Dall'onnipotenza alla disillusione: l'importanza delle cure materne nello sviluppo primario dell'infante
Le basi dello sviluppo risiedono nel complesso rapporto madre-neonato, che si instaura a partire dalla nascita del bambino. E’ la prima e anche la più importante relazione che l’uomo vive e che influenzerà tutta la sua esistenza. Non si può mai parlare in termini deterministici e prevedere in modo certo come procederà la crescita, ma sicuramente è possibile affermare che lo sviluppo di molte facoltà affonda le sue radici in un buona relazione tra la madre e il suo bambino. Inizialmente essi non sono due entità separate, due monadi, bensì costituiscono un tutt’uno. In realtà l’identificazione con l’infante, su cui si fonda la simbiosi di cui stiamo parlando, inizia quando questi si trova ancora nel ventre materno. Durante la gravidanza si avvia ciò che Winnicott definisce «preoccupazione materna primaria», uno stato simile alla malattia, durante il quale la donna si ritira da tutto ciò che non concerne il proprio bambino. Tutte le sue energie sono canalizzate nel rapporto con la creatura che porta in grembo. Tale condizione dura fino a qualche settimana dopo il parto. La relazione madre-infante nelle prime settimane di vita è molto complessa, poiché il bambino naturalmente non può soddisfare alcun suo bisogno da solo, per cui ha la necessità di essere accudito in modo totale. Ciò che rende ancor più complesso tale rapporto è l’incapacità del neonato di comunicare le sue urgenze. Non solo la madre dovrà rispondere in modo tempestivo alle necessità dell’infante, che non è in grado di tollerare alcuna frustrazione, ma dovrà anche essere capace di intuire tali bisogni. L’unico strumento che ella possiede è quello dell’identificazione, su cui si basa la preoccupazione materna primaria e attraverso cui riesce a percepire e ad adattarsi ai bisogni del figlio. E’ fondamentale che la madre sappia cosa il bambino sente, per potergli offrire ciò di cui ha bisogno nel momento stesso in cui ne ha bisogno.
Nei primi due capitoli di questo lavoro viene evidenziato come per un sano sviluppo sia necessario che le cure materne si adattino in modo graduale alla crescita dell’infante. Il bambino ha bisogno che siano soddisfatti tempestivamente tutti i suoi bisogni, ma ha anche la necessità di vivere graduali frustrazioni, parallelamente allo sviluppo della capacità di tollerarle. La madre deve abbandonare la propria identificazione con il bambino non appena questi ha bisogno di distaccarsi da lei e deve procedere dunque ad un graduale deadattamento. E’ sicuramente difficile abbandonare la simbiosi con il proprio figlio, ma l’infante ha bisogno di vivere sia l’illusione che la disillusione, esperienze fondamentali per il suo sviluppo. Il tema illusione-disillusione si collega a ciò che Freud descrive come passaggio dal principio di piacere al principio di realtà. Alla nascita il neonato vive in un stato che potremmo definire «autistico», in quanto non ha alcuna consapevolezza di tutto quanto lo circonda e il suo apparato psichico è dominato dal principio di piacere. Ciò significa che quando insorgerà il bisogno il bambino cercherà la strada più breve verso il piacere e tale percorso è quello dell’allucinazione. L’appagamento è così raggiunto in modo magico, l’oggetto assente è percepito come presente. Tutto ciò contribuisce ad alimentare l’onnipotenza che il bambino vive in questa fase definita da Freud «narcisismo primario». Questo fittizio stato di soddisfacimento non può però durare a lungo. Superato un certo limite, se non arriva l’oggetto reale ad appagare il bisogno del neonato, ha luogo la disillusione e inizia ad instaurarsi il principio di realtà. I passaggi principio di piacere-principio di realtà, illusione-disillusione, onnipotenza-frustrazione costituiscono la base per l’accesso alla realtà e per lo sviluppo di molteplici funzioni. Le cure materne sono molto importanti affinché tali passaggi possano attuarsi. Esse devono seguire la crescita e saper rispondere in modo adeguato alle esigenze, che nel corso del tempo subiscono importanti variazioni.
Il terzo capitolo di questo lavoro è dedicato ad un altro importante autore che ha approfondito il rapporto madre-infante. Si tratta di Wilfred Bion. Partendo dalla teoria kleiniana, Bion mostra come tale relazione sia fondamentale per lo sviluppo del pensiero. Nella relazione tra la madre-contenitore e il neonato-contenuto, ciò che acquisisce particolare rilievo è la capacità materna di recepire le angosce, di trasformarle, e di restituirle al bambino in una forma per lui comprensibile e gestibile. L’infante, nel corso delle interazioni con la madre, interiorizza la capacità di svolgere tale compito.
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Informazioni tesi
Autore: | Maria Damiano |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze psicologiche |
Relatore: | Barbara De Rosa |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 44 |
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