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Riequilibrio precoce delle catene cinetiche muscolari nel trattamento riabilitativo del paziente con lesioni ortopediche

Nel corso dei miei studi universitari sono rimasto sempre colpito come nel corpo umano tutto fosse collegato e come tutto interferisse con distretti anche lontani.
Il sistema muscolo-scheletrico rientra in questa concezione olistica e probabilmente ne è una delle migliori rappresentazioni; proprio questo ambito della riabilitazione è stato quello che fin dai primi giorni di tirocinio, mi ha appassionato e ha catturato la mia mente, creando un interesse particolare: riequilibrare ciò che non lo è.
La metodica Mèziéres rientra in questa filosofia di intervento riabilitativo, individuando gli squilibri e cercando di armonizzare il sistema, con interventi globali e cercando di correggere alterazioni muscolari e posturali.
Questo approccio è entrato a far parte del mio modus operandi, intervenendo con i pazienti che ho avuto la possibilità di seguire, in una maniera differente da quella accademica.
Probabilmente questo mio pensiero mi porterà a voler intervenire anche in quelle situazioni dove l'intervento riabilitativo potrebbe esser giudicato come “inutile”, ma ciò che mi spinge a provare e riprovare ancora è che il corpo umano non è un elemento statico della natura, ma un cambiamento continuo, nelle sue parti più piccole come in quelle più grandi, e anche il minimo intervento può determinare un miglioramento più o meno generale .
Nel periodo in cui ho seguito i pazienti per la tesi, ho potuto sperimentare questi concetti di globalità, e come attraverso un controllo adeguato nell'esecuzione degli esercizi, associata a una collaborazione da parte del paziente, possano determinare risultati straordinari, a volte anche insperati.
Ho voluto inoltre capire, attraverso delle scale internazionali, il grado di soddisfazione da parte dei pazienti dopo esser stati sottoposti a questo tipo di trattamento “non convenzionale”: questi indici mi hanno mostrato la validità di questo approccio terapeutico in qualsiasi tipologia di lesione ortopedica, facendo notare un alto grado di recupero funzionale a fine trattamento.

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GINOCCHIO PRESENTAZIONE ANTROPOLOGICA L'articolazione del ginocchio è un ginglimo angolare complesso del tipo trocleare, costituito dai condili femorali e tibiali e dalla rotula che si articola con la parte anteriore dei condili femorali. E' l'articolazione intermedia dell'arto inferiore e possiede principalmente un solo grado di libertà – la flesso-estensione – che gli permette di avvicinare o di allontanare l'estremità della sua radice. Il ginocchio lavora principalmente in compressione, sotto l'azione della gravità. Tuttavia è presente un secondo grado di libertà accessorio cioè la rotazione sull'asse longitudinale. Meccanicamente l'articolazione del ginocchio è sorprendente in quando deve conciliare due condizioni tra loro contraddittorie: • possedere una grande stabilità in estensione in quanto su di esso agiscono notevoli forze provenienti dal peso del corpo ed alla lunghezza dei bracci di leva • possedere una buona mobilità nei vari angoli di flessione, condizione necessaria per la corsa e per un appoggio del piede rispetto alle irregolarità del terreno. EMBRIOLOGIA Il ginocchio umano inizia il suo sviluppo nel corso della quarta settimana di vita embriologica, quando compare l'abbozzo embrionale degli arti inferiori lateralmente ai segmenti vertebrali da L1 a S2. L'abbozzo embrionale dell'arto è costituito da un ammasso di cellule mesenchimali e ricoperte da uno strato di ectoderma; le cellule mesenchimali sono pluripotenziali e si differenziano in seguito, con il procedere dello sviluppo fetale, in osteoblasti, fibroblasti, mioblasti e condroblasti. In origine l'orientamento dell'abbozzo embrionale dell'arto inferiore è tale che le anche sono extraruotate, le rotule guardano all'indietro mentre le piante dei piedi sono orientate anteriormente; il movimento rotatorio dell'abbozzo embrionale dell'arto verso la posizione anatomica spiega le distribuzioni a 5

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