Investimenti diretti esteri: gli IDE in Romania
Un campo di grande interesse nello studio della crescita economica è stato rivestito dal ruolo degli investimenti diretti esteri e dei loro effetti sulle economie dei paesi interessati.
Attualmente è dominante la cultura economica che mette in evidenza come il processo di internazionalizzazione delle imprese, l’innovazione e il modello dello sviluppo locale, siano la chiave per risolvere il problema economico che cerca di assicurare una graduale crescita della ricchezza.
Si è capito il ruolo fondamentale ricoperto dagli IDE nel processo di crescita delle economie, e ciò ha spinto gli enti pubblici ad attuare progetti di sviluppo locale contenenti obiettivi volti ad attrarre maggior volumi di investimenti greenfield e brownfield.
Il modello dello sviluppo locale è di recente salito alla ribalta, l’indomani della caduta del muro di Berlino, quando i paesi poveri dell’est europeo, i quali avevano un basso costo della manodopera, diventarono fortemente competitivi nei prezzi dei manufatti e fortemente attrattivi negli investimenti.
A partire dagli anni novanta, il fenomeno dell’internazionalizzazione delle imprese tramite IDE e altre forme di internazionalizzazione non mercantili ha assunto una dimensione sempre più rilevante, tale da configurarsi come uno dei caratteri distintivi del modello di sviluppo regionale.
Forme di decentramento produttivo, basate sulla delocalizzazione in paesi a basso costo del lavoro di specifiche fasi manifatturiere al fine di innalzare la concorrenzialità dei beni finali prodotti, si sono affiancate ad investimenti diretti volti a rafforzare la penetrazione commerciale, favorendo l’insediamento e il radicamento dell’impresa sui mercati di sbocco attraverso investimenti greenfield e acquisizioni totali o parziali di imprese estere.
Questo processo ha cominciato ad interessare anche l’economia italiana e in particolare la regione Veneto.
Inoltre, ho scelto di concentrare l’attenzione su un unico Paese, la Romania, che ha sviluppato numerosi rapporti con il Veneto e che di più di altri paesi dell’est europeo offre vantaggi e opportunità di sviluppo agli imprenditori stranieri.
Il primo capitolo racchiude alcuni concetti riguardanti la crescita economica. Dopo una breve definizione dello sviluppo e della crescita economica, ho utilizzato alcuni modelli e teorie, in particolare il modello di Solow e la teoria della crescita schumpteriana, per individuare le determinanti della crescita di un sistema economico.
La crescita di un paese è strettamente correlata alla sua capacità produttiva, ossia il tenore di vita di un sistema dipende dalla sua capacità di produrre beni e servizi (produttività).
I Governi dei paesi possono intervenire per aumentare la produttività del proprio sistema economico cercando di agire sulle determinanti della stessa.
In particolare, attraverso: l’accumulazione del capitale, l’accumulazione del capitale estero (IDE), l’istruzione, i diritti di proprietà, la stabilità politica, il libero scambio, la ricerca e lo sviluppo.
Il secondo capitolo contiene alcuni aspetti teorici riferiti proprio agli investimenti esteri. Dopo una breve trattazione delle caratteristiche degli IDE, il capitolo mette in evidenza il loro impatto sulla crescita economica differenziando il paese ricevente dal paese investitore. L’ultimo paragrafo mette in risalto la nuova geografia economica, in modo da comprendere i paesi che sono stati maggiormente interessati dagli IDE.
Il terzo capitolo è il core del testo: esso inizialmente presenterà gli investimenti esteri in Romania, fino ad arrivare ad una descrizione dettagliata dei rapporti intercorrenti tra il paese baltico e la regione Veneto.
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Informazioni tesi
Autore: | Cristina Di Pangrazio |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Economia |
Corso: | economia, finanza e legislazione per la gestione delle imprese |
Relatore: | Ernesto Chiacchierini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 76 |
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FAQ
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