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Teatro e interculturalismo. Viaggio nel teatro di Peter Sellars

La stesura di questa tesi è nata da un’esperienza di studio relativa ai diversi significati che può assumere il teatro, in quanto sono alla continua ricerca di una visione che oltrepassa l’estetica teatrale. Così l’idea di riformare il teatro, già a partire dagli anni Cinquanta, ha posto la mia attenzione sul lavoro del regista Peter Sellars che anche al di fuori dell’edificio teatrale, è riuscito a stravolgere il teatro mettendo in relazione i diversi linguaggi artistici e culturali senza tralasciarne la tradizione. Le scelte degli argomenti della tesi privilegiano la componente antropologica e culturale del teatro, ne fanno parte Richard Schechner, Peter Brook e Jerzy Grotowski che rappresentano, senza dubbio, una parte non secondaria della storia del Nuovo Teatro che si pone all’attenzione generale degli spettatori, scuote e modifica i loro pensieri tanto da connotarsi come un teatro interattivo. Quindi ho collocato la vocazione multiculturale di cui era dotato Peter Sellars, all’interno di un contesto antropologico. Con lui prenderà vita un lavoro teatrale che ha il suo fulcro nel sociale. Gli attori scelti dal regista sono anche non professionisti proprio per ricalcare l’idea che ogni individuo può essere parte attiva della società che può organizzarsi intorno ad uno spettacolo – mondo, perchè per lui costruire uno spettacolo era come costruire un mondo ideale. Infine, ho scelto di esaminare lo spettacolo Peony Pavilion, in quanto si evidenzia la natura ibrida delle regie tipiche di Peter Sellars, una miscellanea di opera classica e opera contemporanea con movimenti rituali e recitazione ieratica che incarna la genialità innovativa del teatro.

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5 1.1 I primi segni del nuovo teatro Sulla base del nuovo teatro, cercherò di ricostruire a grandi linee il contesto culturale in cui inserire Peter Sellars dopo un’attenta lettura dei testi di Marco De Marinis - Il nuovo teatro1947-1970, Milano, Bompiani, 1987 - e di Richard Schechner - Magnitudini della performance a cura di Fabrizio Deriu, Roma, Bulzoni, 1999. Marco De Marinis, nella prima parte del libro, descrive un evento spettacolare che definisce anticipatore del nuovo teatro che nel secondo dopoguerra si è affermato in Europa e negli Stati Uniti, tale evento è stato ideato e organizzato dal musicista d’avanguardia John Cage nel 1952 al Black Mountain College, un’istituzione sperimentale che patrocinava lavori artistici nel North Caroline. John Cage ha diretto i suoi spettacoli in stretta collaborazione con diversi artisti che si occupavano di vari mezzi di espressione, ha creato un teatro in cui non esiste la separazione tra la scena e la sala e il pubblico non è seduto frontalmente al palcoscenico ma vi può girare intorno, stare alle spalle o in mezzo alla sala perché l’intenzione di Cage era di eliminare la visione unitaria e frontale della sala che ha costituito il teatro per tradizione. Per Cage la musica, la pittura, la danza, la recitazione, sono elementi artistici che godono di un’indipendenza e sono considerate attività distinte fra loro che semplicemente possono solo coesistere, avvengono nello stesso tempo e nello stesso luogo ma sempre in reciproca autonomia. Secondo De Marinis, gli eventi spettacolari di Cage rappresentano i primi segni della nascita di alcuni degli elementi più importanti che di lì a poco caratterizzavano il nuovo teatro. Una delle grandi figure del panorama artistico contemporaneo che secondo De Marinis, ha seguito la stessa linea di pensiero di John Cage è Marcel Duchamp, sperimentatore che ha influenzato la ricerca artistica americana degli anni Cinquanta. L’idea forza che sta al centro della poetica di Cage è sostanzialmente la stessa di Duchamp e cioè l’avvicinamento, fin quasi

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Parole chiave

teatro
interculturalismo
peter sellars
peony pavilion
il padiglione delle peonie

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