interno, avvenga una condivisione di codici fra emittente e destinatario. La presenza, infatti, anche nel suo ambito, di un emittente (compositore e esecutore), di un messaggio (opera) e di un destinatario (pubblico), non implica, necessariamente, una condivisione di significati fra i suoi poli, entrambi soggetti ugualmente attivi nello scambio comunicativo. Proprio questa “attiva partecipazione” porta alla consapevolezza che la produzione, l’esecuzione e la ricezione dell’arte, rappresentino espressioni differenti di un medesimo atteggiamento creativo. Se la produzione dell’arte costituisce il primo livello della comprensione musicale, la fruizione ne rappresenta sicuramente il secondo; in linea, dunque, con la teoria della ricezione, secondo la quale il significato di un testo si costruisce anche grazie alla lettura che ne danno i lettori, ho annoverato tra essi soprattutto i bambini. Includere nella categoria “pubblico” il mondo dell’infanzia, significa ampliare non soltanto la sfera della ricezione, ma anche quella della mediazione. Ho cercato, infatti, di verificare se esistano figure mediatrici e quale ruolo abbiano nel percorso formativo di avvicinamento all’opera (che dovrebbe essere compiuto in età scolare, considerata la condizione di esclusione che i giovani vivono rispetto al teatro lirico). In un percorso che vede i piccoli fruitori assumere la duplice veste di attori e spettatori, i bambini, come vuole il nuovo approccio sociologico all’infanzia, non sono sprovvisti di capitale culturale e soprattutto non sono becomings (esseri che diventano), ma beings (esseri che sono). Per queste ragioni, la strategia dei progetti didattici, nati dalla collaborazione teatro-scuola, è quella di non semplificare il linguaggio dell’opera, ma di restituirlo nella sua autentica complessità (sinonimo di ricchezza). Numerose, nel contesto scolastico, le attività laboratoriali che consentono al bambino di smontare e rimontare il “giocattolo” opera lirica, affinché arrivi in teatro (contenitore privilegiato di uno spettacolo fruito dal vivo, nonché verifica in faciendo), con un adeguato corredo preparatorio. Infine, su questa linea, ho analizzato uno specifico progetto, summa dei temi affrontati. "Opera Domani", infatti, attraverso un percorso che non mira alla professionalizzazione ma all’educazione del bambino, si impegna affinché l’esperienza dell’opera lirica divenga sede di un più ampio spazio educativo. E rappresenta la conferma che anche una forma musicale apparentemente “antiquata” possa costituire un’occasione di formazione e di verifica delle competenze sociali e della capacità che si ha di stare insieme agli altri.

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INTRODUZIONE La consapevolezza che la musica sia una categoria carica di senso e, in quanto tale, non imbrigliabile in una concezione unitaria, rappresenta il primo gradino del percorso che ho inteso avviare in riferimento a uno specifico oggetto musicale: l’opera lirica. Il tentativo generale di questo lavoro, infatti, è stato, inizialmente, quello di fornire, attraverso la lente sociologica, una chiave d’accesso alla comprensione di un genere musi- cale che rappresenta un patrimonio immenso di valori culturali, storici, estetici, morali e sociali. Sulla base di questa premessa ho cercato, suc- cessivamente, di accostare al discorso sull’opera lirica, un soggetto che, rispetto a esso, sembra apparentemente allontanarsi: il mondo dell’infanzia. In linea, dunque, con l’approccio sociologico alla musica, che conce- pisce l’oggetto artistico quale indicatore di aspetti extraestetici della so- cietà [Zolberg 1994, 27], si è indagata l’opera lirica. ¨ stato così possi- bile constatare, sulla base della direzione inferenziale della sociologia della musica, che spiega i fenomeni presenti nella società attraverso la musica in essi prodotta, come l’arte sia socialmente inserita in un siste- ma di grandezze riconoscibili, se non come funzionali, almeno come “e- sistenti”, e rilevabili a una certa profondità d’analisi. Dunque, anche l’opera lirica trova un’adeguata spiegazione solamente se collocata in un piø ampio discorso che coinvolge strutture istituzionali di sostegno, fe-

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comunicazione
media
teatro
scuola
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musica
sociologia
bambini
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simbolismo
identità
istituzioni
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