Omesso impedimento dell'evento e responsabilità penale nelle imprese
L’art. 41 della Costituzione italiana afferma che l’iniziativa economica privata è “libera” e non deve svolgersi in contrasto con l’ “utilità sociale” o recando danno alla libertà e alla dignità umana. Il nostro ordinamento da un lato riconosce ed eleva la libertà economica a principio fondamentale; dall’altro vi appone dei limiti, per renderla compatibile con le finalità sociali di cui è portatrice. Del resto, nell’impresa, non si addensano soltanto gli interessi personali di chi la gestisce: l’imprenditore fruisce di un capitale di rischio che, la maggior parte delle volte, non è di sua esclusiva pertinenza, utilizza risorse di derivazione pubblicistica (si pensi ai lavoratori formatisi grazie al sistema di istruzione pubblica, ai trasporti, ai supporti sociali) instaura rapporti con i terzi, nei quali ingenera delle aspettative.Attorno all’impresa gravitano, dunque, gli interessi di una molteplicità di soggetti, che investono chi la gestisce di una forte responsabilità; costui non potrà comportarsi in maniera noncurante ed arbitraria, ma dovrà tener conto del contesto in cui agisce, dell’interazione necessaria del suo operato con le esigenze, i bisogni e i servizi della società civile, interazione che imprime all’attività economica una connotazione di carattere pubblicistico.Alla luce di ciò si percepisce quanto possa nuocere il delitto d’impresa, soprattutto in termini di costo sociale e di molteplicità di soggetti coinvolti (lavoratori, azionisti, investitori, consumatori). L’ordinamento giuridico impone, quindi, il rispetto di determinate regole nella gestione dell’attività economica; ma questo non per ostacolarne l’esercizio, ma piuttosto per indirizzarne lo svolgimento entro binari di correttezza, trasparenza e libera concorrenza.La previsione di limiti richiede però un sistema di controlli con i quali monitorare se quegli stessi limiti vengano poi travalicati. Quando ciò accade, quando i paletti fissati dal legislatore sono aggirati dai soggetti qualificati che operano all’interno dell’impresa, ecco giungere il rimprovero penale, che funge però da extrema ratio, nel senso che interviene quando il complesso di controlli interni e/o esterni all’ente ha fallito.
Il controllo ha, dunque, proprio lo scopo di evitare che la gestione dell’impresa possa entrare in una fase patologica, contrastante con le linee tracciate dal modello normativo. Il relativo sistema si articola in diverse categorie, a seconda dell’importanza e della natura dell’ente giuridico: si va dai controlli (semplificati) affidati ai diretti portatori d’interessi, ai controlli interni demandati ad appositi organismi preposti istituzionalmente a tale compito, fino ad arrivare ai controlli esterni rimessi ad autorità indipendenti.Con il presente lavoro si tenterà di compiere un’analisi dell’area penalmente rilevante che si configura intorno al mondo dell’impresa, nello specifico focalizzando l’indagine sulle società di capitali, rappresentando queste, senza dubbio, la più complessa forma di manifestazione dell’attività imprenditoriale.Particolare attenzione verrà dedicata alla problematica della responsabilità omissiva impropria ex art. 40 c.p., che sorge in capo a quei soggetti cui l’ordinamento conferisce il compito di “garantire” l’integrità di un determinato bene giuridico (nel nostro caso il patrimonio sociale), qualora tali soggetti omettano di tenere il comportamento doveroso, causando con la loro omissione il compimento dell’evento lesivo del bene da loro protetto. Tale peculiare forma di responsabilità coinvolge, all’interno della compagine sociale, in prima battuta coloro i quali sono tenuti istituzionalmente a svolgere funzioni di controllo; costoro risponderanno qualora, avendo omesso di adempiere ai propri compiti funzionali, abbiano contribuito a causare l’evento pregiudizievole per la società, ovvero sia non abbiano impedito il compimento di un reato.Come abbiamo visto, però, anche agli amministratori spetta, latu sensu, una funzione di controllo, sull’operato dei propri colleghi, per cui l’art. 40 c.p. diventa lo strumento per valutare pure la loro posizione, all’interno dell’organo collegiale, ed in generale per consentire all’interprete di verificare se, commesso un reato da un membro di un organo societario pluripersonale, sia possibile attribuire una responsabilità concorsuale omissiva, per non aver impedito la realizzazione dell’illecito, in capo ai colleghi.
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Informazioni tesi
Autore: | Marianna Ricci |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Bruno Assumma |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 178 |
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