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Politiche di finanziamento dell'Unione Europea alle piccole e medie imprese (Pmi)

Ho deciso di approfondire quest’argomento alla luce dell’importanza che questo segmento d’impresa riveste nell’economia Europea e soprattutto Italiana. Proprio per questi motivi ho analizzato e cercato di capire, e spiegare, le politiche di finanziamento dell’UE verso quelle che la stessa ha definito “il motore dell’economia europea!” Innanzitutto nel I Capitolo ho cercato di delineare un profilo del segmento Piccola e Media Impresa(in breve PMI), attraverso una precisa definizione dello stesso, e in seguito, approfondito i fattori di successo(in periodo di globalizzazione) e di contro le problematiche strutturali -soprattutto finanziarie- che lo caratterizzano. Nel II Capitolo,invece, si passa ad illustrare, attraverso fonti ufficiali,le numerose opportunità che la Comunità offre agli Stati membri -Finanziamenti diretti e indiretti- per agevolare e cercare di imprimere uno sviluppo alle PMI. Ci sarà inoltre una breve parentesi sui risvolti pratici per le stesse nella Regione Campania(la mia terra!) attraverso una comparazione di dati e risultati che ci danno un’idea di come possa cambiare l’economia(reale) attraverso i fondi comunitari(2000-2006). Nel III Capitolo viene approfondito il rapporto banca-impresa(pmi) alla luce soprattutto dell’introduzione di un nuovo regolamento approvato dall’UE chiamato Basilea 2. S’inizia con l’evoluzione negli anni del suddetto rapporto in Italia; in seguito saranno definiti i nuovi ‘parametri’ che determinano la funzione di finanziamento da parte delle banche alle pmi e, infine, si analizzano le probabili implicazioni che quest’ultime riceveranno dal mutamento di questo regime e le prospettive future di rilancio al fine di non rimanere schiacciate dal peso delle nuove regole. Nel IV Capitolo,l’ultimo,concluderemo con una ‘finestra’ sulla crisi internazionale dei mercati,che stiamo vivendo in questo momento,e delle implicazioni di questa al credito d’impresa. Si analizzeranno alcune leggi introdotte dal governo Italiano al fine di evitare uno shock di credito - credit crunch – e alcune proposte avanzate in sede comunitaria e italiana,per cercare di capire la soluzione migliore in un periodo in cui sono crollate tutte le certezze in ambito economico.

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1 2.4 I Fondi Strutturali L'Unione Europea è una delle aree economiche più ricche del mondo ma presenta forti disparità economiche e sociali tra i suoi 27 Stati membri e ancor più tra le 268 regioni che la compongono: una regione su quattro ha, infatti, un PIL (prodotto interno lordo) pro capite inferiore al 75% della media. La politica regionale dell'UE prevede quindi che una parte dei contributi degli Stati membri al bilancio comunitario sia devoluta alle regioni e ai ceti sociali più deboli per realizzare concretamente la solidarietà dell'Unione, favorendo la coesione economica e sociale e riducendo il divario di sviluppo fra le regioni. Adottando un approccio specifico, la politica regionale europea fornisce “valore aggiunto” alle azioni realizzate sul campo e contribuisce a finanziare progetti concreti a favore delle regioni, delle città e dei cittadini. In stretta collaborazione con gli Stati membri, la Commissione propone gli Orientamenti strategici comunitari in materia di coesione, fondamento della politica che le conferisce una dimensione strategica. Tali orientamenti garantiscono che gli Stati membri adattino la loro programmazione in funzione degli obiettivi prioritari dell‟Unione: promuovere l‟innovazione e l‟imprenditorialità, favorire la crescita dell‟economia basata sulla conoscenza e creare posti di lavoro più numerosi e qualitativamente migliori. I Fondi strutturali sono finalizzati a chiari obiettivi prioritari ai quali si affiancano delle iniziative comunitarie, volte a individuare soluzioni comuni a problematiche specifiche. I progetti di sviluppo finanziati attraverso i Fondi strutturali devono rispondere a precise esigenze previste dai regolamenti comunitari. Le Autorità Nazionali e Regionali competenti hanno il compito di gestirli e realizzarli. Per ogni intervento la partecipazione europea non copre interamente i costi, ma integra i contributi nazionali. Incrementare la crescita e l‟occupazione in tutte le regioni e città dell‟Unione europea: questo è

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