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I prodotti assicurativi-finanziari, tra investimento, risparmio, previdenza. Profili giuridici

Per “prodotti assicurativi - finanziari” si intendono i prodotti finanziari emessi dalle imprese di assicurazione (art. 1, comma 1°, lett. w bis del t.u.f.), ovvero le assicurazioni sulla vita, nonché quelle di nuzialità e natalità, le cui prestazioni principali sono direttamente collegate al valore di quote di organismi di investimento collettivo del risparmio o di fondi interni ovvero a indici o ad altri valori di riferimento (art. 2, comma 1°, codice delle assicurazioni private). Sono polizze nelle quali la componente finanziaria diviene particolarmente rilevante, tanto da mettere in discussione la natura previdenziale del contratto di assicurazione.
Il contratto di assicurazione sulla vita, nelle sue forme più “tradizionali”, presenta comunque una componente finanziaria, dal momento che si manifesta come un’operazione di capitalizzazione nella quale l’ammontare del premio è commisurato ad una serie di indici legati alla persona dell’assicurato (sesso, età, professione, etc.). Per far fronte agli impegni assunti nei confronti degli assicurati, l’impresa di assicurazione investe sul mercato finanziario il risparmio raccolto attraverso i premi; il fatto di raccogliere sistematicamente risorse da operatori in avanzo per trasferirle ad operatori economici che presentano un saldo finanziario negativo consente di considerare anche le imprese di assicurazione come veri e propri intermediari finanziari. Risulta, però, evidente, che l’attività di investimento svolta dall’assicuratore, chiamato a gestire ingenti quantità di denaro, sia accessoria rispetto all’attività più propriamente assicurativa, ossia quella di trasferire un rischio che grava sull’assicurato in capo all’assicuratore.
L’accessorietà dell’attività di investimento rispetto a quella assicurativa risulta dubbia nel caso, appunto, dei prodotti assicurativi - finanziari, i quali vengono venduti come forme alternative di impiego redditizio del risparmio, ossia forme alternative di investimento. Tali prodotti presentano, al pari degli strumenti finanziari elencati dall’art. 1, comma 1° del t.u.f., gli stessi “pericoli” per il risparmiatore; trattasi di prodotti di difficile comprensione per un soggetto non esperto in materia finanziaria che possono comportare la perdita, anche totale, del capitale investito.
Messa di fronte alla “novità”, la dottrina ha cercato di individuare la natura giuridica di questi prodotti, sconosciuti dal panorama assicurativo italiano sin quasi agli inizi degli anni ’90: vi era da chiarire se essi conservassero ancora i caratteri di un contratto di assicurazione sulla vita tradizionale (il trasferimento di un rischio demografico in capo all’assicuratore, la garanzia di un rendimento minimo o di restituzione del capitale versato) o se fossero veri propri strumenti finanziari, con la conseguenza di assoggettare le imprese di assicurazione agli obblighi di informativa e di comportamento previsti per gli intermediari finanziari.
In questo lavoro ho ripercorso le tappe della discussione dottrinale, dai primi scritti della metà degli anni ’80 fino alle vicende legate al fallimento della Lehman Brother. Inoltre, nell’affrontare la connessa tematica della tutela del risparmiatore, ho dato atto dei cambiamenti occorsi al mercato finanziario, della progressiva integrazione dei tre settori che lo compongono (bancario, assicurativo e finanziario) e della risposta del legislatore alle istanze di protezione manifestate dagli assicurati.

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6 Introduzione Per “prodotti assicurativi - finanziari” si intendono i prodotti finanziari emessi dalle imprese di assicurazione (art. 1, comma 1°, lett. w bis del t.u.f.), ovvero le assicurazioni sulla vita, nonché quelle di nuzialità e natalità, le cui prestazioni principali sono direttamente collegate al valore di quote di organismi di investimento collettivo del risparmio o di fondi interni ovvero a indici o ad altri valori di riferimento (art. 2, comma 1°, codice delle assicurazioni private). Sono polizze nelle quali la componente finanziaria diviene particolarmente rilevante, tanto da mettere in discussione la natura previdenziale del contratto di assicurazione. Il contratto di assicurazione sulla vita, nelle sue forme più “tradizionali”, presenta comunque una componente finanziaria, dal momento che si manifesta come un’operazione di capitalizzazione nella quale l’ammontare del premio è commisurato ad una serie di indici legati alla persona dell’assicurato (sesso, età, professione, etc.). Per far fronte agli impegni assunti nei confronti degli assicurati, l’impresa di assicurazione investe sul mercato finanziario il risparmio raccolto attraverso i premi; il fatto di raccogliere sistematicamente risorse da operatori in avanzo per trasferirle ad operatori economici che presentano un saldo finanziario negativo consente di considerare anche le imprese di assicurazione come veri e propri intermediari finanziari. Risulta, però, evidente, che l’attività di investimento svolta dall’assicuratore, chiamato a gestire ingenti quantità di denaro, sia accessoria rispetto all’attività più propriamente assicurativa, ossia quella di trasferire un rischio che grava sull’assicurato in capo all’assicuratore. L’accessorietà dell’attività di investimento rispetto a quella assicurativa risulta dubbia nel caso, appunto, dei prodotti assicurativi - finanziari, i quali vengono venduti come forme alternative di impiego redditizio del risparmio, ossia forme alternative di investimento. Tali prodotti presentano, al pari degli strumenti finanziari elencati dall’art. 1, comma 1° del t.u.f., gli stessi “pericoli” per il risparmiatore; trattasi di prodotti di difficile comprensione per un soggetto non esperto in materia finanziaria che possono comportare la perdita, anche totale, del capitale investito.

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