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Il Parlamento nella riforma costituzionale francese del luglio 2008

Con decreto del Presidente della Repubblica n. 1108 del 18 luglio 2007, è stato istituito il Comitato di riflessione e di proposta sulla modernizzazione ed il riequilibrio delle istituzioni della V Repubblica (Comité de réflexion et de proposition sur la modernisation et le rééquilibrage des institutions de la Ve République), un comitato presieduto dall’ex primo ministro Edouard Balladur, per fare il punto sullo stato di salute della Repubblica ed approntare le eventuali riforme. Il cosiddetto Comitato Balladur, nato per rispondere alle preoccupazioni e sollecitazioni del Presidente Nicolas Sarkozy e formato principalmente da giuristi costituzionalisti e da personalità politiche aventi competenza in diritto, vede tra i suoi componenti anche alcuni esponenti del Partito Socialista come Jack Lang, Guy Carcassonne, Olivier Duhamel. Dopo tre mesi di lavori tale comitato ha presentato al Presidente della Repubblica, il 29 Ottobre 2007, un dossier intitolato “Une Ve République plus democratique,” incentrato su tre grandi aree tematiche: un migliore assetto del potere esecutivo; il rafforzamento del Parlamento; l’introduzione di nuovi diritti per i cittadini.
Ed è proprio da questa iniziativa che prende l’ispirazione il progetto di legge costituzionale proposto al Parlamento e poi approvato dalla Assemblea nazionale il 9 Luglio 2008 e dal Senato il 17. La riforma costituzionale, infine, è stata definitivamente approvata il 21 luglio 2008 dal Parlamento francese riunito in Congresso, con il faticoso raggiungimento della maggioranza qualificata (539 voti favorevoli,solo uno in più rispetto alla maggioranza richiesta).
La riforma ,contenuta nella legge del 23 Luglio 2008, introduce nuove misure apportando modifiche a più della metà degli articoli della Costituzione.
Gli obiettivi specifici della riflessione per ciò che concerne i profili più rilevanti in tema di rapporti tra poteri dell’esecutivo e del legislativo sono molteplici. Si possono individuare tre macroaree di interesse e cioè: il riequilibrio dell’architettura istituzionale: chiarire il ruolo dell’esecutivo in una prospettiva più generale di trasparenza e responsabilità e procedere al rafforzamento del Parlamento che nell’impianto costituzionale del 1958 viene relegato ad un ruolo marginale nell’ambito delle istituzioni perdendo molte prerogative come ad ed esempio il monopolio nell’elaborazione della legge e del diritto; la governabilità: consentire al Presidente della Repubblica di esercitare le proprie funzioni in maniera agevole, anche di fronte al Parlamento, senza l’intermediazione del Primo Ministro; i limiti: apporre un certo numero di limiti ai poteri del Presidente della Repubblica, garantendo maggiore spazio alle iniziative del Parlamento.
Inoltre il progetto comprende anche la riforma della giustizia (diversa composizione del Conseil supérieur de la magistrature; nuova disciplina del diritto di concedere la grazia; introduzione di un controllo di costituzionalità delle leggi a posteriori; etc.), gli istituti della democrazia diretta, ed i nuovi diritti di cittadinanza.

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INTRODUZIONE A fronte dei cambiamenti sociali, politici ed economici intervenuti nel tempo, il testo costituzionale del 1958 – che aveva dato alla Francia un assetto di poteri stabile ed efficiente, mettendo fine agli squilibri e alle difficoltà della Quarta Repubblica – non sembra più del tutto adatto a garantire un quadro definito entro il quale si vadano a comporre i poteri e le prerogative dell’esecutivo, del legislativo, del giudiziario. Non è di certo una novità nella storia costituzionale francese. A partire dal 1958 , infatti, la Costituzione francese è stata riformata numerose volte con revisioni più o meno significative ed incisive. Da un punto di vista qualitativo, certamente le più importanti si sono avute nel 1962, l’elezione diretta del Presidente della Repubblica a suffragio universale, riforma che Vedel ribattezzò «La deuxiéme Constitution de la Ve République»; nel 1974, l’elezione del Consiglio costituzionale da parte di sessanta deputati e sessanta senatori; nel 2000, la durata quinquennale della Presidenza della Repubblica (non più settennale); nel 2002, l’inversione dell’ordine delle elezioni, con quelle presidenziali di poco precedenti le elezioni legislative. Cosa resta, dunque, del disegno originario? La Costituzione del 1958 ha dato vita ad una formula di razionalizzazione del parlamentarismo che secondo Maurice Duverger costituisce una forma di governo innovativa, c.d. semipresidenziale. Nel 1962, con la prima elezione del Presidente della Repubblica a suffragio universale diretto (nuovo art. 7 Cost.), è stata avviata la restaurazione del potere dell’esecutivo a scapito di quello del Parlamento. Si ha una forte trasformazione dell’assetto istituzionale: il Presidente della Repubblica ha il compito istituzionale di “vigilare sul regolare funzionamento dei poteri pubblici” (art. 5 Cost.); il Governo, il cui Consiglio dei ministri è presieduto dal Capo dello Stato, “determina e dirige la politica della nazione” (art. 20) e, a questo fine, “dispone dell’amministrazione”. Nei fatti, dopo la riforma costituzionale del 1962, la Quinta Repubblica si è orientata in senso marcatamente presidenziale, con la netta preminenza del 3

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