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Frantz Fanon: psichiatria e sofferenza coloniale

La figura di Frantz Fanon nella decolonizzazione del '900 e nell'etnopsichiatria.
Questo lavoro su Fanon ci ha portato all’analisi delle opere dello psichiatra martinicano, opere che dimostrano uno spirito vivace, violentemente vivace ed eclettico, tanto che riassumere in poche parole i temi principali è un’impresa ardua e non scevra di possibili incomprensioni.

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Frantz Fanon 1. Introduzione e biografia Introdurre l’opera e la figura di Frantz Fanon è un compito tendenzialmente arduo: ci troviamo di fronte ad una delle personalità di spicco del XX secolo, figura “di confine”, elemento destabilizzante denso di tensione, una tensione che emerge con violenza, quella medesima violenza che Fanon analizza ne I dannati della terra (1961), in molte pagine dei suoi scritti. Fanon, come vedremo meglio nella parte biografica, visse appena 36 anni, operò nei più svariati ambiti lavorativi e sociologici, dall’Università di Lione alla natale Martinica fino alla scelta di operare da medico e psichiatra in Africa, quell’Africa violentata dai colonizzatori che ci dipinge nelle sue pagine. Fanon si trova spesso a descrivere situazioni ed eventi autobiografici, in Pelle nera, maschere bianche ci spiega cosa ha provato nella sua vita di immigrato: “Non ancora 1 bianco. Non più del tutto nero, ero dannato.” I conflitti interni, che lo spingeranno a scrivere, a cercare di spiegare, a motivare il suo popolo, sono riferibili principalmente a tre situazioni:  la situazione di immigrato che ha dovuto subire in Francia, situazione ripresa in diversi punti soprattutto in Pelle nera, maschere bianche. Fanon ha provato in prima persona le circostanze di cui parla nel libro, sa cosa vuol dire discriminazione, sa cosa significa segregazione e umanità offesa.  la situazione coloniale nel periodo del collasso delle colonie, nel momento in cui spuntarono diversi movimenti di liberazione degli stati africani dall’oppressione occidentale (ricordiamo che Fanon collaborò con il Fronte di Liberazione Nazionale Argentino in qualità di politico e medico, spesso clandestinamente). Questo tema ricorre in tutti i suoi scritti, principalmente i critici prendono in esame I dannati della terra come l’ esempio più illuminante delle idee di Fanon. Hannah Arendt nel 1969 cercò di difendere Fanon dalle accuse mosse nei confronti del primo capitolo di quest’opera, spesso descritta come eccessivamente votata alla violenza fisica per liberarsi dall’oppressione: “Sembra 2 che soltanto il primo capitolo sia stato molto letto.” Il libro, anche a causa del primo capitolo di cui parleremo diffusamente più avanti, è un’analisi lucida del momento attraversato dall’Africa e dall’autore, considerarlo soltanto un’apologia del terrorismo, come è stato detto, significa rinchiuderlo in un discorso che Fanon stesso allontana da sè. 1 F. Fanon, Pelle nera, maschere bianche, Tropea Editore, 1996, pag. 120 2 Arendt H., Sulla violenza, Guanda, Parma, 1996, p. 82 4

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Informazioni tesi

  Autore: Federico Bosco
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Roberto Beneduce
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 29

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