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Esibizioni allo specchio: narcisismo e reality show

Questo lavoro nasce da una riflessione che prende corpo durante gli anni universitari appena trascorsi. Studiare, lavorare, uscire, guardare la Tv: gli studi sui media formano la personalità e si comincia a guardarsi intorno con occhio più critico e consapevole dei processi culturali che hanno portato la nostra società a trasformarsi in quella che è oggi. Ancora più limpidi appaiono i processi socio-psicologici che fanno della società mass-mediale odierna qualcosa di molto diverso rispetto a cinquant’anni fa: quando non c’era la connessione in tempo reale, quando le pubblicità non erano così martellanti, quando non era esploso il boom dei reality shows.
Si indaga sulle motivazioni psicologiche profonde che inducono alla partecipazione attiva (come aspiranti protagonisti) e “passiva” (come pubblico) ai reality shows, questa particolare forma di intrattenimento televisivo che si diffonde “a macchia d’olio” sugli schermi televisivi della società occidentale, andando a influenzare l’intero il modo di fare spettacolo.
Nel primo capitolo scopriremo che i “reality” si sono radicati perché hanno trovato terreno fertile negli individui che abitano la post-modernità, epoca in cui dilaga la personalità narcisistica. Vivendo immersi in una società mediatica e portando il peso di una solitudine interiore così voraginosa da sfociare in un estremo bisogno di prossimità e rassicurazione sulla certezza di esistere, questi possono sopravvivere psicologicamente solo specchiandosi gli uni negli occhi degli altri: spesso attraverso l’esibizionismo davanti alla telecamera, porta d’accesso per milioni di sguardi. Così lo specchio di Narciso rimette insieme i pezzi di un’individualità frantumata dalle incertezze della vita e l’uomo mostra al mondo la sua maschera sfavillante.
Nel secondo capitolo si indaga sulla dimensione nella quale è attualmente situato il rapporto collettivo con la Tv, ritrovando nelle teorie di Bion le categorie per l’analisi delle motivazioni profonde che, assieme alle ragioni di mercato, offrono un’altra spiegazione al perché i reality show sono riusciti ad imporsi fortemente nel nostro panorama televisivo, al punto da modificare gli stili di vita di milioni di persone, disposte a tutto per “spiare” ed “essere spiate”. Nel terzo capitolo si offre un’analisi del format Tv di Maria de Filippi, i cui programmi si presentano come la risposta concreta a quei bisogni psicologici emersi nell’individuo post-moderno. In particolare, il programma “Uomini e Donne” si presenta come l’esempio calzante di trasmissione nella quale si rispecchiano le teorie esposte in questo lavoro circa l’esibizionismo davanti alle telecamere, il narcisismo, le motivazioni profonde del coinvolgimento ai reality shows.
Concludiamo svelando il paradosso dei “reality”, non con l’intento di criticare questo genere televisivo, quanto di incoraggiare a parteciparvi consapevolmente, per guardare oltre lo specchio del famoso Narciso ed evitare di abbracciare maschere illusorie che si riflettono in acque…non proprio trasparenti.

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CAPITOLO PRIMO: PERSONALITA’ NARCISISTICA E REALITY SHOW. IL REALITY SHOW COME ESPERIMENTO DI LABORATORIO PSICOANALITICO: LA DISCUSSIONE PUBBLICA SULL’ANALISI COMPORTAMENTALE DEI PROTAGONISTI. Perchè questa “invasione” dei reality shows nel panorama televisivo? Quali sono le motivazioni profonde e specifiche che hanno indotto la società ad accogliere a braccia aperte questo format? Quali sono le dinamiche individuali e di gruppo nella partecipazione attiva (come concorrenti) e “passiva” (come pubblico) al genere “reality”? I reality shows , da quando sono approdati sui nostri palinsesti televisivi hanno prodotto una rivoluzione (forse permanente) nel modo di fare televisione. Ogni programma televisivo ha cominciato a introdurre nella sua struttura elementi di “reality”: telecamera puntata il più a lungo possibile sui protagonisti dei programmi anche al di fuori della messa in onda ufficiale (le strisce giornaliere che mostrano il backstage settimanale di programmi che vanno in onda in prima serata, come “Amici”, ne sono un classico esempio); ostentazione del senso della diretta 1 e dell’improvvisato; spirito di gioco e 1 L’enfasi sulla diretta è la metafora telematica della ricerca di prossimità tipica dell’uomo postmoderno. L’età globale postmoderna, dal punto di vista dei legami sociali, genera una ambivalenza nella gestione del rapporto dell’Io con l’altro. Se da un lato emerge un individualismo teso all’autoaffermazione illimitata, dall’altro lato l’illimitatezza di possibilità pone l’individuo di fronte alla vertigine dell’infinito, producendo una sorta di insicurezza e debolezza che fa nascere in lui un bisogno estremo di comunità e di vicinanza, un intimo desiderio di sprofondare nell’intimità dell’altro. È come se l’Io debole, avvertendo quel senso di vuoto che la libertà non è riuscita ad appagare, cercasse di riempirlo attraverso la con-divisione e la prossimità reale o virtuale. La mobilità e la perdita dei confini spazio temporali, possibile grazie ai “miracoli”della tecnologia e dell’informatica possono essere in grado di soddisfare questo bisogno estremo di vicinanza. Così la connessione in tempo reale dei mezzi di comunicazione (internet, Tv satellitare, radio-telefonia mobile) tenta di soddisfare questo estremo bisogno di vicinanza ( stay connected ). Osservando in diretta un evento il soggetto entra a far parte della comunità virtuale dei telespettatori e il rapporto psicologico profondo con la Tv diventa un rapporto relazionale (Caruso). 4

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