La Somalia: un caso di economia in assenza di Stato
Dal 1991 in Somalia non c’è più uno Stato con i requisiti tipici della tradizione occidentale, come una territorialità definita, l’uso esclusivo della coercizione da parte del governo centrale, un programma di politica economica nazionale volto al progresso e al benessere del paese, una cultura o un disegno comune. Il fallimento, nel corso degli anni, di tutti gli innumerevoli tentativi di riconciliazione e ricostituzione di una qualsiasi autorità effettivamente funzionante ha condotto progressivamente la comunità internazionale a considerare questo martoriato Paese il più emblematico tra quelli che vengono comunemente definiti “Failed States”.
Tuttavia viene da chiedersi se la pertinenza di tale appellativo arrivi a comprendere, oltre alla sfera politico/istituzionale di cui tradizionalmente ciascun paese dispone e deve disporre, anche quella prettamente economica, o se piuttosto, come diversi indizi relativi al caso somalo sembrano suggerire, il fallimento e l’assenza prolungata di uno Stato funzionante, non precluda la possibilità che il sistema economico possa sopravvivere, evidentemente con il coinvolgimento di altri attori non istituzionali, nonché con altre “regole”, se così si possono definire, alla base del sistema stesso.
Lo scopo del presente lavoro sarà quindi quello di valutare se, nell’era della globalizzazione, in cui spesso si parla di morte dello Stato nel senso tradizionale del termine, e in cui nuovi protagonisti economici emergono con velocità crescente, mentre si allarga sempre di più il divario tra nord e sud del mondo, è possibile che proprio l’assenza di Stato in Somalia abbia permesso la nascita e lo sviluppo di una vera e propria economia parallela, in grado di garantire la sopravvivenza, pur nella totale precarietà, di un’intera popolazione. Preliminarmente a tale valutazione sarà necessario analizzare le principali caratteristiche del Paese in questione, con un occhio di riguardo alla particolarissima struttura sociale somala, basata su un complesso sistema clanico che permea anche oggi le relazioni sociali, politiche ed economiche, nonché alla ricostruzione storica del regime dittatoriale in corso fino al 1991, che, con l’imposizione di una politica economica fortemente statalista e distruttiva, ha inevitabilmente seminato tra i somali i germi di una disaffezione e diffidenza verso una qualsiasi autorità superiore che appare ancora difficile da sradicare, agevolando di contro il ricorso e la diffusione di pratiche economiche alternative oggi fortemente radicate nel Paese.
Dopo aver individuato i principali attori economici che si sono mossi nell’assenza di Stato, si cercherà di approfondire le due facce, invero spesso intrecciate tra loro, dell’economia della Somalia, teatro sia di traffici illeciti di vario genere che compongono la cosidetta “war economy”, il cui sviluppo è direttamente proporzionale al grado di insicurezza sul territorio (nonché, come il più recente fenomeno della pirateria porta ad affermare, sulle acque somale), sia di sorprendenti, per quanto da inquadrare nella realtà africana, casi di successi economici in settori fino al 1991 marginali o quasi inesistenti, che avallano la tesi di un’esistente e florida “economia informale”.
Prima di procedere alla trattazione è opportuno effettuare alcune precisazioni, una delle quali riguarda la circoscrizione del periodo storico preso in esame. Come si vedrà infatti, al fine della comprensione della materia verranno riportati sia episodi risalenti ai primi anni 90, sia alcuni occorsi anche nel corso degli ultimi mesi del 2008, ma l’analisi degli sviluppi economici e delle tendenze generali da questi prodotti si riferirà principalmente al decennio successivo alla caduta del regime, ovvero fino all’inizio del nuovo millennio. Tale precisazione si impone anche e soprattutto alla luce dell’estrema volatilità della situazione politica e umanitaria sul terreno, per cui ciò che verrà preso in esame sarà principalmente il “modello” economico somalo, per come esso si è sviluppato dopo il crollo dello Stato.
Infine, un’ultima avvertenza riguarda i dati che verranno forniti nel corso del lavoro: posto che essi non costituirebbero in ogni caso l’aspetto centrale della presente trattazione, è necessario ricordare che, alla luce della particolare situazione del Paese, risulta pressoché impossibile ottenere dei dati universalmente certi, per cui quelli forniti andranno valutati con una certa elasticità, e in ogni caso soprattutto in un’ottica orientata alle tendenze che da essi emergeranno, più che al loro valore intrinseco.
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Informazioni tesi
Autore: | Silvia Del Priore |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Relazioni internazionali |
Relatore: | Giovanni Somogyi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 261 |
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