Immigrazione, mercato e lavoro sommerso
Il fenomeno migratorio è uno delle problematiche di notevole attualità nella recente storia Italiana. L’immigrazione divenne un fenomeno inarrestabile dagli inizi degli anni ’90, per la coesistenza di diversi fattori di natura politico – economica per diversi endogeni di attrazione, per l’abbattimento delle frontiere nei paesi dell’est Europa che servi da potente spinta esterna. L’importanza dell’immigrazione sta sotto gli occhi di tutti, la loro importanza in ordine allo svecchiamento della popolazione, il contributo che danno al sistema previdenziale, e la loro stessa collocazione nel mercato del lavoro, coprendo buchi generazionali e facendo mestieri che nessuno vuol fare, ne è un riflesso. Con riguardo alla legislazione, come ho voluto sottolineare anche nella trattazione, il primo passo verso una legislazione sistemica in materia si ebbe nel 1990 con il varo della legge Martelli. Questa legge ha una notevole importanza nel contesto, innanzi tutto perche per la prima volta il legislatore diede una risposta sistemica alle molteplici problematiche che cateterizzano l’immigrazione e poi cosa ben più importante servi da cantiere per le successive leggi. Notevole importanza ebbe l’introduzione della programmazione delle quote d’ingresso, come primo strumento volto al controllo del fenomeno. Sulle fondamenta della legge Martelli venne emanata la legge 40/1998 la cosiddetta Turco – Napolitano che migliorò notevolmente il sistema legislativo messo su dalla legge Martelli. Molte di queste norme sono state recepite anche dalla normativa attualmente in vigore, dalla legge 230/2002, la “Bossi-Fini”, tuttavia bisogna sottolineare che gli sforzi del legislatore italiano non vanno visti disgiunti dalla normativa Europea in materia. Ma l’immigrazione non è solamente una risorsa, ma anche un fenomeno in sé molto complesso. Uno dei problemi principali legati allo stesso è il legame con il sommerso. Su questo punto gli autori sono particolarmente divisi, c’è chi considera l’esistenza dell’immigrazione e di quella categoria di clandestini in particolare, come causa principale dell’esistenza e della diffusione del lavoro sommerso. Altri invece tendono a trattare gli immigrati come vittime dello stesso fenomeno. Notevole importanza a questo punto riveste il fenomeno del caporalato, una piaga che trova le sue radici nella storia e che esiste ancora oggi. Il caporalato nelle sue molteplici forme di espressione che vanno dalla semplice somministrazione non autorizzata di manodopera, e fino alla riduzione in schiavitù, ha trovato terreno fertile e nuove vittime molto appetibili ”gli immigrati”, soprattutto quelli clandestini. La diffusione del fenomeno si può dire che è allarmante, è presente in tutt’Italia, nei settori più dolenti e con più alto grado di sommerso: agricoltura, edilizia. I diversi governi che si sono succeduti negli anni hanno usato diversi strumenti finalizzati all’emersione del sommerso. In questo ambito le misure propriamente legislative occupano un ruolo importante ma tutto ciò non basta.
La lotta a questo fenomeno richiede un sforzo notevole da parte di tutti gli attori coinvolti: lavoratori, datori di lavoro, parti sociali e soprattutto da parte del legislatore.
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Informazioni tesi
Autore: | Bledar Plaku |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli studi del Molise |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia aziendale |
Relatore: | Nicola De Marinis |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 64 |
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