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Turchia: la terra di mezzo - Storia e analisi della Repubblica Turca tra Est e Ovest

Lo studio della storia della Repubblica turca mette in luce come la regione che essa ricopre, l’Anatolia, possa essere davvero considerata come una sorta di cerniera tra occidente ed oriente.
Già durante l’impero ottomano questa centralità era ben evidente, in un impero che racchiudeva la maggioranza del mondo islamico e la cui capitale era considerata la porta sull’oriente vennero, all’interno della società, da più parti richieste riforme “occidentalizzanti”, le tanzimat.
Le tanzimat svolsero, a detta di buona parte della storiografia, un ruolo “propedeutico” alla creazione dello stato nazionalista e laicista di Kemal, il quale compì una vera e propria “rivoluzione” sociale, con l’obiettivo di estirpare la religione e qualsiasi residuo di storia ottomana dalla vita pubblica del nuovo stato.
L’elite militare divenne la protettrice di quella che, alla morte di Ataturk, venne considerata una sorta di religione civile, il cosiddetto dogma kemalista.
In politica estera l’ideologia kemalista ha comportato nel secondo dopoguerra l’abbandono dell’equidistanza attuata durante il governo dello stesso Ataturk, per un’alleanza totale con le potenze occidentali, suggellata dall’ingresso nella Nato avvenuto nel 1953. La Turchia divenne il “confine orientale” dell’occidente, un tappo sull’Unione Sovietica e sull’area mediorientale. L’importanza di questo ruolo, la salda unione con il governo statunitense ed i rigidi precetti del kemalismo hanno tuttavia bloccato lo sviluppo democratico del paese, infatti nel periodo che va dal dopoguerra fino alla fine del secolo, la vita politica interna della Turchia è stata caratterizzata da continui colpi di stato dei funzionari militari.
Il punto di svolta di questo “percorso” dello stato turco è rappresentato dall’ascesa al potere del partito islamico Akp e del suo leader Erdogan, nel 2002.
In politica estera questo ha comportato una riattivazione dei rapporti col mondo mediorientale ed asiatico, senza dimenticare la cooperazione sorta con lo storico nemico russo, secondo i dettami della dottrina di “profondità strategica” del neo Ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu. L’ex professore e consigliere in politica estera di Erdogan ha teorizzato dieci anni orsono un piano strategico che avesse potuto portare la Repubblica turca da una situazione di passività e dipendenza dall’alleato occidentale a un nuovo ruolo di potenza regionale ma anche internazionale; tutto questo rievocando ciò che il kemalismo ha, per quasi un secolo, tentato di eliminare, cioè la storia ottomana e la tradizione islamica.
In termini attuali riaffacciarsi sui territori dell’ex impero non ha significato naturalmente una nuova occupazione territoriale quanto una riapertura dei rapporti all’insegna del soft power: relazioni basate sulla cultura e l’economia all’insegna dello slogan “zero problemi con i vicini”. Le nuove linee di politica estera hanno portato ad un bilanciamento della posizione turca rispetto all’occidente; la stessa adesione all’interno della Comunità Europea, per anni vista come un obiettivo imprescindibile se non “unico”, oggi sembra rappresentare solamente una soluzione “in più” per Ankara, sia per i continui tentennamenti di alcuni stati europei sia perché nella stessa società turca l’approdo nell’Ue non suscita più grande entusiasmo, mentre viene vista con favore la riapertura al mondo islamico. In questo contesto, la nuova posizione internazionale e la politica di azzeramento dei problemi con gli stati vicini, frutto della “profondità strategica”, sembrano piuttosto fare da traino alla politica energetica che Ankara intende percorrere nei prossimi anni, facendo in questo senso dell’Anatolia un hub fondamentale in un ideale crocevia tra Europa, Medio Oriente, Russia e Asia Centrale. Raggiungere un buon livello di stabilità regionale infatti è il punto di partenza per la cooperazione economica ed energetica ed è in questi termini che si spiega il “dualismo” turco tra oriente ed occidente, un “dualismo” che, se inteso nella giusta maniera, può anche essere “sfruttato” da Europa ed Usa per avviare un reale dialogo col mondo islamico, facendo della Turchia l’interlocutore fondamentale al centro di due mondi da sempre in contrasto tra loro.

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- 4 - INTRODUZIONE Nata dalle ceneri dell‟antico impero Ottomano la Turchia ha sempre rappresentato per l‟occidente la porta di un mondo con cui è storicamente e culturalmente in contrasto, il mondo musulmano. La particolare posizione geografica e le scelte effettuate dai propri governi hanno fatto poi della Repubblica turca, durante i decenni della guerra fredda, una sorta di avamposto occidentale sulla potenza sovietica e sull‟area mediorientale. Un ruolo strategico di primo piano che, giocoforza, è venuto a mancare con la caduta del muro di Berlino. Per la Turchia, come per il mondo intero, la fine del regime comunista ha aperto una nuova epoca, sia per quanto riguarda la politica interna che quella estera. La svolta è rappresentata dall‟approdo alle redini del governo del partito islamico moderato Akp (Adalet ve Kalkınma Partisi – Partito per la Giustizia e lo Sviluppo) e del suo leader Recep Taypp Erdogan. Dal punto di vista delle relazioni internazionali il nuovo partito di governo, mettendo in atto la cosiddetta dottrina di “profondità strategica”, ha rivoluzionato quelle che erano scelte “dogmatiche” della Repubblica turca fin dal principio della sua storia. Così oggi tra un difficile processo di entrata nella Ue ed una riapertura sostanziale dei rapporti con i paesi dell‟area mediorientale, senza dimenticare la particolare posizione geografica che la rendono un crocevia fondamentale per politica energetica occidentale, la Turchia torna a rivestire una notevole importanza strategica negli equilibri tra oriente, occidente e gli stati situati a est del sistema internazionale. Alla luce di quanto sopra affermato il presente lavoro si propone di analizzare la storia della Repubblica turca dal punto di vista delle sue relazioni con l‟est, rappresentato in primis dalla “storicamente minacciosa” Russia e parte dell‟area

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