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Le minoranze sessuali dal tardo impero romano al XVII secolo: un approccio sociologico-giuridico

Si vuole con questi tesi, attraversare il tempo per interrogarsi su quelle minoranze sessuali che già fin dagli albori della civiltà entrano nel copus sociale. Uno studio che si avvarrà di un approccio sociologico-giuridico per comprendere come la civiltà ha assimilato le minoranze sessuali.

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3 Introduzione L’opera di introduzione svolta da un qualsiasi narratore o scrittore può prefiggersi degli scopi che, nell’atto del narrare o dello scrivere, possono essere realizzati e pienamente condivisi dal lettore e dal commentatore, od al contrario biasimati, non aiutando quindi a comprendere ciò che si voglia compiere. Introdurre è vocabolo dall’etimo squisitamente latino, ed indica il passaggio da una fase embrionale e marginale ad una pienamente visibile, rappresentabile e quindi analizzabile. È un atto d’ammissione delle circostanze presenti e future, ma serve anche alla presentazione degli eventi e degli scritti che sono successivi al documento prodotto od all’evento accaduto. Può inoltre l’introduzione assurgere al ruolo d’avvicinamento, in senso preparatorio e propedeutico, a fasi sempre più complesse ed articolate del linguaggio e della narrazione. Ma l’introduzione è, soprattutto, intra-ducere, quindi condurre, con abilità, destrezza ed esaustività, all’interno di, e non limitarsi a ciò che appare. Introdurre pertanto un’intera tesi, suddivisa simbolicamente in sette capitoli, che affrontano tutti lo stesso tema, ma con entità e differenze quantitative e qualitative notevoli, con un crescendo storico linguistico, è lo scopo che vorrei realizzare. Se il tema è poi quello dell’omosessualità, intesa non come mero fenomeno sociale o come atto sessuale esperito da adulti consenzienti o praticato da un adulto su un minorenne consenziente o meno, l’argomento diventa più intrigante, soprattutto quando e se crea ansie e reminiscenze e forse anche diletto in coloro che ascoltano ed in coloro che leggono, e non solo in coloro che lo affrontano con interesse di ricerca e di approfondimento. L’omosessualità maschile nel suo aspetto intimo, nella significatività dei rapporti interpersonali sempre più rari e complessi nel loro svolgersi, diviene l’elemento unico di tutta la mia discussione. E proprio mentre il soggetto, superata la fase della pubertà adolescenziale ed entrato in quella della maturità sessuale e comportamentale, tenta di sperimentare la propria crescita individuale e di proiettarla all’esterno per compararsi con i suoi simili, concependo il significato del proprio ruolo nella società ed i propri limiti nell’agire, razionalizzando la propria interiorità emotiva, si scontra con quella parte della popolazione che si dimostra contro di lui oppressiva, repressiva e punitiva. Il mondo dei sensi e l’universo della Ragione non riescono a completare quel processo d’unione e di rafforzamento in unico corpo, in un’unica entità umana agente e riflessiva che si propone di presentare all’esterno quanto di positivo e di energico si trovi nell’uomo già adulto. Una minoranza fittizia e coraggiosa si assume l’onere di rappresentare quel soggetto debole e poco capace, per difendere quei diritti elementari ed essenziali alla civile convenienza ed al reciproco rispetto che accomunano quella minoranza di “diversi” alla maggioranza apparentemente silenziosa e rispettosa, ma sostanzialmente elusiva ed indifferente. Essa limita l’agire degli individui dei membri della minoranza, sia di coloro che vogliono esistere, sia di coloro che si celano, con due strumenti, entrambi umani, che, pur essendo antichi, vetusti, ripetitivi ed onnipresenti, cercano sempre di raggiungere la loro massima efficacia di risultati: il Diritto e la Stigmatizzazione. Il linguaggio dei simboli e delle allegorie, delle figure retoriche e dei segni iniziatici ed apocalittici è parte integrante di tutta la tesi, e soprattutto dei primi cinque capitoli. Il Diritto e la Stigmatizzazione sociale non agiscono da soli e separatamente, motu proprio, bensì sono sostenuti e coadiuvati, nel loro continuo operare, da un elemento, non secondario nella storia dell’umanità ed alle volte, al contrario, primario e con funzioni assolute: la Religione. Ma non la Religione intesa come sistema coordinato e misterioso composto da credenze, miti, narrazioni esemplari, parabole evangeliche, dottrine talmudiche o fatwa islamiche. E neanche a quella ricca cultura animista, né a quell’altra millenaria tradizione politeista ed universalizzante della fase pre-cristiana voglio rivolgermi, bensì alla religio com’era concepita nel tardo Impero romano: instrumentum regni. Il principio può aiutarci a capire quali siano i miei propositi con questo elaborato. Intendo esporre il modo con cui Imperatori, Principi laici ed umanisti, Papi dissoluti e Consigli del Popolo abbiano disciplinato il fenomeno sociale dell’omosessualità iniziando col trattare del mondo pagano romano prima e dopo l’avvento di Cristo ed il suo impatto con i liberi costumi sessuali greci, che l’Impero adottò ma non considerandoli alla stessa stregua degli elleni. Mentre quest’ultimi concepirono e contribuirono a rendere l’omosessualità un’esperienza iniziatica sessuale con sfumature pedagogiche ed educative, i legislatori romani preferirono accordarle un ruolo meno influente sul piano morale, relegandola alla condizione di un rapporto sessuale appagante e da non reprimere con la propaganda religiosa né con l’opera politico-legislativa. Ma il culto ebraico prima e quello cristiano nella sua fase più evoluta, e cioè dopo il IV secolo, si sono dimostrati repressivi non solo verso l’omosessualità, bensì verso tutte le forme di sessualità non procreative, ritenendole fonti e cause di impurità rituale, assenza del senso del sacro e blasfemia nell’azione e nelle parole del peccatore che le praticava. Costoro sono etichettati come peccatori carnali lussuriosi contro natura, gente che persegue un vizio nefando condannato da Dio attraverso la Torah o la Bibbia, sodomiti da perseguitare e contro i quali prescrivere pene severissime, comprese quelle capitali. La Religione, con le sue superstizioni, i suoi tabù ed i suoi timori escatologici, non era sufficiente a regolare i rapporti sociali fra privati.

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Informazioni tesi

  Autore: Antonio Demagistris
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Messina
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Politiche
  Relatore: Domenico  Carzo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 66

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Parole chiave

impero romano
minoranze sessuali
sessualità

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