Il sequestro conservativo penale tra diritto e processo
Premettendo che, in linea generale, la riforma del processo penale si è attenuta al rispetto dei princìpi e criteri direttivi indicati dalla prima legge delega del 1974 (e mantenuti nella successiva), tra cui l’accentuazione dei caratteri del sistema accusatorio e del principio dell’oralità, relativamente alle cautele patrimoniali, il legislatore del 1988 si era prefisso di ricondurne ad unità la tipologia.
Tale obiettivo è stato raggiunto, innanzitutto, “trasformando” tali cautele, da “garanzie patrimoniali di esecuzione” a “misure cautelari reali”, e, dal punto di vista sistematico, collocando il sequestro conservativo e quello preventivo in un apposito titolo (titolo II), che affianca quello concernente le misure cautelari personali (titolo I), entrambi racchiusi in un solo ampio genus, attinente alla tutela cautelare.
In questo modo si è unificato lo spazio normativo in cui si rinviene la disciplina del sequestro conservativo, superando le norme del codice penale che ne regolavano l’aspetto sostanziale (artt. 189 – 191, c.p.).
Per quanto concerne le innovazioni rispetto alla disciplina previgente, si è visto che le modifiche più rilevanti hanno riguardato l’abolizione dell’ipoteca legale penale, e la conseguente estensione del sequestro conservativo penale anche ai beni immobili; l’attribuzione di una legittimazione cautelare anche alla parte civile, con la conseguente eliminazione della disorganicità esistente nell’abrogato sistema processuale, tra esercizio dell’azione civile in sede penale e impossibilità di chiedere una tutela per le corrispondenti pretese; l’introduzione dell’istituto del riesame, anche nel merito, il luogo dell’opposizione, prevista dall’art. 618, c.p.p. 1930.
Da tutte le considerazioni svolte, si può concludere che il nuovo codice di procedura penale, pur avendo innovato la fisionomia del sequestro conservativo e adottato una disciplina più garantista nei confronti del soggetto destinatario della misura (con la previsione dell’adottabilità dell’istituto solo nel “processo di merito”), contiene, però, taluni “difetti”. Di essi risentono, in modo particolare, come si è cercato di rilevare, la parte civile, il cui ruolo rimane, in tema di “potere di controllo”, comunque poco rilevante, nonostante le sia stato attribuito il potere di iniziativa cautelare, e, sempre in tema di riesame, la pubblica accusa, il cui diritto al contraddittorio non è sempre pienamente garantito.
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Informazioni tesi
Autore: | Tamara Polverino |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1997-98 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Mario Pisani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 202 |
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