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Dalla libertà al proibizionismo - Aspetti filosofici, politici e sociali

Con il presente elaborato cercherò di analizzare il concetto di libertà nelle diverse fasi dell’evoluzione dell’uomo. La libertà è storicamente una conquista. Nell’antica Grecia, ad esempio, solo alcuni uomini erano liberi, ma lo erano in modo diverso rispetto a ciò che noi oggi chiamiamo libertà individuale.
Quando la filosofia iniziò a svincolarsi dai dogmi teologici, che affidavano la nascita dello Stato ad un Dio superiore, si iniziò ad attuare un nuovo pensiero libero da tali concezioni e nacquero, così, le idee del giusnaturalismo, cioè, di una libertà che è insita nell’essere umano ancor prima della stessa civiltà.
Lo sviluppo di queste idee portarono ad una sempre maggiore richiesta di libertà individuale sfociata poi nelle idee del liberalismo.
Anche se tale forma di Stato ha portato ad un’ evoluzione dell’uguaglianza e della tutela dei diritti sia politici che civili, di contro, si è avuta una compressione della libertà propria dell’individuo.
Spesso infatti, lo stesso Stato, in nome di norme e principi quali, la tutela della salute o della sicurezza, hanno limitato alcune libertà attuando, ad esempio, politiche di proibizionismo che, non sempre, sono state un bene per la società stessa.

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1 INTRODUZIONE Con il presente elaborato cercherò di analizzare il concetto di libertà nelle diverse fasi dell’evoluzione dell’uomo. La libertà è storicamente una conquista. Nell’antica Grecia, ad esempio, solo alcuni uomini erano liberi (cittadini maggiorenni e maschi), ma lo erano in modo diverso rispetto a ciò che noi oggi chiamiamo libertà individuale. Infatti tale libertà era elemento caratterizzante della stessa polis essendo essa, soprattutto, una libertà politica che una libertà intesa in senso moderno. Il cittadino ateniese aveva uno spazio che non era propriamente autonomo ma era espressione di una collettività, alquanto ristretta, dove il cittadino “libero” era unito nella sua interezza con la gestione della polis la quale non dava spazio alcuno all’individualismo rimanendo ben salda nella gestione collettiva della politica. Quando la filosofia iniziò a svincolarsi dai dogmi teologici, che affidavano la nascita dello Stato ad un Dio superiore, si iniziò ad attuare un nuovo pensiero libero da tali concezioni e nacquero, così, le idee del giusnaturalismo, cioè, di una libertà che è insita nell’essere umano ancor prima della stessa civiltà. I filosofi politici iniziarono a concepire l’origine del potere come un contratto sociale stipulato dagli uomini in una condizione di massima libertà. Tuttavia, la libertà nello stato di natura era minata dalla prevaricazione dell’uomo sull’altro uomo. Tale stato di natura era cosi incerto e insicuro. Gli uomini, per tutelare quei diritti fondamentali quali: la vita, la libertà e la proprietà, presenti nella legge naturale, crearono un contratto sociale sottomettendosi ad un autorità politica che potesse garantire loro la tutela di tali diritti. Tali idee portarono alcuni filosofi ad esaltare lo Stato assoluto dove, una volta attuato un patto sociale tra gli uomini e deciso chi doveva comandare, in cambio della tutela di determinati diritti, rinunciarono a limitare il potere del sovrano concedendogli il massimo dell’autorità. Si veda in tal senso il Leviatano di Hobbes 1 . Per altri filosofi l’uomo è il vero titolare del potere dello Stato il quale, tramite il contratto sociale, delega tale potere all’Autorità la quale deve sia rispettare i suoi diritti che dover sottostare alle regole generali imposte dagli uomini in quanto veri titolari del potere stesso. 1 T. Hobbes, Il Leviatano, Laterza, Roma, 1974

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