Hans e Lev: lo sviluppo infantile in Freud e Piaget
La tesi ha trattato il pensiero di due grandi psicologi: Freud e Piaget. I loro pensieri si sono fatti strada nell’ideale psicologico riguardante l’infanzia, ed hanno contribuito in maniera preponderante ad inquadrare gli studi psicologici su questa importante fase della vita.
Grazie a Freud si è arrivati a raggiungere la consapevolezza dell’enorme bagaglio intellettuale presente nell’infanzia e dell’importanza di dover sviluppare al meglio il potenziale presente nel bambino. Lo psicoanalista ha fatto leva sulle fasi della vita infantile ed ha individuato le caratteristiche peculiari di ognuna di esse, che fanno sì che ogni tappa dell’infanzia sia degna di significato e di grande importanza, nonché di attenzioni.
Con Piaget si è arrivati a capire, inoltre, l’enorme importanza che risiede nell’osservazione dei bambini, dei loro comportamenti e dei loro atteggiamenti che, seppur a primo impatto possono apparire insignificanti, in realtà nascondono un enorme bagaglio comunicativo che necessita di ricevere tutte le attenzioni necessarie. Egli ha soffermato la sua attenzione sulla nascita dell’intelligenza e la sua evoluzione. Anche Piaget ha suddiviso l’infanzia in varie fasi, ognuna caratterizzata da un particolare sviluppo intellettivo, indispensabile per gli stadi evolutivi successivi.
Con l’esempio di Hans, riportato nel terzo capitolo, si ha avuto la conferma delle teorie del dottor Freud, soprattutto del Complesso di Edipo, una delle scoperte più importanti fatte dallo psicanalista. Egli seguendo, seppur indirettamente, il piccolo Hans, un bambino in preda a stati di ansia e ad una forte fobia per i cavalli, è riuscito ad individuare la causa del malessere nella cattiva conclusione del complesso edipico. Rimettendo insieme i tasselli e direzionando i genitori del piccolo per la strada giusta da seguire lo psicologo è riuscito a dare un lieto fine al complesso edipico del piccolo Hans, che riprese a vivere una normale vita di un bambino, senza più ansie né fobie.
Il caso di Lev e Pie, invece, sono esemplari per individuare il metodo rivoluzionario di Piaget, consistente nella costante osservazione dei bambini. Lo psicologo, infatti, osservando quotidianamente i comportamenti sociali dei due piccoli, in un contesto in cui potevano esprimere al massimo i propri pensieri, è pervenuto all’elaborazione di teorie sul linguaggio infantile, in particolare, individuando che esso sia, per la maggior parte dell’infanzia, un linguaggio egocentrico, ovvero in cui il bambino non si pone dal punto di vista dell’interlocutore. Inoltre, ha osservato che i piccoli si servono del linguaggio per accompagnare le proprie azioni, sentendosi più sicuri se immaginano che qualcuno li stia ascoltando.
Tutto questo ha condotto ad una nuova visione del bambino, da parte dell’adulto, e grazie a queste importanti scoperte l’infante ha rivestito un ruolo sempre più importante sia nella famiglia che nella società.
Si deve molto, perciò, a questi grandi psicologi che rappresentano l’emblema di questa rivoluzione infantile, ovvero la visione dell’infanzia da un nuovo punto di vista, che le conferisce importanza e centralità nelle attenzioni quotidiane.
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Informazioni tesi
Autore: | Laura Centola |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Foggia |
Facoltà: | Facoltà di Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze dell'educazione e della formazione |
Relatore: | Maria Sinatra |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 83 |
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