L’Alguer. Paìs Catàlà de Sardenya? Orgoglio \ Vergogna Linguistica del Catàlà de l’Alguer \ l’Algueres- Verso una prospettiva etnopragmatica -
Lo studio di due particolati eventi linguistici (Duranti, 2007) [...] vorrebbe essere una prima sintesi di un lavoro in fase preliminare, principalmente basato su dati raccolti nel corso di una ricerca varata nella primavera del 2010 condotta sul campo di Alghero, città situata a Nord Ovest della Sardegna, fra Luglio e Dicembre 2010.
Quando arrivai per la mia ricerca sul campo ad Alghero muovevo da differenti interessi teorici fondanti dell’antropologia linguistica, forse troppi da un lato – quello antropologico – e troppo pochi dall’altro, - quello linguistico – ma tutti ricondotti a un tema comune: le parole “fanno” le cose. Lo diceva il linguista Austin (1962), nel suo celebre saggio intitolato "Come fare cose con le parole". Le parole sono dotate di una forza che ne determina l’efficacia e che può produrre conseguenze. Una forza che, come sostengono molti autori, antropologi linguisti e studiosi della lingua, è sempre operante a diversi gradi di consapevolezza culturale e linguistica nella coscienza dei parlanti (Berruto 2005; Cardona 2009, 2006, 1990; Duranti 1992 – 2007; Matera 2008, 2005, 2002a). La città di Alghero oltre ad essere un’area "culturalmente mista" (Biscaldi 2004) per via degli innumerevoli influssi, incroci, ma anche soprusi, esodi e ripopolamenti a partire da quello che gli studiosi e storici "locali" definiscono il "periodo catalano", (Caria 1988; Copello 1984; Toda 1888) potrebbe essere intesa una comunità linguistica (Labov 1973a; Berruto 2007; Berruto 1974; Biscaldi 2004) formata da un gruppo di parlanti che condivide in parte nei confronti della lingua un insieme di atteggiamenti sociali (Labov 1973b) una percezione comune più che un’evidenza oggettiva di parlare la stessa lingua (Biscaldi 2004), nel caso specifico trattasi della lingua catalana? Parlare la stessa lingua sarebbe il riconoscimento di un modo comune di "usare" un linguaggio e di porsi nei confronti della lingua. Ma quale lingua? La questione non è facile da riassumere anche perché i dati a disposizione sono esigui e possono dirci molto poco sulla situazione sociolinguistica attuale ad Alghero. Dalle prime indagini preliminari posso provare a formulare la prima ipotesi: ad Alghero si parla italiano, una variante della lingua catalana denominata in ambito accademico e amministrativo "Català de l’Alguer" e l’Algueres percepito dai parlanti di Alghero e dalle stesse amministrazioni locali come un dialetto. E se la differenza fra lingua e dialetto è di carattere sociolinguistico, vale a dire sta nella coscienza dei parlanti e dal loro uso presso la comunità parlante (Berruto 2005), allora uno degli obiettivi che cercherò di proporre in questa ricerca sarà cercare di capire come funziona la comunicazione fra i parlanti di Alghero e cosa fanno. In altri termini, cosa provocano le parole?
In questa ricerca mi soffermo sui comportamenti comunicativi verbali e non verbali, tentando di mostrare e rivestire "l’oralità"nella sua forza molteplice adottando l’idea secondo cui il linguaggio è contestuale, multisensoriale, emotivo e sensibile alle molteplici dimensioni dell’esperienza umana (Duranti 2007; Finnengan 2010; Matera 2002b; Tedlock 2002; Goody 1972, 1989, 2002b). Si tratta di un campo di studi estremamente complesso, che rimanda a questioni ampiamente affrontate dall’antropologia contemporanea e sintetizzate da termini chiave come comunicazione, cultura identità – che rimandano ad ambiti molto problematici e fortemente interconnessi. Col presente lavoro ho provato a delineare due linee interpretative degli eventi analizzati in alcuni episodi, linee che si intrecceranno e si sovrapporranno a una terza che ho definito "storica". Le due linee principali scaturiscono da due punti:
1) Orgoglio linguistico (Cardona 2009);
2) Manifestazione della vergogna linguistica (Anolli 2010; Cardona 2009).
Proverò ad articolare un discorso attorno ai concetti di orgoglio e manifestazione della vergogna linguistica.
Centrale sarà la nozione di indessicalità (Silverstein 1992: 55) (Duranti 2005; 1997-2003), i concetti di partecipazione (Philips 1972; Goffman 1979; C. Goodwin 1981, 1984; M.H. Goodwin 1990; Levinson 1988), agentività (Duranti 2004a, 2004b, 2007)performatività (Matera 2008, Biscaldi 2004; Tedlock 2002, Duranti 1997 - 2003 Goodwin 2004; Palmer, Jankowiak 1996; Sawyer 1996; Hymes 1981; Chomsky 1965; Austin 1962; Jakobson 1963a,1963b; Saussure 1915) termine ultimo centrale nel mio percorso di ricerca con il quale cercherò di focalizzare l’attenzione sull’idea che ogni azione linguistica è incastrata all’interno di un ambito socioculturale e proprio da esso deriverebbe la sua forza creativa entro la quale si producono le identità messe in gioco nell’interazione comunicativa. (Duranti 2005; Goodwin 2003; Matera 2008).
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Informazioni tesi
Autore: | Francesca Brembilla |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Milano - Bicocca |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Antropologia |
Relatore: | Vincenzo matera |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 98 |
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