I grandi prematuri: nuovi scenari della bioetica tra accanimento e cura. Possibili prospettive.
Voglio partire da un caso concreto perché la vita è fatta prioritariamente di casi e concretezza e dal caso provare poi a definire le questioni teoriche che vi ruotano attorno.
Careggi, 2 dicembre 2007: dopo un aborto alla ventesima settimana scelto dai genitori dopo che al feto era stata diagnosticata la sindrome di Klinefelter, un’anomalia cromosomica che colpisce le persone di sesso maschile e che comporta nel 93% dei casi la sterilità e caratteristiche fisiche particolari, il neonatologo di turno decide di rianimare il feto. Il piccolissimo lotta strenuamente tra la vita e la morte per quarantotto lunghissime ore attaccato a pompe e ventilatori di ogni tipo, ore di infinita agonia per lui e per i genitori, al termine delle quali il piccolo muore.
Partire dal caso di Careggi è molto significativo perché si tratta di un caso emblematico e paradigmatico che fa emergere tutti i nervi scoperti della gravosa questione dei grandi prematuri, che nei capitoli che seguiranno verranno affrontati ad uno ad uno, cercando più che di dare risposte definitorie di sollevare dubbi e domande sulla particolarissima situazione italiana.
Anzitutto: chi sono i grandi prematuri? Molto spesso sentiamo parlare – in particolare dai media – dei grandi prematuri senza operare distinzioni di sorta che invece hanno una grande rilevanza e che riguardano almeno due ordini di questioni:
l’età gestazionale;
i nati pretermine e i nati a seguito di interruzione volontaria di gravidanza.
Saranno queste le problematiche che ci troveremo ad affrontare nel primo capitolo, che ci permetterà quindi di aver delineato i punti essenziali per poter entrare nel secondo e presentare la situazione italiana con i vari documenti che hanno presentato altrettante posizioni molto spesso in contrasto tra loro. Vedremo quindi qual è la situazione attuale e cosa prevedono le linee guida al momento in vigore presso le aziende ospedaliere.
Non potremmo che constatare l’esiguità delle strutture italiane e la mancanza di informazione sulla questione sia tra i pubblici cittadini sia, cosa ben più grave, tra il personale sanitario.
E sarà proprio l’informazione il centro del terzo capitolo dedicato a comprendere chi deve decidere se, come e quando rianimare. Non nego fin da ora la mia posizione che conferisce l’ultima parola sempre alla madre, una madre quanto più informata quanto più aperta alle relazioni: non una madre che vuole decidere, ma una madre che entra in relazione con il padre e che si interfaccia con il medico in questa delicata situazione.
Il punto di vista che si adotterà in particolare in questo capitolo ma in generale in tutta la trattazione è quello del femminismo nella sua particolare veste dell’etica della cura.
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Informazioni tesi
Autore: | Samantha Maruzzella |
Tipo: | Tesi di Master |
Master in | Master II Livello in Etica pratica e bioetica |
Anno: | 2011 |
Docente/Relatore: | Botti Caterina |
Istituito da: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 50 |
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