Il femminismo: un lungo cammino verso la conquista dell'uguaglianza di genere
Il femminismo è un movimento che nacque grazie alla presa di coscienza delle donne di poter far parte della storia come soggetti attivi e si organizzò negli Stati Uniti nella seconda metà dell’ottocento. In seguito si diffuse anche in Europa, ma in Italia le prime vere conquiste (fra cui il diritto di voto nel 1945) si ebbero solo a partire dal secondo dopoguerra e in particolar modo durante il movimento studentesco del sessantotto. Negli anni settanta iniziò la pratica politica dell’autocoscienza, con l’obiettivo di giungere alla scoperta di sé in quanto donne e di discutere sulle ingiustizie subite dalla società patriarcale. Negli ultimi trent’anni si è lottato molto per favorire la piena partecipazione femminile alla vita politica, sociale ed economica e molte studiose hanno contribuito all’affermazione del femminismo postmoderno, il quale vieta una qualsiasi costruzione dell’identità femminile da parte degli uomini. Nel 1996 è stata approvata una legge che ha permesso di far diventare la violenza sessuale un reato contro la persona (prima era ritenuto un reato contro la morale) e successivamente sono state lanciate alcune iniziative per combattere la cultura dello stupro, purtroppo ancora presente soprattutto in Italia, dove spesso c’è una sorta di complicità nei confronti dei violentatori perché aderiscono allo stereotipo del maschio forte. Nel 2009 un’altra legge ha introdotto il reato di stalking (atti persecutori), tutelando maggiormente le donne vittime di minacce e molestie continuate, che possono sfociare in delitti più gravi come lo stupro e l’omicidio. Dagli anni settanta in poi si sono formate nuove identità di genere, grazie all’acquisizione di maggiore autostima da parte di tutte quelle donne che hanno capito di valere molto per la loro capacità di gestire varie situazioni e problemi diversi, dal lavoro alla vita privata e ai rapporti interpersonali. Gli uomini si sono dovuti adeguare rendendosi conto di non poter più essere la parte dominante della famiglia. Quasi tutte le donne, inoltre, non vedono più nella maternità l’unico scopo della loro vita perché vogliono realizzarsi innanzitutto come persone. Questo implica il raggiungimento dell’indipendenza economica, svolgendo un lavoro gratificante, e il soddisfacimento di una sessualità che non dev’essere fine solo alla procreazione, ma anche ad un appagamento personale e nell’ambito della vita di coppia, in cui si riscopre, così, una grande libertà, consapevolezza e rispetto dell’autonomia dell’altro.
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Informazioni tesi
Autore: | Maria Cristina Pinti |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Sociologia |
Corso: | Sociologia |
Relatore: | Gioia Di Cristofaro Longo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 68 |
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