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Testimoniare per immagini

Il 26 ed il 27 Gennaio 2008, in occasione della Giornata della memoria, un noto programma televisivo ospitò Schlomo Venezia, ebreo italiano arrestato con la famiglia ad Atene verso la fine di Marzo del 1944 e deportato nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, dove venne assegnato all’unità detta Sonderkommando, il cui compito era quello di svolgere le operazioni di rimozione dei corpi dalle camere a gas e quelle successive di cremazione.
In quell’occasione Schlomo Venezia presentò al pubblico il suo libro testimonianza Sonderkommando Auschwitz, edito da Rizzoli nel 2007. L’autore – che per decenni preferì mantenere il silenzio – aveva cominciato a testimoniare nel 1992. I suoi lunghi racconti furono la base di una lunga intervista di Béatrice Prasquier, raccolta a Roma tra il 13 Aprile ed il 21 Maggio del 2006 e pubblicata per la prima volta in Francia nel Gennaio del 2007 dall’editore Albin Michel.
Nell’edizione italiana, tradotta da Maddalena Carli, la testimonianza ha assunto la forma di un discorso continuo. Entrambe le edizioni erano arricchite da alcune immagini per la pubblicazione delle quali veniva ringraziato « Alexander Olère, figlio di David Olère, per la collaborazione e l’autorizzazione alla riproduzione dei disegni di suo padre » . Nove in tutto , ad inchiostro nero su foglio bianco, di grande immediatezza e di forte impatto emotivo, i disegni rappresentavano, con pochi ma immediati tratti, alcune scene di vita all’interno di Auschwitz-Birkenau.
La mia ricerca è iniziata da questo testo. La Shoah e la letteratura impropriamente definita concentrazionaria mi hanno sempre interessata, ma non mi era mai capitato di confrontarmi con immagini così espressive e dirette della vita all’interno di un lager. Quel che emerge dalle raffigurazioni di David Olère è una concretezza che le rende diverse dalle numerose fotografie scattate dagli Americani e dai Russi al momento della liberazione. Queste fotografie – ben presenti nell’immaginario di noi tutti – hanno contribuito a far sì che l’Olocausto venisse associato a dei simboli (le camere a gas, gli alti camini dei crematori o il detenuto scheletrico al di là di un filo spinato) che sottolineano soprattutto la modernità con cui è stato attuato lo sterminio. È sicuramente questo aspetto che differenzia la Shoah da altri orrori dei secoli precedenti. Tuttavia, se questa simbologia ha consentito di comprendere l’originalità dell’evento storico dello sterminio, la concretezza che emerge dai disegni di David Olère consente di immedesimarsi nella sofferenza, intima e personale, delle vittime dei campi di concentramento.
Incuriosita da quei nove disegni visionati durante la lettura del libro di Schlomo Venezia ho voluto cercare maggiori informazioni sull’artista e sul suo operato. La ricerca è iniziata ricorrendo ad internet, cercando pubblicazioni, libri o materiale che facessero menzione di questo personaggio.
Tutte le ricerche, condotte visionando i cataloghi delle biblioteche europee, hanno condotto a due sole opere: David Olère. A painter in the sonderkommando at Auschwitz, The Beate Klarsfeld Foundation, 1989 e Witness. Images of Auschwitz, West Wind Press, 1998.
Analizzando e motivando gli errori e le imprecisioni di questi testi, ho potuto scrivere il primo catalogo in lingua italiana di un artista troppo spesso non ricordato.

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8 Presentazione Il 26 ed il 27 Gennaio 2008, in occasione della Giornata della memoria, un noto programma televisivo 1 ospitò Schlomo Venezia, ebreo italiano arrestato con la famiglia ad Atene verso la fine di Marzo del 1944 e deportato nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, dove venne assegnato all’unità detta Sonderkommando, il cui compito era quello di svolgere le operazioni di rimozione dei corpi dalle camere a gas e quelle successive di cremazione. In quell’occasione Schlomo Venezia presentò al pubblico il suo libro testimonianza Sonderkommando Auschwitz, edito da Rizzoli nel 2007. L’autore – che per decenni preferì mantenere il silenzio – aveva cominciato a testimoniare nel 1992. I suoi lunghi racconti furono la base di una lunga intervista di Béatrice Prasquier, raccolta a Roma tra il 13 Aprile ed il 21 Maggio del 2006 e pubblicata per la prima volta in Francia nel Gennaio del 2007 dall’editore Albin Michel. Nell’edizione italiana, tradotta da Maddalena Carli, la testimonianza ha assunto la forma di un discorso continuo. Entrambe le edizioni erano arricchite da alcune immagini per la pubblicazione delle quali veniva ringraziato « Alexander Olère, figlio di David Olère, per la collaborazione e l’autorizzazione alla riproduzione dei disegni di suo padre » 2 . Nove in tutto 3 , ad inchiostro nero su foglio bianco, di grande immediatezza e di forte impatto emotivo, i disegni rappresentavano, con pochi ma immediati tratti, alcune scene di vita all’interno di Auschwitz-Birkenau. La mia ricerca è iniziata da questo testo. La Shoah e la letteratura impropriamente definita concentrazionaria mi hanno sempre interessata, ma non mi era mai capitato di confrontarmi con immagini così espressive e dirette della vita all’interno di un lager. Quel che emerge dalle raffigurazioni di David Olère è una concretezza che le rende diverse dalle numerose fotografie scattate dagli Americani e dai Russi al momento della liberazione. Queste fotografie – ben presenti nell’immaginario di noi tutti – hanno contribuito a far sì che l’Olocausto venisse associato a dei simboli (le camere a gas, gli alti camini dei crematori o il detenuto scheletrico al di là di un filo spinato) che sottolineano soprattutto la modernità con cui è stato attuato lo sterminio. È sicuramente 1 “Che tempo che fa” in onda su RaiTre. La presentazione delle puntate del 26 e 27 Gennaio 2008 è disponibile al link http://www.chetempochefa2004-2009.rai.it/R2_popup_articolofoglia/0,7246,303^1076687,00.html 2 S. VENEZIA, Sonderkommando Auschwitz, cit., p.15. 3 Si tratta di: Birkenau. Bunker 2, “Dopo la gassazione”, Il crematorio III in attività, Sala-spogliatoio del Crematorio II, Camera a gas, Il taglio dei capelli e l’estrazione dei denti, Crematorio III, Donne selezionate nel campo, scaricate davanti al crematorio III, L’SS-Unterscharfurher Johann Gorges

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Informazioni tesi

  Autore: Irene Perino
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Metodologia e storia del museo, del restauro e delle tecniche artistiche
  Relatore: Valerio Terraroli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 328

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