Nanà allo specchio: narcisismo e femme fatale
Lo specchio è un oggetto che da sempre ha colpito e stimolato l’immaginario umano, entrando nel folklore e nella mitologia di vari popoli. È spesso legato al tema del doppio, dell’universo alternativo, della bellezza e della divinazione. Può dunque incarnare una valenza positiva o negativa a seconda dei casi: in esso ci si perde o ci si riconosce, si scopre ciò che è fugace (la bellezza) e ciò che è eterno (l’essere), si distingue il simile dal dissimile.
Lo specchio permette di vedere se stessi, di scoprire il proprio aspetto, ammirare la propria bellezza. Quest’ultima, se intesa in chiave positiva, spinge alla contemplazione e conoscenza di sé; intesa in chiave negativa, invece, al narcisismo e all’attaccamento a beni fugaci e terreni. Il tema della vanitas, già presente nell’Antico Testamento (vanitas vanitatum ), è rappresentato di frequente da donne colte nell’atto di guardarsi allo specchio per pura vanità. Le stesse sirene, che incarnano una bellezza fatale, sono raffigurate con pettine e specchio. Lo specchio è associato anche alla verità (come nel caso dello Specchio Magico di Biancaneve) o all’inverso della verità (in Don Quichotte, il Cavaliere degli Specchi è il nemico mortale dell’Hidalgo).
Il romanzo naturalista si configura proprio come specchio della realtà, sia quella interiore, rappresentata dall’uomo, sia quella esteriore, rappresentata dalla natura. Del resto, ogni grande romanzo ha il desiderio di cambiare la realtà a misura del sogno dell’autore. Zola e Maupassant sono i creatori dei due personaggi femminili allo specchio, il cui paragone costituisce il punto di partenza dell’analisi oggetto di questa tesi.
Lo specchio è una caratteristica essenziale del romanzo naturalista.
Secondo Zola l’arte deve, accanto alla scienza, prendere parte a «la grande enquête sur l’homme et la société», studiare «le determinisme des phénomènes humains». E poiché la verité non si scopre che attraverso lo studio della realité, il compito dell’arte e della letteratura consiste in una costante ricerca, attraverso ciò che è reale, effimero e particolare, di ciò che è vero, eterno e generale. La letteratura ha una funzione investigativa, sociale e morale. Anche in Maupassant, come in Zola, la descrizione è fondamentale. Per Maupassant, essa ha la funzione di «mettere in scena», di «far vedere» i personaggi, di creare «atmosfere speciali».
Questa tesi analizza la prostituta Nana, protagonista del romanzo omonimo di Zola, nella famosa scena allo specchio del cap. VII, paragonandola poi a un’altra donna naturalista, la borghese Michèle de Burne, protagonista del romanzo Notre Coeur di Maupassant, che a sua volta si chiude narcisisticamente di fronte allo specchio. I temi fondamentali che si evincono da queste bellissime pagine di letteratura sono sviluppati nei capitoli successivi: il corpo femminile rivelato da specchi e sguardi, il ruolo dell’occhio e del voyeur nella trasformazione di Nana in femme fatale, la distruzione del mito ottocentesco della prostituta a favore di un nuovo mito: nel riflesso di Nana, affondata nel suo corpo, c’è la nuda verità.
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Informazioni tesi
Autore: | Selene Montanaro |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Pisa |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere |
Relatore: | Gianluigi Goggi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 48 |
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