Rapporto Stiglitz: verso un nuovo sistema di misurazione del progresso sociale
I limiti del Pil come misura del benessere sociale sono oramai ben noti.
Oltre che in ambito accademico, la questione viene dibattuta in importanti organismi internazionali e, di recente, è stata affrontata da una prestigiosa commissione nominata dal presidente francese Sarkozy. Dunque, sembra essere in atto una transizione dalla critica al Pil alla ricerca di modalità alternative di misurazione che possano essere concretamente applicabili.
Scopo di questa tesi è esaminare gli sviluppi più recenti nell’analisi dei problemi riguardanti la possibile adozione di un nuovo sistema di misurazione del progresso e del benessere sociale, prestando particolare attenzione alla recente pubblicazione del Rapporto finale della Commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi, istituita dal presidente Sarkozy.
Dopo aver brevemente ricordato nel primo capitolo l’ormai nota inadeguatezza del Pil, nel secondo capitolo vengono esaminati i contributi al suo superamento offerti di recente da autorevoli organismi internazionali (Ocse, Commissione Europea).
Il terzo capitolo è dedicato al Rapporto della Commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi. Dopo averne sintetizzati i principali contenuti, vengono approfondite alcune delle principali tematiche su cui il Rapporto si sofferma.
Il quarto capitolo affronta specificamente il tema della costruzione di un nuovo indice e i notevoli problemi che si pongono al riguardo, in particolare per tenere conto simultaneamente dell’attività economica, del benessere collegato alla qualità della vita e della sostenibilità. Il Rapporto illustra chiaramente tutte le difficoltà che si incontrano a questo riguardo e propone una metodologia di interesse che non consiste, come si è erroneamente detto, nella proposizione di un singolo indicatore alternativo. Misurare attraverso indici sintetici queste tre aree del progresso è possibile, ma comporta numerosi problemi, trattati negli ultimi due paragrafi del capitolo e riguardanti, in particolare, la questione dell’aggregazione che coinvolge i pesi da attribuire alle varie dimensioni oltre che l’uso congiunto di misure oggettive e soggettive. Vedremo cosa suggerisca la Commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi a questo proposito e, per meglio sottolinearlo, esamineremo criticamente uno dei tanti indici che sono comparsi sulla stampa al momento della pubblicazione del Rapporto, come alternativa al Pil.
Il lavoro prosegue con alcune considerazioni generali riguardanti la comprensibilità di un sistema di misurazione multidimensionale ed il suo possibile uso nella definizione di politiche economiche in grado di accrescere il benessere attuale e la sua sostenibilità. L'efficacia comunicativa di un singolo indicatore composto sembra essere più forte di quella che potrebbe scaturire da un set di indicatori, di più difficile comprensione. Considerata l'impossibilità di misurare il progresso di una società con un singolo indice, si dovrà pertanto cercare di rendere un ipotetico nuovo set di indicatori quanto più chiaro, semplice ed efficace possibile. Solo in questo modo potremo assistere ad un effettivo ridimensionamento del ruolo del Pil nei pubblici dibattiti e nella definizione delle politiche. Considerata anche la complessità della questione e il fatto che si è ancora lontani dall’elaborare indicatori perfetti, sarebbe utile cominciare ad usare quelli a disposizione fin da subito, anche se approssimativi, per avere perlomeno un’idea del percorso che le politiche pubbliche devono intraprendere.
Ma questo non basta. Per vincolare i policy makers al perseguimento del progresso sociale, occorrono incentivi più forti. In tal senso una proposta valida a livello europeo, ma non solo, potrebbe essere quella di definire un percorso a tappe di avvicinamento a livelli di benessere e sostenibilità prefissati sulla base dei nuovi indicatori, prevedendo sanzioni economiche a carico dei paesi che trascurano tali aspetti del progresso.
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