La prima Intifada nella visione politica del Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina - FDLP
La scorsa estate mi sono trovato a parlare con Ali Rashid, segretario dell'ambasciata palestinese in Italia. Alla domanda: “La seconda Intifada è realmente terminata?”, ha dato una risposta non scrupolosa: “Sta terminando”. Ecco, credo che la risposta di Rashid sia significativa per indicare quanto sia difficile stabilire delle date precise riguardo a rivolte di vasta portata, e dalle caratteristiche ardue da definire, come sono state le due ribellioni palestinesi.
Nemmeno l'inizio della prima Intifada si può ricondurre ad una data esatta. Lo stesso vale per la fine della rivolta. Seguendo la cronaca dei mesi e degli anni successivi la stretta di mano alla Casa Bianca, ci si rende immediatamente conto che scontri e violenze non sono terminati dopo quella data. Gli attentati terroristici dei movimenti palestinesi – islamici e non – e le seguenti ritorsioni israeliane, sono continuati fino allo scoppiare della seconda Intifada.
Ma, fin dall'inizio del lavoro, sono stato intenzionato a voler proporre, con maggior precisione possibile, una cornice di peculiarità entro le quali ricondurre i termini della rivolta. Tra le più significative possiamo senz'altro indicare la SPONTANEITA' dell'insurrezione. Caratteristica che nessun testo o pubblicazione ha cercato di smentire e che troviamo confermata anche nelle dichiarazioni di chi vi ha preso parte. L'Intifada non è infatti nata da una decisione presa dall'alto, dall'OLP, da un partito politico o movimento religioso, bensì da un traboccare del senso di frustrazione ed esasperazione del popolo palestinese. L'unico dubbio può venire dalle parole di Tayseer Khaled quando, alla domanda – lo ammetto – piuttosto maliziosa: “Esiste un controllo governativo sui media palestinesi?” risponde che: sì “l'informazione pubblica palestinese […] è sotto il controllo dell'Autorità Nazionale ed è quindi di parte. L'Autorità controlla un buon numero di giornali”. Ma poi continua affermando che: ”In quasi tutte le città ci sono tv locali e radio locali dove trovano spazio anche le forze di opposizione”. Dimostrando quindi che non esiste un controllo assoluto nemmeno sui mezzi di informazione, nonostante una guida politica vi sia. Bisogna ricordare inoltre che questa affermazione si riferisce alla situazione odierna e non a quella del 1987, quando l'Autorità Palestinese di cui Khaled ci parla, non esisteva ancora e quando canali satellitari erano tutt'altro che diffusi. Va fatto anche notare che, nelle trasmissioni radio-televisive di quelle prime settimane di rivolta, non si incoraggiava particolarmente alla lotta, non più di quanto si facesse solitamente. Inoltre si è visto come il termine stesso “Intifada” sia stato utilizzato solo più tardi, a rivolta avviata. Anche questo lascia supporre che non ci fosse una regia precisa dietro alla ribellione. Si può concludere quindi tranquillamente che nessuna delle fonti reperite ha messo in discussione la spontaneità dell'Intifada, almeno ai suoi inizi.
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Informazioni tesi
Autore: | Andrea Podavini |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2005-06 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Marcella Emiliani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 275 |
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