Nel Mezzogiorno, area di numerosi interventi nazionali e comunitari, il caso della provincia di Lecce. Analisi alla luce dell’ISC
Uno dei fattori del mancato superamento del divario Nord - Sud nel nostro Paese, è da ricercare nelle politiche di intervento centralistico trascuranti la necessità di responsabilizzare direttamente l’area che doveva decollare.
L’intervento straordinario, infatti, non ha prodotto gli effetti sperati e i provvedimenti adottati sono risultati disarticolati e non rispondenti alle effettive esigenze e realtà locali.
Una panoramica su quelle che sono state le politiche meridionalistiche dal dopoguerra ai nostri giorni è utile per dimostrare che un intervento “a pioggia” non è in grado di dar vita a un sistema di sviluppo autoctono. Ciò è da attribuire principalmente, alla mancanza di un’analisi continua delle condizioni socio-economiche in dipendenza degli interventi adottati.
L’individuazione e la conoscenza delle diverse realtà sociali ed economiche, presenti nel contesto nel quale si va ad operare, sono presupposti essenziali per adeguati ed efficaci interventi da parte del potere pubblico
L’indagine sulle articolazioni interne al Mezzogiorno, essendo un momento propedeutico e necessario per programmare gli interventi, non può più essere efficacemente effettuata sulla base di aggregazioni ampie, né può fare riferimento ad indicatori e parametri puramente economici. La rilevazione deve invece basarsi sul livello di disaggregazione più idoneo a delineare l’effettiva geografia socio-economica delle aree meridionali: il Comune .
Esso, non solo è in grado di svolgere la funzione di efficace centro di osservazione dei microfenomeni locali ma, avendo un notevole peso sul territorio meridionale (a causa dell’elevato numero di Comuni di piccola dimensione), rende ancora più agevole la rilevazione degli squilibri interni al Mezzogiorno. Inoltre, per superare le difficoltà di definizione e di misurazione del «benessere collettivo» ed i limiti teorico-metodologici connessi, si è fatto riferimento alla complessa metodologia dell’Indicatore Sintetico Comunale (ISC), in grado di rilevare, con buona approssimazione, una pluralità di fenomeni sintomatici dell’assetto sociale ed economico esistente in ogni singola circoscrizione comunale.
Passando alla parte meramente applicativa del lavoro, sulla base di queste premesse, si è puntato lo sguardo su una particolare area della Penisola salentina in cui l’intervento straordinario si è configurato soprattutto come trasferimenti monetari alle famiglie e in cui si è assistito all’applicazione di un “modello familiare” di sviluppo in parte finanziato dai trasferimenti sociali: la provincia di Lecce con i suoi 97 comuni.
Dopo aver tracciato un sommario quadro socio-economico mediante le tradizionali analisi degli aspetti geografici, amministrativi, demografici ed economici, verranno illustrati i risultati complessivi ottenuti con l’applicazione della metodologia dell’ISC alla provincia di Lecce.
Attraverso la penetrazione nelle singole realtà comunali, la rilevazione diretta dei dati necessari, la successiva elaborazione negli indicatori parziali che confluiscono poi nell’indicatore sintetico, è stato possibile cogliere, con la maggiore approssimazione possibile, i fenomeni socialmente ed economicamente rilevanti dei Comuni leccesi.
La presente indagine si conclude, infine, con delle brevi considerazioni sugli squilibri socio-economici rilevati, ponendo particolare attenzione a debolezze, potenzialità ed aspettative che caratterizzano la provincia di Lecce.
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Informazioni tesi
Autore: | Simona Scardia |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1996-97 |
Università: | Università degli Studi di Bari |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Gianni Morone |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 203 |
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