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Pensare per immagini. Riflessioni psicoanalitiche su ''Alice nel Paese delle Meraviglie'' e ''Attraverso lo Specchio''.

La tesi propone un percorso concettuale a partire dai processi di percezione, punto di partenza per la formazione delle rappresentazioni interne,e dei meccanismi che in relazione a questi producono poi la visione.Visione connotata di aspetti proiettivi e simbolici personali e soggettivi che sfuma i propri confini nell’allucinatorio, considerato in questa tesi nella sua accezione positiva, come potenzialità dello psichismo e, analizzato a partire dai testi di “Alice nel paese delle Meraviglie” e “Attraverso lo Specchio” scritti da Lewis Carroll.
Nei due testi sono descritte le avventure che la Alice, la protagonista, affronta nel “Mondo delle meraviglie” e nel "Mondo dello Specchio”, iniziando un percorso che rappresenterà la messa in discussione profonda della sua identità.
Il sogno di Alice si apre con la scena nella quale lei si è addormentata. Si trova adagiata sulla frasca di un albero in un giardino e, ad un tratto, vede il Coniglio Bianco che corre velocemente verso la piccola tana di un animale.Tana dalla quale inizieranno le sue vicende, ma in modo particolare rappresenta il punto di fusione della realtà con il sogno. Il percorso nel Mondo delle Meraviglie rappresenta un “tuffo” in un abisso onirico, all’interno del quale Alice si trova ad affrontare una realtà dove le regole convenzionali non valgono. Lo stesso Carroll, nella poesia finale, scioglie ogni dubbio affermando:
“life, what is but a dream?”. Attraverso questa espressione, l’Autore sancisce la relazione stretta tra il reale e l’onirico, tra le regole convenzionali presenti nella vita e quella che viviamo attraverso il sogno diverse proprio perchè nel sogno i contenuti sono estratti dall’inconscio. Alla luce delle premesse fatte il non sense di cui sono sature le avventure di Alice è la vera condizione umana e la ricerca del senso delle cose diviene un’impresa impossibile quanto superflua.
Insieme al concetto di percezione viene approfondito il tema della mitopoiesi. Il mito è un’espressione del pensiero nella quale il fulcro non è né il soggetto, né l’oggetto. Si colloca in uno spazio intermedio tra questi e la cui valenza conoscitiva è importante per cogliere la complessità della relazione tra i due.
La ricerca iconica, nel proprio modo di organizzare il pensiero, è un passo fondamentale verso la pensabilità è il modo più economico per organizzare e ordinare il mondo, proprio per la sua immediatezza. La percezione visiva ha una sua peculiare modalità di “configurazione all’istante” di singoli stimoli fisico-emotivi provenienti dal reale, secondo linee di forza privilegiate e soggettive rispetto ciascuno.
Il percorso intrapreso da Alice offre un importante esempio del ruolo assunto dalla formazione dell’immagine in qualità di esperienza psichica ed estetica. Il Mondo delle Meraviglie e il Mondo dello Specchio allucinato da Alice, rappresentano una modalità, nella fattispecie quella di Carroll, di organizzare dei simboli. I personaggi e i luoghi, fungono sia da contenuto che da contenitore di significati partoriti dalla mente dell’autore, che traggono la loro origine nell’esperire autentico nel mondo reale.

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1 Introduzione Freud afferma, nel Compendio di psicoanalisi, che “il reale rimarrà per sempre inconoscibile” e che l’uomo potrà avvicinarcisi e conoscerne solo le emanazioni, le qualità esposte sulla sua superficie, le proprietà dinamiche che gli appartengono nel suo continuo evolversi, riflettendosi su di lui come fenomeni. Ci troviamo di fronte al noumeno Kantiano, all’impossibilità di cogliere fino in fondo l’essenza di ciò che abbiamo di fronte, della realtà che stiamo vivendo, assumendo la sua esistenza a priori. Il Capitolo Primo presenta il tema della percezione indagando i processi di poiesi e di mitopoiesi che la originano. Ho approfondito i processi di pensiero, che necessitano, per acquisire una propria funzionale indipendenza dalla percezione, di un passaggio attraverso le rappresentazioni di parola e i loro residui percettivi nel sistema preconscio, permettendo all’immagine di ottenere una sua pensabilità. La percezione opera, secondo Freud, non tanto in funzione di un principio di realtà falsamente oggettivo, quanto in funzione del principio di piacere, sotto le false spoglie di un principio di realtà. Questa conversione ha origine nel problema della percezione; strettamente dipendente dai limiti degli organi di senso e propri del pensiero stesso. La nozione di rappresentazione assume, negli scritti di Freud, sia il senso di ripetizione psichica di una percezione esterna, che quello più sofisticato di delegazione: il rappresentante psichico della pulsione [C. e S. Botella, 2001]. Diviene importante, a questo punto della riflessione, sottolineare il valore dell’interpretazione come origine del senso delle cose. Le informazioni che assimiliamo non sono connotate di qualità

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