Un caso di ritardo mentale associato a disturbi depressivi
Quando si parla di ritardo mentale, il primo problema che possiamo incontrare riguarda la definizione stessa, che ancora oggi è oggetto di discussione.
Per questa motivazione i sistemi classificatori si sono modificati nel tempo, risentendo degli aspetti culturali, sociali e delle scoperte scientifiche.
Durante il Medioevo la persona che presentava un ritardo era completamente rifiutata, considerata come posseduta dal diavolo, o peggio una massa carnis senza anima come la definì Lutero. Nel Settecento veniva considerata come l’idiota del villaggio. Successivamente si parlò di idiozia, demenza, imbe-cillità o debolezza di spirito.
L’espressione “ritardo mentale” ha sostituito tutta quella nomenclatura (oligofrenia, insufficienza mentale, frenastenia, idiozia, deficienza mentale) con cui ci si riferiva ad un difetto dell’intelligenza dipendente da un insufficiente sviluppo o da un rallentamento delle capacità intellettive per cause prenatali (ereditarie, congenite) perinatali e postnatali di diversa natura. In Italia si usava l’espressione “insufficienza mentale”, ma il prevalere della cultura anglosassone ha imposto in tutto il mondo il termine “mental retardation”.
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Informazioni tesi
Autore: | Lucia Azzolina |
Tipo: | Tesi di Specializzazione/Perfezionamento |
Specializzazione in | Specializzazione sul sostegno scuola secondaria superiore |
Anno: | 2009 |
Docente/Relatore: | Gianluca D'Arcangelo |
Istituito da: | Università degli Studi di Pisa |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 41 |
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