Il limite dell'ordine pubblico alla liberalizzazione della circolazione comunitaria
L’eliminazione degli ostacoli alla circolazione comunitaria è, fin dalle origini della Comunità europea, alla base del processo di integrazione: istituzioni e Stati membri si impegnano continuamente nella realizzazione di uno spazio europeo dove merci, persone, servizi e capitali possano circolare liberamente. Nonostante ciò, alcuni articoli del Trattato istitutivo della Comunità europea prevedono, per alcuni motivi circoscritti, la possibilità di derogare al principio della circolazione comunitaria giustificando l’adozione di provvedimenti restrittivi che sarebbero altrimenti vietati. Tra questi limiti ammessi dal Trattato a restringere la libertà di circolazione c’è quello dell’ordine pubblico. Gli articoli del Trattato che richiamano il limite dell’ordine pubblico (art. 30(ex36), art 39 (ex 48), art 46 (ex 56), art 55 (ex 66), art 58b (ex 73D)) lasciano aperte alcune questioni che creano delle incertezze nella sua definizione: quali sono i soggetti che possono invocare il limite dell’ordine pubblico? Come si determina l’ordine pubblico? Nella sua determinazione i soggetti utilizzatori godono di discrezionalità e autonomia o sono sottoposti a delle restrizioni da parte del diritto comunitario? Quale è la funzione dell’ordine pubblico nel diritto comunitario? Per rispondere a queste domande una parte consistente del lavoro è dedicata alle sentenze della Corte di Giustizia delle Comunità europee che, dal 1961 (anno della prima sentenza in tema di ordine pubblico) fino a oggi, ha emesso una serie di principi da tenere in considerazione nella determinazione dell’ordine pubblico, principi che vanno a restringere la discrezionalità degli Stati membri (gli Stati sono infatti quei soggetti che tradizionalmente invocano il limite dell’ordine pubblico). Un’altra parte del lavoro è dedicata a una nozione di ordine pubblico diversa da quella tradizionalmente intesa: si parte dalla nuova versione del Trattato sull’Unione europea e del Trattato istitutivo della Comunità europea firmati ad Amsterdam nel 1998 e si osserva come tali cambiamenti nei testi dei Trattati coinvolgono più o meno indirettamente il senso e l’applicazione delle limitazioni alla circolazione comunitaria basate su motivi di ordine pubblico, in quanto materie tradizionalmente collegate alla sovranità degli Stati assumono una dimensione comunitaria. Questa influenza della nuova versione del Trattato sull’ordine pubblico si può osservare a partire da due livelli: da una parte quello della creazione progressiva di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia e, dall’altra parte quello dei diritti fondamentali dell’ordinamento comunitario. Nella parte conclusiva si riepilogano le informazioni raccolte evidenziando che, nell’ordinamento comunitario, esistono più definizioni di ordine pubblico; la determinazione dell’ordine pubblico dipende da alcune variabili che, diversamente combinate, conducono a delle nozioni differenti. Infine ci si chiede quale sia la fisionomia del limite dell’ordine pubblico nel diritto comunitario e le sue peculiarità. Infatti in qualsiasi ordinamento giuridico si possono trovare riferimenti all’ordine pubblico che viene richiamato anche in contesti normativi diversi: nelle norme di diritto civile, di diritto internazionale privato, di livello costituzionale e nelle norme penali; rispetto a queste nozioni di ordine pubblico come si pone il limite dell’ordine pubblico nel diritto comunitario? E’ riconducibile a qualcuna di queste definizioni o costituisce una nozione autonoma e ulteriore rispetto a quelle esistenti negli ordinamenti statali?
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Informazioni tesi
Autore: | Silvia Casiraghi |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1999-00 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Michele Tamburini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 149 |
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