Iraq: storia di un dramma dalla Seconda Guerra del Golfo al caso Abu Ghraib
Alla fine della Prima Guerra del Golfo, tra le varie condizioni imposte dalle Nazioni Unite all’Iraq di Saddam Hussein, vi era quella di accettare la distruzione, sotto la supervisione internazionale, di tutte le armi chimiche, biologiche e dei missili balistici di portata superiore ai 150 km.
Quando, nell’agosto 2002, l’Iraq invitò gli ispettori ONU a ritirarsi, gli Stati Uniti di George W. Bush iniziarono a minacciare un intervento armato nel Golfo, concretizzatosi il 19 marzo 2003, con il lancio della cosiddetta Operazione “Iraqi Freedom” e l’inizio di una guerra praticamente scoppiata alle ore 18.48 irachene del giorno successivo, il 20 marzo 2003.
Già il 9 aprile, gli USA ottennero la caduta del regime mediorientale. 654.965 è la cifra impressionante di morti iracheni dal marzo 2003.
Saddam Hussein fu catturato la notte del 13 dicembre 2003 e impiccato all’alba del 30 dicembre 2006, intorno alle 6 del mattino a Baghdad, all’interno di uno dei centri utilizzati dal suo deposto regime per torturare i dissidenti, quale il carcere di Abu Ghraib.
Il 28 aprile 2004, l’emittente televisiva “Cbs” trasmise alcune fotografie, scattate all’interno della prigione irachena di Abu Ghraib, che sconvolsero l’opinione pubblica mondiale. In una delle immagini, la soldatessa americana Lynndie England indica i genitali di un prigioniero iracheno nudo, fotografato mentre è costretto a masturbarsi. In un’altra agghiacciante istantanea la England, a braccetto con lo specialista Charles Graner, è fotografata alle spalle di un’ammucchiata di iracheni nudi, i quali formano una specie di piramide umana. In un altro scatto si vede un prigioniero incappucciato, in piedi su una pedana, ed alle cui mani sono legati dei fili elettrici. Ad egli sarebbe stato detto di rimanere immobile altrimenti sarebbe stato punito con scariche elettriche. Prigionieri hanno raccontato di soldati che li costringevano a mangiare cibo gettato nei gabinetti, li minacciavano di stupro, li picchiavano selvaggiamente, li obbligavano a camminare a quattro zampe abbaiando, li facevano rimanere sdraiati e incappucciati sul pavimento delle celle dopo averlo cosparso d’acqua. Un altro detenuto è stato picchiato su una gamba ferita per obbligarlo a maledire l’Islam.
Il Presidente George W. Bush, dichiarò: “Quello che è successo nelle prigioni irachene non rispecchia le caratteristiche di 200 mila soldati americani in servizio in Iraq.”
I maltrattamenti dei detenuti iracheni da parte dei soldati americani sembravano di ordinaria amministrazione, qualcosa che i soldati non avevano intenzione di nascondere anche se le linee difensive degli imputati non sono sufficienti per provare che degli “ordini superiori” vi siano effettivamente stati; esiste, però, un rapporto militare interno, redatto dal generale Antonio M. Taguba, secondo cui il comportamento dei soldati addetti alla sorveglianza dei prigionieri, era quantomeno tollerato da parte degli ufficiali di grado superiore presenti nel carcere. Malgrado ciò, gli aguzzini americani di Abu Ghraib ricevettero condanne da sei mesi a dieci anni, oltre ad essere stati radiati “con disonore” dall’esercito.
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Informazioni tesi
Autore: | Marco Bottazzi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" |
Facoltà: | Lingue e Letterature Straniere |
Corso: | Plurilinguismo e multiculturalità |
Relatore: | Andreina De Clementi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 148 |
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