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Il cibo nella letteratura per l'infanzia

L’idea del mio progetto di tesi nasce dalla consapevolezza della essenzialità delle fiabe nella costruzione dell’identità del bambino. Il loro linguaggio semplice e la rassicurante distinzione tra bene e male, infatti, permette un’immedesimazione immediata e genuina, nonché un accoglimento dei significati e dei contenuti veicolati dalla storia. Attraverso la fiaba, quindi, è simbolizzata la natura problematica della vita, senza però che vi siano imposti determinati atteggiamenti o determinate scelte. La fiaba suggerisce. Le storie, però, sono imbevute dell’umore della gente e della terra che le ha prodotte, per questo ne riflettono il modo di vivere, di pensare, di lavorare e, naturalmente, di mangiare. Il cibo, quindi, è il principale punto di contatto tra la nostra realtà e il mondo immaginario che è rappresentato nelle storie. E’ l’elemento concreto che rende la storia più plausibile, più verosimile al lettore o all’ascoltatore, permettendo che la fiaba aderisca meglio alla sua realtà. Per questo ho analizzato ed approfondito il rapporto che lega indissolubilmente il cibo alla letteratura, concentrandomi sulle progressive rappresentazioni della sfera alimentare nel panorama della letteratura per l’infanzia, partendo dalle fiabe classiche per arrivare fino alle storie moderne.
Appare chiaro che il cibo segue l’evoluzione della società, così come ha sempre fatto la letteratura ed il loro rapporto è irrinunciabile, perché l’uno esige l’altra, e viceversa, per essere rappresentati. La letteratura rappresenta il cibo, che rappresenta la società, che è testimoniata nella letteratura, in un rapporto serratissimo che non è prescindibile. Questo percorso, quindi, mi ha dimostrato come la letteratura per l’infanzia, non sempre considerata prodotto degno di nota nel corso della storia, non debba essere sottovalutata e possa, invece, essere letta ed interpretata come fonte d’informazione storico-sociale e d’ispirazione per un’interpretazione delle dinamiche psicologiche che percorrono una specifica realtà.

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7 INTRODUZIONE Il contatto maggiore fra la nostra realtà e quella del mondo fiabesco è dato dal cibo. Anche quando è orripilante o disgustoso, rimane comunque un sottofondo, che consente un certo intenso legame fra noi e loro. La citazione del cibo permane sempre, anche perchØ l’ascoltatore o il lettore desidera poter contare su un punto di riferimento plausibile, che aiuti a digerire anche le assurdità del racconto principale. Spesso la sventura che dà origine al racconto è legata alla mancanza di cibo: le fiabe sono affollate di padri che non sanno come sfamare i figli, di madri che, con crudele realismo, ne propongono l’allontanamento dalla famiglia; di poveri che chiedono un tozzo di pane, di viandanti in cerca di osterie, di occhi affamati, di streghe voraci, di re mangioni. Fame ed eccessi gastronomici rappresentano, nella realtà e, dunque, nelle fiabe, due poli opposti dell’esistenza. Questo rapporto così intenso, praticamente inscindibile, ha suscitato il mio interesse, perchØ la realtà e la fiaba si congiungono nella rappresentazione del cibo ed insieme evolvono, si modificano l’uno con l’altro, si autoinfluenzano. “L’uomo è ciò che mangia”, scrisse quasi centocinquanta anni fa il filosofo Ludwig Feuerbach, ed il suo aforisma ebbe una straordinaria fortuna, fin quasi a diventare un luogo comune. La questione è che la simbiosi uomo/cibo non è, infatti, unilaterale, nØ di natura semplicemente meccanica. Ogni comportamento alimentare ha un valore, un senso ben preciso. Ogni alimento è un discorso, una comunicazione a se stessi e agli altri. Quel valore, quel senso nasce talvolta dal cibo, ma è sempre legato alla cultura degli uomini che, insieme, lo consumano. La loro cultura è in

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Informazioni tesi

  Autore: Rachele Grassi
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze della Formazione Primaria
  Relatore: Flavia Bacchetti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 214

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