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Il personaggio-oggetto. Estetica e etica nel cinema di Marco Ferreri.

Marco Ferreri è sempre stato identificato come il regista della provocazione e dello scandalo, l’uomo capace all’uscita di ogni nuova opera, fin da L’Ape Regina, di infuocare il pubblico e di dividere le masse tra applausi e insulti. Ma quando lo scandalo visionario è entrato nella quotidianità del mondo postmoderno (perdendo in pratica la sua natura offensiva), Ferreri è stato ritenuto sorpassato ed inattuale, dimenticando che la sua vera provocazione era soprattutto nella ricerca linguistica-espressiva, nella costruzione di una nuova realtà visiva, basata sulla natura concreta del corpo contemporaneo, e solo in seconda battuta veicolo di scandali pubblici e atti sociali, tra censure, manifestazioni, dichiarazioni accese.
L’elemento centrale di discussione di questo lavoro, riportato anche nel titolo, è il personaggio-oggetto, strumento narrativo e strutturale scelto come cardine dei racconti ferreriani. Derivato dalla tipologia classica del “protagonista” del racconto, il personaggio, nell’universo postmoderno disegnato da Ferreri, perde il suo valore identitario di soggetto per diventare il luogo ibrido dove converge l’organico e l’inorganico, la materia e l’immagine, l’attore e il personaggio. Da elemento narrativo si trasforma in elemento simbolico e cromatico, visivo: un radicale cambiamento di “linguaggio” – fortemente legato alle modalità espressive delle neoavanguardie artistiche – che fa di Ferreri un autore particolarmente innovativo e originale sia in ambito nazionale, sia in ambito internazionale, o quantomeno europeo.
L’analisi del personaggio scivola facilmente nell’analisi del mondo visivo ferreriano, nella riflessione sul valore dello sguardo postmoderno e antiretorico del regista, grottesco e kitsch, tuttavia incapace di liberarsi dalla concretezza documentaria della materia.
Quasi a conclusione di un percorso ciclico, l’analisi testuale riconduce all’interpretazione di alcuni temi classici ferreriani, rimarcando l’assoluta convergenza tra pensiero etico dell’autore e linguaggio con cui si esprime: i due elementi appaiono assolutamente indissolubili e indispensabili uno all’altro.
La vera provocazione di Ferreri si manifesta nelle sue immagini e nel suo linguaggio prima ancora che nelle sfide ai costumi e alle morali della vita ordinaria. E’ attraverso la costruzione delle prospettive e delle linee di fuga in cui il personaggio tenta di affermarsi e identificarsi che dobbiamo leggere la lotta dell’uomo contro le forze che in un parossismo grottesco tentano di dissolverlo: la realtà virtuale delle immagini riprodotte, gli istituti della religione, l’inafferabilità del Corpo, inteso come Natura.

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I Introduzione La scarsità di studi specifici sul cinema e sulla figura di Marco Ferreri rappresenta indubbiamente una grave lacuna nel panorama della critica cinematografica. Esistono soprattutto delle grosse falle esegetiche circa la tarda produzione ferreriana, a partire degli anni ’80, dalle storie “femminili” alle storie senza storia (Diario di un vizio e Nitrato d’Argento), che hanno visto un quasi completo abbandono di interesse da parte della critica, i cui motivi sono ancora da decifrare con esattezza . Marco Ferreri è sempre stato identificato come il regista della provocazione e dello scandalo, l’uomo capace all’uscita di ogni nuova opera, fin da L’Ape Regina, di infuocare il pubblico e di dividere le masse tra applausi e insulti. Ma quando lo scandalo visionario è entrato nella quotidianità del mondo postmoderno (perdendo in pratica la sua natura offensiva), Ferreri è stato ritenuto sorpassato ed inattuale, dimenticando che la sua vera provocazione era soprattutto nella ricerca linguistica-espressiva, nella costruzione di una nuova realtà visiva, basata sulla natura concreta del corpo contemporaneo, e solo in seconda battuta veicolo di scandali pubblici e atti sociali, tra censure, manifestazioni, dichiarazioni accese. Questo fraintendimento, che solo in tempi relativamente recenti viene giustamente posto all’attenzione della critica, fa sì che alla ristrettezza di studi critici approfonditi (soprattutto italiani e francesi, in maniera considerevole “dispersi” sotto forma di brevi saggi e articoli sulle riviste specializzate) corrisponda la necessità per ogni nuova ricerca di allargare la propria area di indagine, cercando di riassumere e di aggiustare le varie analisi già condotte, per trovare delle basi scientifiche di partenza e allo stesso tempo per dotarle di nuove applicazioni, per introdurle in nuovi scenari. Questo lavoro si è sviluppato sostanzialmente sotto questa ottica. Il suo elemento centrale di discussione, riportato anche nel titolo, è il personaggio- oggetto, strumento narrativo e strutturale scelto come cardine dei racconti ferreriani. Derivato dalla tipologia classica del “protagonista” del racconto, il

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Parole chiave

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cinema italiano
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