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I cambiamenti strutturali della popolazione italiana

In questo elaborato, dopo aver descritto l’andamento della popolazione fin dall’antichità, si è tentato di descrive i cambiamenti, dal punto di vista demografico, che hanno subito le popolazioni attuali. Quest’ ultime possono essere distinte in due grandi gruppi: le popolazioni a sviluppo avanzato (PSA) e le popolazioni in via di sviluppo (PVS).
Le prime sono state caratterizzate: da un lato, dal progressivo calo della crescita della popolazione generato dalla decrescente natalità e dall’altro, da un invecchiamento continuo e persistente generato congiuntamente dall’aumento della speranza di vita e dal calo della natalità.
Le popolazioni in via di sviluppo, invece, stanno attraversando e attraverseranno una crescita sempre più ampia, nonostante la natalità stia calando, e in tal modo contribuiscono in misura prevalente alla crescita della popolazione mondiale.
Un'altra tematica presa in considerazione è la natalità dei paesi sviluppati principalmente dell’Italia, la quale ha attraversato, a partire dalla seconda metà degli anni ’70, un crollo continuo che ha portato il tasso di fecondità totale molto al di sotto della soglia di sostituzione. Oggi, il tasso di fecondità italiano, dopo aver raggiunto il minimo storico nel 1995, è in una fase di ripresa.
Oltre al caso italiano sono state studiate altre due realtà, gli Stati Uniti e la Francia. Quest’ultime si distinguono dalle altre nazioni a sviluppo avanzato perché hanno un tasso di fecondità pressoché simile alla soglia di sostituzione. Tali performance però sono riconducibili a ragioni diverse.
La seconda parte dell’elaborato è incentrato sull’immigrazione, fenomeno che è sempre esistito fin dall’antichità. In particolare viene trattata la massiccia immigrazione che l’Italia ha subito negli ultimi anni, tanto massiccia da generare una forte crescita della popolazione immigrata in poco tempo.
Oltre che dal punto di vista numerico, la popolazione straniera viene analizzata anche dal punto di vista strutturale.
L’ultimo capitolo della tesi mira ad analizzare gli effetti della presenza della popolazione straniera in Italia. Questi si possono riscontrare dal punto di vista della:
1. consistenza e struttura della popolazione;
2. natalità;
3. sistema contributivo.

Gli immigrati, quindi, sono una risorsa da sfruttare e non devono incutere scetticismo tra la gente, è, pertanto, necessario adottare dei metodi che permettano sempre di più e sempre in modo più pregnante l’integrazione di quei cittadini che hanno voglia di lavorare nel nostro Paese.
La mia scelta di trattare queste problematiche in questa elaborazione è scaturita dalla voglia di affrontare argomenti attuali e importanti che spesso sono sottovalutati non solo dai governi ma dalla gran parte delle istituzioni. A mio parere dovrebbero avere la stessa rilevanza ricoperta dalle problematiche economiche, anche perché è bene rammentare che una nazione con più giovani è in grado di essere più produttiva e competitiva sempre nel rispetto dell’evoluzione odierna che ci riporta un’immagine di nazione con una tendenziale crescita del peso percentuale di individui anziani…

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2 Introduzione In questo elaborato si è tentato di descrive i cambiamenti, dal punto di vista demografico, che hanno subito le popolazioni attuali. Quest’ ultime possono essere distinte in due grandi gruppi: le popolazioni a sviluppo avanzato (PSA) e le popolazioni in via di sviluppo (PVS). Le prime sono state caratterizzate: da un lato, dal progressivo calo della crescita della popolazione generato dalla decrescente natalità e dall’altro, da un invecchiamento continuo e persistente generato congiuntamente dall’aumento della speranza di vita e dal calo della natalità. Le popolazioni in via di sviluppo, invece, stanno attraversando e attraverseranno una crescita sempre più ampia, nonostante la natalità stia calando, e in tal modo contribuiscono in misura prevalente alla crescita della popolazione mondiale. Un'altra tematica presa in considerazione è la natalità dei paesi sviluppati principalmente dell’Italia, la quale ha attraversato, a partire dalla seconda metà degli anni ’70, un crollo continuo che ha portato il tasso di fecondità totale molto al di sotto della soglia di sostituzione. Oggi, il tasso di fecondità italiano, dopo aver raggiunto il minimo storico nel 1995, è in una fase di ripresa. Oltre al caso italiano sono state studiate altre due realtà, gli Stati Uniti e la Francia. Quest’ultime si distinguono dalle altre nazioni a sviluppo avanzato perché hanno un tasso di fecondità pressoché simile alla soglia di sostituzione. Tali performance però sono riconducibili a ragioni diverse.

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