Psicanalisi e lettura: un'introduzione
L’idea di questa tesi nasce dal progetto di indagare in quale modo la psicanalisi abbia fornito degli strumenti inediti e puntuali alla teoria della letteratura. La critica psicanalitica è prima di tutto un metodo di indagine e in quanto tale si propone di analizzare le componenti di un testo letterario (l’autore, il linguaggio, le figure retoriche, i personaggi, la struttura del racconto) secondo i suoi parametri particolari. Occorre ricordare che la critica psicanalitica non è mai psicanalisi, dato che è impossibile e frammentario ricondurre ogni fenomeno artistico o culturale all’orizzonte psicanalitico popolato da psicosi e nevrosi. Il rischio dell’indagine psicanalitica, di matrice freudiana, è di leggere ogni manifestazione del testo come il segnale di un complesso edipico, di un complesso di castrazione, che farebbe degenerare l’analisi in una sterile tautologia. È indubbio che Freud abbia contribuito a smascherare alcuni concetti come il principio del piacere o la sublimazione, fenomeno attraverso il quale la libido abbandona le mete sessuali per investire le sue cariche energetiche in prodotti culturali. Ma nonostante alcuni significativi inquadramenti dei moti sotterranei alle strutture testuali, rimane il mistero della creatività, che il metodo non riesce ad esaurire completamente. La differenza tra un puro prodotto psichico come il sogno e l’opera d’arte può essere così sintetizzata: nella seconda oltre allo svelamento dei conflitti interiori dell’artista, c’è un tentativo di soluzione, di sintesi personale che si differenzia dal travestimento del sogno, che guarda verso l’infanzia e il rimosso, verso tutto ciò che non è stato risolto.
Nel primo capitolo è proposta una sintesi del saggio, nella quale è individuato il percorso dell’individuo dall’infanzia all’età adulta e il progressivo rapporto con il gioco e la fantasia. Sono chiarite le motivazioni fondamentali che spingono il lettore ad avere bisogno delle storie letterarie e il ruolo particolare ricoperto dal poeta. Inoltre sono sintetizzate alcune tra le critiche posteriori più significative che permettono di inquadrare l’analisi in un’ottica più generale e di tracciare un’evoluzione dell’applicazione psicanalitica alla letteratura.
Nel secondo capitolo si approfondisce il tipo di piacere-paura che l’opera letteraria suscita. Attraverso la definizione del perturbante si completa il panorama della teoria freudiana dell’opera d’arte.
Il terzo capitolo sviluppa il nucleo della ricerca e cerca di riunire tutti gli strumenti forniti dalla psicanalisi per tracciare un’istruttoria del problema. Si individuerà nella “deliberata sospensione dell’incredulità”, proposta da Coleridge, il meccanismo attraverso il quale riusciamo a credere e a fruire di una finzione, pur essendo a conoscenza della sua natura.
Il quarto capitolo interpella un mezzo e un codice diversi dall’opera letteraria, ovvero il rapporto tra l’istituzione cinematografica e la psicanalisi. In questa parte sono sottolineate le analogie con il rapporto lettore- opera. L’analisi è però arricchita dalle caratteristiche più apparentemente “totali” dell’istituzione cinema, che mettono maggiormente in evidenza il processo di auto-illusione del soggetto. Successivamente il rapporto dello spettatore con l‘oggetto guardato sarà inquadrato nell’ottica nel concetto di feticismo, descritto in un altro saggio di Freud. L’analisi infine si collegherà nuovamente all’opera letteraria, tracciando una sintesi dell’evoluzione del concetto di fiction. In quest’ultima sezione si prenderà d’esempio lo sviluppo del genere novel come sintesi della reazione del lettore alla luce degli strumenti forniti dagli studi precedenti.
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Informazioni tesi
Autore: | Silvia Cocozzello |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere |
Relatore: | Francesco Muzzioli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 50 |
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