Il Tribunale Militare di Guerra della Fortezza di Verona (1915 - 1919)
La ricerca che è presentata in queste pagine è il risultato dell’indagine archivistica effettuata sul materiale processuale del fondo “Tribunale Militare di Verona” conservato all’Archivio di Stato di Verona. Questa tesi intende illustrare i molteplici aspetti connessi all’attività del Tribunale Militare di Verona nel corso della Grande Guerra e cerca di portare un contributo allo studio e all’interpretazione delle fonti giudiziarie dei tribunali militari.
Il fondo d’archivio “Tribunale Militare di Verona” è stato il punto di riferimento principale della ricerca, ed ha richiesto una lunga fase di raccolta ed elaborazione dei dati.
La parabola di attività del tribunale copre sei anni, ovvero dal 1915, quando il Tribunale Militare di Verona, funzionante nel periodo di pace come Tribunale Militare Territoriale per il V° Corpo d’Armata, assunse per il periodo bellico la denominazione di “Tribunale di Guerra della Fortezza di Verona”, al 1920, anno in cui si esaurirono gli ultimi procedimenti del tempo di guerra. In questo arco di tempo ho individuato cinque grandi fasi che fanno riferimento in primo luogo ai fenomeni di devianza militare giudicati dalla corte militare di Verona e, di riflesso, alle vicende militari e politiche del periodo bellico che spesso trovano eco nei processi militari.
La prima fase coincide con i primi mesi delle operazioni belliche, dal giugno al novembre del 1915, caratterizzate da uno stato di estremo caos organizzativo che incise notevolmente sulla capacità di smaltimento delle cause e sulla fase di giudizio.
La seconda fase fu affrontata dal gennaio all’ottobre 1916. Con la modifica territoriale che assegnava al Tribunale Militare di Verona i crimini militari commessi dalla 37ª Divisione nel settore “Val Lagarina”, la corte marziale affrontò un periodo tutt’altro che facile, caratterizzato soprattutto dai fatti del maggio 1916, descritti nel terzo capitolo, quando l’offensiva austriaca che fu scatenata in quel tratto di fronte fece affluire molto materiale al Tribunale Militare di Verona, a cui furono devoluti importanti procedimenti per codardia e diserzione in presenza del nemico.
La fine del 1916 coincide con l’inizio della terza fase, che si concluse nell’autunno del 1917. Il Tribunale Militare di Verona entrò durante questo arco temporale in un periodo di relativa stabilizzazione, da attribuire soprattutto allo spostamento della zona di competenza territoriale verso la retrovia, nella quale i processi devoluti, anche se aumentarono considerevolmente, diminuirono per gravità e qualità.
La quarta fase prende avvio poco dopo la rotta di Caporetto, quando fu emanato un nuovo Regolamento della competenza per i Tribunali Militari che intervenne a modificare ancora una volta la competenza territoriale del Tribunale Militare di Verona, trasformato in quei giorni in “Tribunale di Guerra per l’Intendenza della 1ª Armata – Zona est”. I capitoli dal sesto all’ottavo spiegano infatti il duplice aspetto di fuga dalla guerra: la diserzione e l’autolesionismo. L’analisi dei procedimenti ha restituito un quadro estremamente complesso del fenomeno in area veronese e in parte vicentina, in particolare in Valpolicella, Valpantena, Valle di Squaranto, Val d’Illasi e Val d’Alpone.
Con la quinta e ultima fase, affrontata tra la fine del 1918 e l’intero 1920, il Tribunale Militare di Verona entrò nella difficile transizione dalla stato di guerra a quello di pace. Come si avrà modo di vedere nel capitolo dedicato alla diserzione mediante passaggio al nemico, è il periodo in cui paradossalmente furono applicate le condanne più dure verso i soldati del nostro territorio di ritorno dai campi di prigionia austro-ungarici e denunciati negli anni precedenti per essere passati al nemico. Si tratta di una fase controversa e in parte sconosciuta, dal momento che mancano in materia degli studi completi sulla prigionia postbellica dei soldati esclusi dall’amnistia Nitti del 1919.
Nonostante le controversie sorte nei riguardi della giustizia militare, è tuttavia errato scorgere nei tribunali militari quegli organismi monolitici, impermeabili al cambiamento e promotori di una giustizia inesorabile e severa. Lo studio dell’attività del tribunale di Verona ha messo in luce che la giustizia militare, specie in tempo di guerra, era esercitata da giudici in grado di individuare il fattore umano dietro il grigioverde. Prima di emettere un giudizio su un determinato tribunale di guerra, spesso basandosi soltanto su poche centinaia di sentenze per mostrare quanto fosse spietata l’azione sanzionatoria, sarebbe opportuno studiare il caso particolare prendendo in considerazione non solamente la fase del giudizio, ma anche tutte quei momenti dell’attività giudiziaria (e umana) influenzati inesorabilmente dalle mutevoli condizioni storiche di quel periodo spartiacque rappresentato dalla Grande Guerra.
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Informazioni tesi
Autore: | Roberto Piccoli |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Verona |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Storia e geografia dell'Europa - percorso Storico |
Relatore: | Renato Camurri |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 227 |
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