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Profili dell'adozione internazionale

Non è semplice accogliere con sé un bambino che non si conosce e, anche più, un figlio che viene da “lontano”, che non sa la nostra lingua e non conosce il nostro stile di vita.
Affrontare l’adozione non significa pensare di poter dare finalmente una risposta alla voglia profonda di divenire madri o padri, altrimenti tutto rimane impossibile da ottenere. Allo stesso tempo non deve neanche essere vista come il desiderio di compiere un atto di solidarietà verso qualcuno. Decidere di avere un figlio straniero è qualcosa di più profondo: è aprire la propria vita all’accoglienza di un minore generato da altri, con una storia, che ha bisogno di continuare con i suoi nuovi genitori. Attraverso questo particolare percorso di accoglienza si può realizzare in pieno l’adozione.
Il mio lavoro è partito con la storia e la normativa dell’adozione nazionale per arrivare, poi, ad approfondire i profili dell’adozione internazionale, ripercorrendo le tappe che hanno portato all’attuale istituto. Affrontando anche alcuni casi di giurisprudenza, mi sono accorta che molto spesso non basta applicare la legge così com’è, ma essa deve essere calata e plasmata sulla realtà concreta, sulle persone, nel periodo storico e nel contesto sociale in cui il giudice si trova ad operare. Il lungo percorso adottivo è caratterizzato da documenti, colloqui, viaggi e incomprensioni che a volte mettono in crisi gli entusiasmi delle coppie: con un pizzico di incoscienza e con una forte speranza però, alla fine, esse potranno raggiungere il loro obiettivo, adottare un figlio al quale dare tutto l’amore di cui ha bisogno.
La tesi affronta anche l’adozione da parte dei single, un tema che rappresenta, dalla ratifica in Italia della Convenzione de l’Aja del 29 maggio 1993, un’importante possibilità per coloro che non si sono sposati o che sono rimasti soli, di donare affetto e accoglienza a coloro che sono abbandonati e che cercano qualcuno su cui contare. A volte è semplice, altre volte rimane impossibile, perché la nostra legislazione ha previsto dei casi specifici per procedere ad “un’adozione in casi particolari”, infatti, ho analizzato alcuni casi riguardanti l’adozione da parte di persone sole desiderose di adottare minori stranieri.
Un altro argomento su cui ricade l’attenzione di tutti riguarda il segreto sulle origini dell’adottato, una materia largamente affrontata dalla dottrina e dalla giurisprudenza, le quali sono concordi sul fatto di far conoscere al minore la sua condizione di figlio adottato e la sua storia familiare, mentre per quanto riguarda l’identità dei genitori biologici sorgono ostacoli e perplessità.
Il punto fondamentale, sul quale deve incentrarsi tutto l’iter dell’adozione internazionale, è la tutela dell’interesse del minore, principio importante e fondamentale. Ogni bambino deve avere il diritto di essere amato e di crescere nella propria famiglia e nell’ambiente territoriale dove è nato; quando ciò risulta impossibile, perché nessuno è disposto ad adottare, allora si dovrà procedere ad un’adozione internazionale, andando alla ricerca di quella famiglia disposta ad accogliere con sé un figlio non suo e diverso per cultura, etnia, tradizioni e lingua.
A tutti i bambini soli che hanno bisogno di affetto e di una famiglia che li sappia amare, regalando loro una seconda possibilità di vita.

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Ho deciso di affrontare l’argomento dell’adozione internazionale, spinta da un forte interesse verso tale materia, la quale ora sta espandendosi e che a volte è travisata dagli aspiranti genitori adottivi. Quest’ultimi, infatti, la ritengono un surrogato della genitorialità biologica. Mi hanno principalmente incuriosito i racconti di una coppia, che conosco, la quale l’anno scorso è riuscita ad adottare due fratellini di origine brasiliana. Il percorso è stato lungo ed a volte anche faticoso, caratterizzato da sentimenti contrastanti intervallati da momenti di gioia: comunque il risultato ottenuto ha cancellato ogni difficoltà. La perseveranza, la costanza, l’equilibrio e la serenità con cui gli aspiranti genitori hanno affrontato l’intero percorso, mi ha sorpreso, a tal punto da far nascere in me l’intenzione di approfondire l’argomento. Non è semplice accogliere con sé un bambino che non si conosce e, anche più, un figlio che viene da “lontano”, che non sa la nostra lingua e non conosce il nostro stile di vita. Affrontare l’adozione non significa pensare di poter dare finalmente una risposta alla voglia profonda di divenire madri o padri, altrimenti tutto rimane impossibile da ottenere. Allo stesso tempo non deve neanche essere vista come il desiderio di compiere un atto di solidarietà verso qualcuno. Decidere di avere un figlio straniero è qualcosa di più profondo: è aprire la propria vita all’accoglienza di un minore generato da altri, con una storia, che ha bisogno di continuare con i suoi nuovi genitori. Attraverso questo particolare percorso di accoglienza si può realizzare in pieno l’adozione. Il mio lavoro è partito con la storia e la normativa dell’adozione nazionale per arrivare, poi, ad approfondire i profili dell’adozione internazionale, ripercorrendo le tappe che hanno portato all’attuale istituto. Affrontando anche alcuni casi di giurisprudenza, mi sono accorta che molto spesso non basta applicare la legge così com’è, ma essa deve essere calata e plasmata sulla realtà concreta, sulle persone, nel periodo storico e nel contesto sociale in cui il giudice si trova ad operare. Il lungo percorso adottivo è caratterizzato da documenti, colloqui, viaggi e incomprensioni che a volte mettono in crisi gli entusiasmi delle coppie: con un pizzico di incoscienza e con IV

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Informazioni tesi

  Autore: Tiziana Speziali
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Perugia
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Andrea Sassi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 126

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