La comunicazione politica americana da Franklin D. Roosevelt a Barack H. Obama
Nell’arco di meno di cento anni gli Stati Uniti hanno rilevato il “fardello” della Gran Bretagna nel reggere le sorti economiche (prima) e politiche (dopo) dell’intero pianeta. Questa sfida ha viaggiato parallelamente al binario dell’evoluzione della scienza e della tecnica, che hanno dotato gli esseri umani di poteri mai conosciuti prima.
Se i giornali e le riviste hanno accompagnato la storia dell’umanità molto prima del secolo breve, il Novecento darà i natali a tre grandi rivoluzioni nel campo della comunicazione: la radio, la televisione e internet.
Questo lavoro è una ricognizione storica sul meccanismo che, nel caso specifico degli Usa, ha portato la politica ad accedere ai mezzi di comunicazione e sul modo in cui alcuni Presidenti hanno sfruttato questi mezzi per arrivare al pubblico.
Trattandosi di una ricognizione storica e non politologica, ho scelto quattro presidenti come Franklin D. Roosevelt, John F. Kennedy, George W. Bush e Barak H. Obama non per il loro background politico (tre democratici e un repubblicano), ma per la particolarità del loro linguaggio, il particolare uso dei mezzi di comunicazione e soprattutto per le fasi storiche che hanno dovuto affrontare (la Grande Depressione, la Guerra Fredda, il terrorismo, la nuova crisi economica).
Nella prima parte sono stati affrontati elementi tecnici del mondo della comunicazione: il capitolo 1 offre una panoramica sulle tre ere principali della comunicazione politica: premoderna, moderna e postmoderna; il capitolo 2, invece, descrive il principale momento elettorale americano, quello delle elezioni presidenziali, e gli elementi sui quali i candidati fanno leva per attirare a sé gli elettori. All’interno di questo capitolo ho voluto spiegare il meccanismo attraverso cui la comunicazione diventa fondamentale per raccogliere fondi e far leva su gruppi e movimenti.
Il capitolo 3, che conclude la prima parte, tratta poi il ruolo che i tre media fondamentali (radio, televisione e internet) hanno avuto nella storia della politica americana. In particolar modo, vengono descritti quali modelli della comunicazione sono stati trasferiti dalla radio alla tv, quali nuove idee sono venute dal mondo della televisione (dibattiti e spot elettorali); l’ultimo paragrafo del capitolo è dedicato poi al mondo di internet e alla sua continua evoluzione.
La seconda parte è un’analisi di quattro diverse presidenze, ognuna delle quali ha retto nuove sfide con mezzi di comunicazione diversi.
Il capitolo 4 si occupa di Franklin D. Roosevelt, il primo presidente che “entrò” nelle case degli Americani attraverso la radio, dagli anni della grande Depressione sino alla tragica fine della seconda guerra mondiale; nel capitolo vengono descritte le prime strategie di comunicazione pianificata che portarono Roosevelt a servirsi della stampa, della radio e anche della cinematografia.
Il capitolo 5 si occupa della presidenza, seppur breve, di John F. Kennedy: un presidente giovane, bello, cattolico, ideatore della nuova Frontiera, fece entrare il mezzo televisivo perfino nella vita privata della Casa Bianca nei difficili anni della guerra fredda. Nel capitolo vengono trattati temi che hanno permesso la sua ascesa politica: la campagna elettorale come sforzo di gruppo del clan Kennedy, la capacità oratoria, la questione dei diritti civili, il rapporto con la stampa e la televisione.
Il capitolo 6 è dedicato ad una presidenza recente, quella di George W. Bush, che raccolse l’eredità dell’era Clinton per ritrovarsi a fronteggiare una delle sfide più difficili: il terrorismo internazionale di matrice islamica e lo “scontro di civiltà”. L’appello a temi della corrente jacksoniana come la rinascita spirituale cristiana e la riscoperta del ruolo di “arsenale della democrazia” torneranno sui media.
L’ultimo capitolo è dedicato allo studio di un fenomeno nuovo e di una presidenza altrettanto recente, quella di Barak H. Obama. Il primo presidente afroamericano della storia degli Usa ha portato con sé una rivoluzione senza precedenti: “Yes we can” è un tema che riporta nella competizione politica la retorica del sogno, meno ideologica di quella kennedyana, che potrebbe ancora una volta funzionare. Non è possibile costruire un’analisi storica su di un presidente che è entrato in carica poco più di un anno fa, ma è possibile analizzare un linguaggio che ha appassionato milioni di persone e che ha fatto del web il suo canale privilegiato.
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Informazioni tesi
Autore: | Francesca Salvatore |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi del Salento |
Facoltà: | Scienze politiche, comunitarie e delle relazioni internazionali |
Corso: | Relazioni internazionali |
Relatore: | Daniele De Luca |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 157 |
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