Autismo, cognitivismo e scienze cognitive
Con questo lavoro mi sono proposto di dimostrare che gli approcci nati e pensati per l'autismo, e maggiormente utilizzati in ambito psicoeducativo, non prevedono interventi a base cognitiva. Ho cercato di spiegare come questa assenza sia il risultato di alcune errate convinzioni che meriterebbero un maggior approfondimento, ed andrebbero superate, quali:
1. La convinzione che il soggetto autistico sia, comunque, un ritardato mentale medio-grave, anche se tale convinzione, come dimostreremo, non sia supportata dall’evidenza.
2. La difficoltà nel pianificare interventi, e studiare strumenti, in presenza di una grande maggioranza di soggetti non verbali, e che hanno difficoltà nella comprensione del compito.
3. La difficoltà di produrre strumenti per un intervento complessivo a base cognitiva che, partendo dalla operazionalizzazione delle funzioni cognitive, sappia costruire e proporre un processo di crescita.
Per trovare un approccio a base cognitiva si deve far riferimento alla Teoria di Feuerstein/Tzuriel, nata in un ambito più pedagogico, per affrontare, più in generale, i problemi di ritardo nell’apprendimento presente in molti ragazzi svantaggiati per motivi di ordine culturale, o con lievi ritardi mentali. Sono convinto che tale carenza, cioè la mancanza di un intervento precoce a base cognitiva, produca nel soggetto autistico adolescente ed adulto un “ritardo mentale acquisito”, che va a confermare la tesi del non intervento in soggetti piccoli, perchè, in presenza di soggetti 'ineducabili' cognitivamente. E' un'ulteriore 'profezia che si auto-avvera'. E’ indispensabile sottolineare che anche l’intervento di Feuerstein, e gli strumenti presenti nel Programma di Arricchimento Strumentale (PAS Basic o Classic), al di là della teoria che ne è alla base, e che condivido, presentano per l’autismo, quasi tutti, grossi problemi di somministrazione, perché si basano molto sulla ‘parola’. Quindi, molto lavoro deve essere ancora fatto in ambito psicologico, per studiare adeguati strumenti di intervento a base cognitiva. Il lavoro di Tzuriel (2001), suo allievo, a mio avviso, va in questa direzione. Sento necessario sottoporre all’attenzione di chi mi legge un ulteriore argomento che nell’autismo, ma anche nelle scienze cognitive, rappresenta un argomento ancora fonte di dibattito e che, a mio avviso, ha ritardato e ritarda ancora il tipo di intervento a base cognitiva, molto importante per una cura e ri-abilitazione dell''enigma' autismo: il rapporto fra il linguaggio ed il pensiero, o meglio la capacità di pensare in assenza di linguaggio. Considero che il ritenere l’autistico un ‘ritardato mentale’ sia legato anche alla errata considerazione che in mancanza di linguaggio non vi sia pensiero, capacità rappresentazionale, e quindi l’intervento cognitivo sia impossibile, inutile ed impensabile. Rifacendomi al pensiero radicale di Piaget (1963), che considerava il linguaggio addirittura un ingombro allo sviluppo dell'intelligenza, vista come capacità di adattamento all'ambiente e quindi capacità di azione, ritengo che sia possibile intervenire e sviluppare un intervento anche in assenza di linguaggio, magari proprio sfruttando i meccanismi di base dei neuroni specchio, come il contributo delle neuroscienze ci ha dimostrato, e come ho cercato di proporre in questo lavoro.
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Informazioni tesi
Autore: | Sergio Chieregato |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università della Valle D'Aosta |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Alessandra Tasso |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 168 |
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