Hypnum cupressiforme come bioaccumulatore di metalli pesanti e di 137Cs nella città e nella provincia di Varese
La ricerca ha avuto lo scopo di valutare la deposizione di alcuni metalli pesanti (Cu, Pb, Zn, Mn e Fe) nella città di Varese, quantificandone la concentrazione nel muschio Hypnum cupressiforme, impiegato come organismo accumulatore. La stessa specie è stata anche utilizzata come bioaccumulatore di 137Cs, radionuclide artificiale, per verificare se muschi indigeni avessero conservato tracce dell’incidente nucleare di Chernobyl (1986). Il progetto di biomonitoraggio dei metalli si è basato sull’allestimento di otto stazioni biologiche ubicate nel centro di Varese e costituite da muschio trapiantato da bosco in appositi contenitori. I cauloidi, prelevati mensilmente (luglio 1997-giugno 1998), sono stati mineralizzati con HNO3 e analizzati mediante uno spettrometro a fluorescenza di raggi X in dispersione di energia. Sono stati confrontati i risultati ottenuti nelle stazioni nel periodo di ricerca, anche in considerazione dell’influenza di alcuni parametri climatici su deposizioni atmosferiche e bioaccumulo dei metalli. I muschi hanno dimostrato di accumulare i metalli indagati, anche se non in modo continuo durante tutto il periodo e non in misura uguale in tutte le stazioni e per tutti i metalli. Infatti il bioaccumulo è stato influenzato dalle condizioni climatiche e dalla localizzazione delle stazioni (distanza dalla strada, maggiore o minore esposizione al sole ed ai venti). Tuttavia la sperimentazione ha permesso di ottenere una prima indicazione sulla contaminazione da metalli a Varese e costituisce un approccio orientativo e innovativo sull’uso dei trapianti di muschi in area urbana. Per quanto riguarda la ricerca di radiocontaminazione, l’indagine è stata estesa alla zona Nord della provincia di Varese, in cui sono stati campionati muschi indigeni in ogni Comune. I muschi sono stati sottoposti a spettrometria gamma. I dati ottenuti hanno mostrato che il 137Cs, quando presente, si trova a basse concentrazioni e pertanto la radioattività residua non costituisce più un pericolo. La presente ricerca ha confermato quanto riportato in letteratura: i muschi, per la loro capacità di accumulo, permettono, con costi sensibilmente inferiori, di avere un numero maggiore di stazioni di monitoraggio di quanto non consentano le centraline elettroniche e conservano “memoria” per un tempo piuttosto lungo dell’assorbimento dei radionuclidi artificiali più persistenti, quali il 137Cs. Permettono quindi di ottenere un quadro più completo della distribuzione di tali deposizioni.
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Informazioni tesi
Autore: | Sara Larcher |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1997-98 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali |
Corso: | Scienze Biologiche |
Relatore: | Alfredo Provini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 183 |
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