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Integrazione del monitoraggio emocoagulativo nelle attività di un centro trasfusionale e valutazione della resa qualitativa di fattore VIII sul plasma fresco congelato

Il sistema emostatico-emocoagulativo, che svolge un ruolo importantissimo nel sistema fisiologico della circolazione sanguigna, è il risultato dell'interazione tra quatto importanti meccanismi biologici: la parete dei vasi sanguigni, il sistema piastrinico, i fattori procoagulanti ed il sistema di fibrinolisi.
E' ormai consolidata l'associazione tra fattori genetici e le malattie emorragiche o trombotiche. Qualunque difetto genetico dei fattori della coagulazione, ereditario o acquisito, reca delle conseguenze anche gravi sulla normale fisiologia del sangue e l'insorgenza delle malattie della coagulazione possono portare il soggetto anche al decesso.
Nella pratica clinica l'insorgenza ed il trattamento dei difetti congeniti è abbastanza frequente. Tra le malattie più studiare troviamo l'emofilia A e B o la malattia di Von Willebrand, la terza in particolare è nota per la sua gravità ma è classificata tra le malattie rare.
L'alterazione della coagulazione è dovuta all'assenza o alla diminuzione quantitativa di uno dei fattori della coagulazione con la grande conseguenza che il processo coagulativo è limitato e non riesce ad impedire la perdita emorragica anche in seguito ad una microlesione nei casi più gravi.
La terapia sostitutiva per la carenza dei fattori della coagulazione richiede l'impiego di emoderivati che vengono trasfusi nel paziente soltanto dopo averne confermato l'entità dell'alterazione con i rispettivi ed opportuni test coagulativi.
Esistono infatti dei valori soglia per la trasfusione che devono essere rispettati (per es. PTT > 1,5). Gli emoderivati utili per una terapia sostitutiva si trovano nel plasma fresco congelato la cui lavorazione permette di ricavarne i concentrati di fattori (virus-inattivati) o dal crioprecipitato. La dose dipende sempre dalla gravità della malattia e dalle specifiche circostanze cliniche. Spesso si ricorre alla trasfusione di piastrine e plasma in presenza di emorragia massiva (cioè quando il volume di sangue perso in circa tre ore è maggiore al 30%). In questo caso è necessario fare una valutazione del conteggio piastrinico e dei parametri della coagulazione prima di ricorrere alla trasfusione.
La maggior parte delle proteine procoagulanti mostrano un livello di labilità estremamente alta ed è facile che la loro funzione venga alterata rendendo il plasma povero di fattori. Ciò può essere un problema per la lavorazione del plasma che ha come scopo proprio quello di estrarre e produrre dei concentrati.
Fortunatamente la produzione di concentrati è resa più sicura grazie ai test ed al continuo monitoraggio del plasma fresco congelato che viene trattato e conservato secondo opportune modalità che permettono di mantenere integri i fattori della coagulazione.
E' importante che un centro trasfusionale riesca a dimostrare, attraverso l'elaborazione di dati, l'efficacia delle proprie procedure e dei trattamenti promossi nei rispettivi laboratori dal momento che la maggior parte del plasma prodotto in un centro deve essere inviato alle industrie che lo utilizzerà per la lavorazione e produzione dei farmaci plasmaderivati.
Il controllo della qualità sul plasma fresco congelato è effettuato usando come sistema di misura la concentrazione e l'attività dei fattori della coagulazione.
E' stata accettata quindi la stima dei parametri dei fattori labili come controllo della qualità.
Il requisito di qualità ricercato ed accettato a livello universale è riconducibile al valore della resa del fattore VIII che per essere adeguato deve essere del 70% rispetto al contenuto originale .
Partendo da tale ragionamento è stato prefissato l'obiettivo di valutare, attraverso l'esecuzione dei test coagulativi, la qualità del plasma fresco congelato ottenuto dal frazionamento e da plasmaferesi. Dalla ricerca del fattore VIII, presumendo che le modalità del trattamento e conservazione del plasma nel SIMT siano efficaci e qualificate, i valori previsti dovevano essere superiori al 70%.
Il controllo di qualità non solo può essere utile a dimostrare che il plasma fornito dal centro contiene i requisiti richiesti, ma la concordanza dei risultati previsti con quelli ottenuti da questa esperienza può essere una prova sufficiente che le modalità praticate circa il trattamento e la conservazione del plasma attualmente conosciute non richiedono correzioni.
I dati elaborati e riportati nell'ultimo capitolo di questa tesi permettono di estrarne delle conclusioni importanti, atte a garantire l'efficacia delle procedure ed il continuo miglioramento della qualità degli emocomponenti. Il plasma derivato da plasmaferesi non dimostra differenze significative rispetto al plasma derivato per frazionamento pertanto lo studio è stato condotto sul plasma senza la necessità di specificarne la modalità della produzione.

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Introduzione L'uomo ha sempre mostrato un distinto interesse per l'argomento “sangue”. Pensiamo agli antichi greci, secondo i quali il sangue rappresentava il fluido vitale e l'essenza della vita e del benessere. Tutto ciò che riguarda il sangue ha sempre suscitato un certo fascino nell'uo - mo, tanto che nel tempo l'idea che il sangue sia così importante per la vita e quindi usato come fonte di salvezza determina la necessità del primo concetto di “trasfusione” che, purtroppo, risultò fallimentare il più delle volte a causa della mancanza di nozioni di base che oggi diamo per scontate. Il XX secolo appare come il periodo della svolta nell'ambito della trasfusione. La curiosità scientifica assieme al progresso biotecnologico ha portato a no - tevoli miglioramenti nella pratica della trasfusione, considerata oggi come una vera e propria terapia. Un passo importante sono stati gli studi di fisiopatologia dell'emostasi. Nei primi anni del '900 era già noto che il sangue tendesse a coagulare rendendolo non più disponibile in maniera irreversibile. Il problema venne temporaneamen - te raggirato attraverso l'uso di bacchette metalliche che, come uno “sbattitore” per uova, tenevano in movimento il sangue ma durante il secondo decennio si scoprì che alcune soluzioni chimiche, come il citrato di sodio, agivano da anti - coagulante ritardando il processo di coagulazione. Le nuove conoscenze inoltre permisero di risolvere il problema del contagio di virus che poteva essere evitato già partire dagli anni '50 grazie al fraziona - mento attraverso cui fu possibile separare il sangue dei donatori in emocompo - nenti ed utilizzare il plasma per la produzione di emoderivati. Oggi, quando si parla di “trasfusione” si pensa immediatamente al sangue usato come “farmaco” di salvezza nei casi più critici ed urgenti o come soluzioni terapeutiche per patologie diffuse come le anemie. Gli ultimi anni sono stati significativi nell'ambito delle terapie trasfusionali e le continue innovazioni per quanto riguarda le tecniche hanno permesso profondi ma significativi cambiamenti. Oggi il sangue può essere separato in emocompo - nenti che possono essere trattati secondo le proprie caratteristiche ed i propri 1

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