Il gioiello dall'idea all'oggetto: lo stile Bulgari nei disegni degli anni Ottanta. La creatività come base del suo successo
Nei gioielli, si fondono, in un'unica armonica composizione, creatività e tecnica che li rendono vera e propria espressione d’arte.
Nel contesto dei miei studi universitari mi sono rivolta più volte la domanda del perché io abbia avuto occasione di imbattermi spesso in disegni di argenterie nelle loro forme più svariate e realizzate nei periodi più diversi ma, al contrario, non abbia trovato studi né ricerche specifiche concernenti disegni di gioielli.
Di conseguenza proprio per questo ho deciso di inoltrarmi nello studio del disegno dei gioielli, disegno che non ha nulla da invidiare a quello di altri settori considerati accademicamente artistici.
Avendo quindi deciso di studiare il disegno orafo, forma d’arte per me nuova, ho avuto la possibilità di prendere visione di numerosi disegni conservati nell’Archivio Storico BVLGARI.
Di tali disegni ho preso in particolare considerazione quelli realizzati da cinque artisti che hanno lavorato contemporaneamente presso la Ditta fino agli anni Novanta.
I designer Giovanni Valli, Roberto Ricci, Massimo Zucchi, Omar Torres e Giampiero Bodino sono tra i maggiori creatori di quello stile che è divenuto caratteristica BVLGARI, riconosciutagli in tutto il mondo.
In un processo di rinnovamento, soprattutto nel campo creativo, la Ditta aveva intuito l’opportunità di inserire tra l’équipe dei suoi disegnatori anche progettisti di altra formazione tecnica, quali gli architetti Ricci e Zucchi, per dare nuova linfa sia nel settore estetico sia in quello creativo.
Considerando che il gioiello per sua natura deve provocare ammirazione e meraviglia, e per il valore intrinseco e per originalità, il relativo disegno non solo deve essere creativo, ma deve anche rispondere a precise esigenze tecniche che consentano all’orefice la sua precisa realizzazione.
Comunque l’elemento di raccordo tra le varie tipologie di disegno rimane la tecnica che è identica a quella di altre rappresentazioni grafiche.
Nei tanti disegni, infatti, che ho sottoposto ad esame, ho riscontrato che vengono usati gli stessi strumenti di lavoro (matite, pennarelli, penne, acquerelli e tempere, carta bianca e cartoncini di vario colore). Nel contempo sono pervenuta alla conclusione che i gioielli, così presenti nella vita dell’uomo, non sono stati valutati, come forma d’arte alla stregua di altre produzioni artistiche come la scultura, pittura ed altre arti applicate. Si studia cioè, il gioiello finito, ricercando il periodo e lo stile, ma non si risale mai alla parte primordiale di esso, cioè al relativo disegno.
La produzione delle arti applicate è stata considerata prevalentemente artigianale e probabilmente finalizzata solo all’utilità.
Se la gioielleria è considera opera meritevole di analisi critica e di studio, non vi è ragione di non considerare con altrettanta attenzione il suo disegno di progetto, in accordo a quanto affermava già nel 1550 lo stesso Giorgio Vasari: il disegno è “Padre di tutte le Arti” e quindi il disegno stesso non può essere considerato che Arte.
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Informazioni tesi
Autore: | Camilla Bernardini |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2001-02 |
Università: | Università degli Studi della Tuscia |
Facoltà: | Beni culturali |
Corso: | Storia e Conservazione dei Beni Culturali |
Relatore: | Simonetta Prosperi Valenti Rodinò |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 98 |
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