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La riforma degli assetti della contrattazione collettiva

La riforma degli assetti della contrattazione collettiva. Dalle origini del contratto collettivo di lavoro all'evoluzione delle relazioni industriali in Italia, fino all'accordo Ciampi del 1993 e all'accordo Sacconi - Brunetta del 22 gennaio 2009.L’Accordo quadro del 22 gennaio 2009 e le successive intese interconfederali segnano indubbiamente un passaggio storico verso un nuovo assetto della contrattazione collettiva in Italia, ma non ancora definitivo. Del resto abbiamo avuto modo di sottolinearne a più riprese il carattere peculiare di “apertura”, e i rinvii a pattuizioni successive sono ancora troppo numerosi per consentirci un’analisi completa. Chi ha parlato di una “regolamentazione in fieri” ha reso perfettamente l’idea. E’ verosimile che il vero banco di prova della tenuta del nuovo sistema delineato sia la sua applicazione pratica nell’ambito delle prossime tornate di rinnovi contrattuali, magari accompagnate dalla auspicata riforma degli ammortizzatori sociali. Tuttavia è già possibile una valutazione d’insieme. La contrattazione collettiva, già a partire dalla carta fondativa delle sue regole, può fare di più che limitarsi a collegare quote retributive alla produttività. Quest'ultima è una scelta opportuna anche perché concretizza e rende palese un interesse comune a favorire la crescita della produttività, ma la crescita della produttività richiede molte altre misure di sostegno, dentro e fuori i luoghi di lavoro.

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10 CAPITOLO PRIMO IL CONTRATTO COLLETTIVO 1. Il contratto collettivo: funzione normativa, funzione obbligatoria e funzione gestionale. Il contratto collettivo può considerarsi il principale strumento dell’azione sindacale. E’ il contratto stipulato dai sindacati (nazionali o confederali) dei datori di lavoro e dei lavoratori, o dal singolo datore con i rappresentanti dei lavoratori, allo scopo di predeterminare congiuntamente la disciplina dei rapporti individuali di lavoro e di instaurare rapporti obbligatori reciproci. Il contratto collettivo, dunque, esercita una duplice funzione, di carattere normativo e obbligatorio, alla quale recentemente si è affiancata una funzione cd. “gestionale”. 1 a) Funzione normativa: è quella originaria, connaturata all’esistenza stessa di questo istituto, e consiste nella determinazione del contenuto dei futuri contratti individuali di lavoro. Risponde all’esigenza di stabilire minimi di trattamento economico e normativo per evitare che i singoli siano indotti ad accettare condizioni contrattuali vessatorie, imposte dalla controparte, a motivo della loro posizione di inferiorità socio-economica. In un primo momento, la parte normativa del contratto collettivo si limitava a regolare la misura della retribuzione (si parlava, infatti, di “concordato di tariffa”), e solo in seguito ha iniziato a disciplinare aspetti sempre più numerosi e particolareggiati come le 1 RUSCIANO, La metamorfosi del contratto collettivo, in Riv. trim. dir. proc. civ., 2009, 01, 29

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