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La realtà scolastica nella "carta della scuola" di Giuseppe Bottai

Con il presente lavoro ho inteso presentare, in maniera quanto più organica possibile, la riforma scolastica di uno personaggi più controversi del periodo fascista, sia dal punto di vista politico sia dal punto di vista umano.Ho voluto analizzare la situazione scolastica nel periodo in cui Bottai ricoprì il ministero dell’Educazione nazionale (1936-1943).
Giuseppe Bottai è il protagonista del fascismo che più di ogni altro ha attirato l’attenzione degli storici negli ultimi anni. Si tratta di un interesse in parte motivato dal ruolo centrale che ebbe nel ventennio, ma soprattutto dalla complessità politica e sociale interna alla sua persona. Solo recentemente, alla tradizionale concezione di Bottai come abile opportunista, si inizia a sostituire l’immagine di Bottai “mediatore”, di fascista “critico” che ha contribuito a costruire gran parte dell’apparato ideologico del Partito.. La personalità di Bottai appare divisa tra la fedeltà assoluta al regime e la volontà di tradurre nella pratica il suo ideale di fascismo, più “liberale” e aperto al confronto. È, in sostanza, il tentativo di modernizzare lo Stato, allontanarlo da posizioni estreme come le violenze dello squadrismo e creare una futura classe dirigente composta da giovani dediti al culto della gerarchia, ma aperta al contributo di tutti.
Gli sforzi di Bottai sono volti a trasformare un regime che sempre più si assestava su posizioni lontane da quelle auspicate. Da qui le sue critiche, indirizzate a uomini e istituzioni, ma mai al fascismo come teoria. Nel dopoguerra egli parla di “fallimento di persone, e non di sistema” . La sua devozione totale al regime lo rende insieme il critico e il “più fascista dei fascisti”.Bottai è anche il gerarca che procede all’attuatore delle leggi razziali nella scuola, con l’epurazione sistematica di alunni e insegnanti ebrei dalle scuole pubbliche.Su Bottai si è scritto che fu la “mente migliore”, l’“uomo migliore” del fascismo e che “il regime deformò la sua crescita politica e sminuì il valore dei suoi contributi più di quanto sarebbe accaduto in un regime più democratico” . La ricerca storica già da tempo sta rivalutando il ventennio in rapporto al periodo precedente e successivo, analizzando le sue realizzazioni e i suoi fallimenti in un’ottica più ampia di quella adottata fino ad ora.

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1 INTRODUZIONE Con il presente lavoro ho inteso presentare, in maniera quanto più organica possibile, la riforma scolastica di uno personaggi più controversi del periodo fascista, sia dal punto di vista politico sia dal punto di vista umano. Laureandomi in Civiltà letterarie, ho voluto approfondire la figura di questo gerarca atipico, definito da Mussolini “uomo intellettualissimo”, ed analizzare il “problema Bottai”, anche per andare oltre gli stereotipi proposti da gran parte della storiografia, che lo descrivono come un abile opportunista, pedina delle volontà del Duce. Solo in tempi recenti questa figura è stata rivalutata, con la definizione di “fascista critico”, tendente a “liberalizzare il regime” (ma certo non a crearne uno liberale), sempre riconoscendogli l’assoluta fedeltà al fascismo: questa è la principale connotazione umana e politica di Bottai, con la sua visione del potere ispirata a criteri di merito e di competenza. Ho voluto quindi analizzare la situazione scolastica nel periodo in cui Bottai ricoprì il ministero dell’Educazione nazionale (1936-1943).

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