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Danza e anoressia. L'ipotesi di Claude Lorin.

Questa tesi vuole proporre il problema delle pressioni all’interno delle accademie professionali, ma più in particolare il problema dell’anoressia, spesso conseguenza di tali pressioni: lo stile di vita intenso e stressante dei ballerini, gli insegnanti severi, il confronto critico con lo specchio ( le sale da ballo sono contornate da specchi) e la forte competizione nelle sale da ballo, potrebbero provocare un calo eccessivo di autostima. Inoltre il coreografo può sentirsi in dovere di elogiare una ballerina magra e far credere alle danzatrici che la magrezza sia sinonimo di bravura. E’ evidente che nelle compagnie e nelle accademie professionali è richiesta una corporatura esile e magra per motivi estetici (è molto più bello da vedere un corpo esile che un corpo obeso, vedi ballerina di Botero) e per motivi funzionali al lavoro (il partner deve riuscire ad alzare la compagna). A sostegno di ciò propongo la situazione della ballerina Jennifer Ringer, ballerina del New York City Ballet rimproverata dal critico di danza del New York Times Alastair Macaulay perché “looked as if she’d eaten one sugarplum too many”. Una magrezza che presuppone bellezza anche nella società odierna: nell’immaginario collettivo essere bella significa prima di tutto avere un fisico magro e asciutto ma la magrezza non è prerogativa della nostra società: nell’ 800 le signore utilizzavano l’ espediente del corsetto per sembrare più magre. L’espediente del corsetto veniva usato per comprimere gli organi interno e a lungo andare modificava anche lo scheletro: comprimendo gli organi interni diminuiva il volume di cibo ingerito provocando problemi alla digestione e anche aborti. Ovviamente nel XXI secolo non sussistono espedienti fisici così pericolosi, ma quelli mentali con l’anoressia, malattia del XXi secolo. Una parentesi riguardo i talent italiani e quelli americani: i primi (anche se hanno l’aspetto positivo di aver fatto conoscere la danza) non sono tuttavia concentrati solo ed esclusivamente sulla danza che sembra far da sfondo ai ben più interessanti litigi tra i concorrenti; il paragone immediato è col talent american “American’s Best Dance Crew” trasmesso dal canale MTV e arrivata alla sua VI stagione. Tralasciando il fatto che in America ci sia una vera e propria cultura dell’ hip hop (il talent è esclusivo per lo stile hip hop/ new e hold style e fusion di tutte le danze dall’ afro al jazz al tip tap), nella trasmissione americana è la danza ad essere la sola protagonista.
La mia tesi verte anche e soprattutto sul corpo della danzatrice e sugli espedienti per rimanere magre. La danzatrice classica è necessitata ad avere un corpo esile, magro ma nello stesso tempo scattante e muscoloso; un corpo androgino che unisce in sé la forza dei virtuosismi e l’esilità della delicatezza. Il nuovo corpo longilineo e filiforme non risparmia la società odierna che lo privilegia pubblicizzandolo. E’ questa probabilmente, la causa dell’aumento dell’anoressia nelle adolescenti che tendono ad imitare quei modelli di magrezza estrema scambiandosi piccoli trucchi per rimanere magre nei blog “pro-ana”. Le blogger parlano dell’anoressia come se fosse la loro migliore amica esponendo foto scheletriche felici di aver raggiunto la loro bellezza scheletrica.
Per la cura dell’anoressia vengono utilizzate la danzaterapia ma non solo: recentemente uno psicoanalista dell’ospedale Sant’ Anne di Parigi, Claude Lorin, ha ipotizzato un uso della danza (qualsiasi tipo di disciplina: dal jazz al moderno al classico), per la guarigione delle sue pazienti; la malattia del digiuno viene utilizzata come condizione necessaria per poter danzare dal momento che le ballerine devono essere necessariamente magre. Ribadisco il fatto che solo ed esclusivamente le ballerine classiche devono essere magre, nelle altre danze infatti, non c’è necessità di un corpo esile ma di un corpo la cui femminilità sia evidente.

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18 I.1 LA FORMA PERFETTA: IERI ED OGGI Il fisico delle donna è cambiato nel corso dei secoli, a seconda delle mode: si è passati dalla Venere di Willendorf, a donne malaticce, si è passati poi negli anni del 1830 a donne grassottelle e poi, di nuovo, a donne sempre più magre tanto da vedere in giro donne scheletriche. La donna del nuovo millennio, in particolare, sembra non essere mai stata così magra e attiva! Deve saper far tutto perfettamente: deve lavorare, stirare, accudire la casa, essere una perfetta madre e moglie, e magari ritagliarsi qualche momento per andare in palestra. E’ questo il messaggio che i mass media propongono ogni momento della giornate con le varie pubblicità: la donna magra avrà successo, quella grassa no! La paura del grasso è una paura con cui le ragazzine del nuovo millennio crescono; bisogna tener conto che è nell’adolescenza che si ha la piena accettazione di sé anche attraverso il raffronto con gli altri: una ragazzina a cui venga inculcata la magrezza, è probabile che avrà in seguito problemi alimentari. In un periodo in cui il benessere economico è al massimo siamo tartassati dal dovere di rimanere magri consumando quanto più possibile. La città che meglio rappresenta tale modello è Las Vegas 16 : supermercati stracolmi di cibo ipercalorico, snack e dolci zuccherosi; dall’altra parte signorine che ricercano la magrezza estrema (Lorin, 2007). Tutto ciò è deleterio per le adolescenti che imitano i modelli tv e che sono in uno stato piuttosto confusionario dato che devono mantenere la magrezza nutrendosi di cibi spazzatura. 16 Il modello è un valido esempio della società consumistica: supermercati pieni di cibi ipercalorico, in un luogo dove (paradossalmente) vige la regole dell’essere magri.

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Informazioni tesi

  Autore: Barbara Bracci
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi Roma Tre
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze e tecnologie delle arti figurative, musica, spettacolo e moda
  Relatore: Concetta Lo Iacono
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 122

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