La Donna Manager nelle organizzazioni sportive italiane: tra soffitti di cristallo e azioni positive
L’obiettivo di questa ricerca era di indagare, captare le difficoltà le donne in carriera, oggi giorno, si ritrovano ad affrontare per eccellere in un ambito, come quello sportivo che è stato socialmente definito “territorio maschile”, ed inoltre attraverso la testimonianza diretta delle sette manager si voleva dimostrare che, nonostante certi stereotipi culturali e sociali, le donne nel 2011 possono ormai ambire ai più alti livelli lavorativi anche nel mondo dello sport. Da questa ricerca dunque è emerso che, nonostante l’evoluzione sociale, molte volte gli stereotipi sulle donne continuano a permanere; tanto che gli uomini manager considerano le proprie colleghe donne inadatte a ricoprire ruoli di potere all’interno delle organizzazioni sportive, e non solo, le considerano troppo rigide, inaffidabili e sensibili. Sembra quindi che se fosse per i colleghi uomini nessun posto di “comando” dovrebbe essere affidato alle colleghe donne. Fortunatamente l’Unione Europea la pensa in modo differente, come abbiamo analizzato, si sono create diverse iniziative per incentivare la leadership femminile sin dal 1976. Nonostante però la fiducia nel lavoro femminile presentata dalla comunità europea, l’Italia non modifica una legge approvata nel lontano 1981 una legge incredibilmente incostituzionale che impedisce alle donne di accedere ed eccellere nella leadership del mondo sportivo. Così non solo constatiamo il fatto che è stata emanata una legge non concorde con la nostra Costituzione, ma dobbiamo sottolineare che in 30 anni tale legge ha ricevuto come risposta un grande dissenso e proteste di molte donne del mondo dello sport. L’arretratezza culturale dell’ambiente istituzionale italiano e la forte impronta maschilista che ancora permane nel paese ci porta ad essere il fanalino di coda dell’ Unione Europea per quanto riguarda la presenza di donne manager ai vertici societari. Alcuni ambienti politici hanno reagito a questa arretratezza e sono riusciti a far approvare la legge n.120 del 2011 sulle quote rosa per poter permettere, alle donne di accedere a posti di lavoro dirigenziali rompendo, seppur grazie alla tutela della legge, quel soffitto di cristallo che negli anni la società ha costruito.A tal riguardo diverse sono le reazioni delle manager intervistate. Constatiamo che in Italia la figura della donna manager nelle organizzazioni sportive è molto recente, lo sport è stato considerato attività economica solo nel 1957. Un business, quello dello sport, che crea affari per 407 miliardi di euro ossia il 3,7% del PIL Europeo creando così innumerevoli posti di lavoro e di conseguenza differenti figure lavorative tra le quali quella del manager sportivo che ha ammaliato anche le donne le quali nel nostro territorio stanno sempre di più accrescendo non solo all’interno di organizzazioni sportive, ma anche come singole imprenditrici: difatti nel 2011 le attività sportive gestite da donne sono pari al 16,757% del totale delle attività. Così a conclusione di questo elaborato si appura, che nonostante le infinite difficoltà che abbiamo analizzato quali pregiudizi di genere, glass ceiling, glass cliff….., le donne del 2011 hanno acquisito una grande consapevolezza delle proprie doti e si dicono cariche e determinate per farsi accettare e per fare prevalere i propri diritti e soprattutto sono sicure che le cose cambieranno questo anche perché incentivate dalle numerose azioni positive che L’unione Europea sta muovendo a loro favore.
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Informazioni tesi
Autore: | Rosetta Cosentino |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Padova |
Facoltà: | Scienze Sociologiche |
Corso: | Scienze sociologiche |
Relatore: | Paola Cappellin |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 158 |
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