Ultrasonografia quantitativa falangea nella valutazione della familiarità dell’osteoporosi in pazienti con fratture prossimali di collo di femore
L'osteoporosi postmenopausale è un grave problema per le istituzioni sanitarie in quanto ha raggiunto un alto livello di impatto economico e sociale. L'incidenza di fratture osteoporotiche è in costante aumento a causa dell'incremento dell’aspettativa di vita delle donne dopo la menopausa. In questa situazione si rivelano di fondamentale importanza gli esami per la prevenzione di questo problema, quindi, sarebbe utile e necessario un adeguato monitoraggio dei soggetti maggiormente a rischio, che consenta di effettuare una diagnosi precoce e di instaurare di conseguenza un adeguato trattamento farmacologico prima di arrivare ad uno stadio difficilmente reversibile; una metodica valida da questo punto di vista potrebbe essere la QUS falangea.
Tra le indagini strumentali, l’Ultrasonografia Quantitativa (QUS) è stata introdotta per la valutazione dello stato del tessuto osseo nelle donne in postmenopausa e diversi studi clinici hanno dimostrato l'affidabilità dell'esame in termini di: riproducibilità, valutazione del rischio di frattura, follow-up dei trattamenti, diagnosi differenziale.
La QUS ha dimostrato di essere attendibile quanto la DXA nella previsione delle future fratture correlate all’osteoporosi. Studi trasversali e longitudinali su larga scala hanno dimostrato l'applicabilità della QUS nello screening di massa della popolazione femminile nel periodo del climaterio e sembra anche essere molto efficace nell'identificare “fast perdenti”, individuando i soggetti a più alto rischio di osteoporosi, che richiedono indagini di secondo livello (DXA, raggi X) per una completa diagnosi di osteoporosi.
Inoltre, c'è una gran quantità di prove che evidenzia l'importanza dei fattori genetici nella determinazione della densità minerale ossea. Gli studi condotti su gemelli hanno mostrato differenze meno evidenti di massa ossea tra monozigoti rispetto ai gemelli dizigoti. La componente genetica di picco di massa ossea sembra variare tra i siti scheletrici, ed è più marcato a livello della colonna lombare che a livello dell'anca o dell’avambraccio.
Una storia familiare di frattura sembra essere un fattore di rischio per la stessa, difatti il rischio di frattura dell'anca è aumentato tra le figlie le cui madri hanno una precedente storia di fratture da fragilità ossea dopo l'età di 50 anni.
Studi effettuati su casistiche di fratture osteoporotiche evidenziano che il rischio di frattura dell'anca o del polso è aumentato in quelle donne con una storia familiare di fratture del polso o dell'anca e quindi, il rischio di frattura dell'anca è maggiormente presente per le pazienti con una storia familiare.
Per queste ragioni, una storia familiare di fratture è stata riconosciuta come un fattore di rischio significativo dalle attuali linee guida cliniche per la valutazione di osteoporosi. Nella maggior parte di queste linee guida, i pazienti con una storia familiare, dovrebbero essere considerati per il trattamento se la loro densità ossea scende al di sotto di una soglia fissa, ovvero la soglia per l'osteoporosi.
L'obiettivo della nostra indagine, per la quale si è utilizzata l’Ultrasonografia Quantitativa (QUS) falangea, è stato quello di valutare come la familiarità dell’osteoporosi può incidere sul rischio di fratture in figlie di pazienti con fratture prossimali di femore, confrontandola con quella di figlie di pazienti con gonartrosi o coxartrosi.
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Informazioni tesi
Autore: | Luca Violani |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Ferrara |
Facoltà: | Medicina e Chirurgia |
Corso: | Medicina e chirurgia |
Relatore: | Leo Massari |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 81 |
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