Auctoritas episcopale e intolleranza: il caso dei pagani
Nel corso del IV secolo il Cristianesimo, da religione minoritaria e perseguitata, riesce ad imporsi come credo prevalente e a sostituirsi al paganesimo come religione di stato passando rapidamente, dopo essersi procurata l’aiuto del governo, dal ruolo di vittima a quello di persecutore nei confronti dell’ antica religione. Tuttavia, nonostante le tappe della repressione del paganesimo siano circostanziate e accuratamente codificate in disposizioni legislative, tanto la vulgata popolare quanto i maggiori studi accademici hanno sempre presentato la stessa tendenza a concentrarsi sulle persecuzioni pagane dei cristiani, trascurando più o meno volutamente il passaggio successivo - e decisivo – della repressione dell’antica religione romana. Questo argomento infatti, come è prevedibile, non poteva rimanere esente da tensioni ideologiche ed emotive, soprattutto nel nostro paese, dove una sorta di timore reverenziale ha sempre accompagnato studi del genere, probabilmente anche per lo scarso apprezzamento che la Chiesa Cattolica ha mostrato verso approcci che possano mettere in crisi la sua istituzione e la sua autorità, come è emerso anche recentemente in occasione della XII Assemblea Generale del Sinodo dei vescovi dedicato alla Bibbia e alla missione della Chiesa, apertasi con una messa in guardia nei confronti di interpretazioni soggettive o frutto di analisi unilaterali del testo sacro e degli eventi relativi alla predicazione del Cristo ed alla sua eredità. L’idea di portare avanti questo lavoro nasce dunque anche dalla volontà di approfondire un tema poco noto e controverso.
Tra le ragioni che portarono il cristianesimo ad uscire vincitore dallo scontro che lo vide opposto al paganesimo, due in particolare mi sono sembrate le più significative: in primo luogo l’unilateralità del cristianesimo ed il rifiuto del sincretismo che, entrambi derivanti dalla pretesa di essere l’unica religione vera, portarono inevitabilmente alla rottura di quel pluralismo religioso che aveva per secoli caratterizzato la vita del multiculturale impero romano; in secondo luogo l’influenza avuta dalla Chiesa sulle strutture politiche, sociali ed economiche dell’impero, soprattutto grazie alla capacità, affinata nel periodo successivo alle persecuzioni, di darsi una struttura capillare esemplata sul rigido organismo burocratico messo in piedi dagli imperatori a partire da Costantino. Dal momento che all’interno di questa struttura fondamentale appare il ruolo svolto dai vescovi, focalizzare l’attenzione sull’atteggiamento da essi tenuto nei confronti dell’antica religione offre la possibilità di illustrare alcune delle dinamiche fondamentali che agirono nella persecuzione del culto pagano, tanto più che è proprio in età tardoantica che i vescovi acquistano un auctoritas molto più piena, sia in veste di garanti dell’ortodossia, sia grazie alla progressiva assunzione di funzioni extrareligiose precedentemente prerogativa dell’autorità civile, che li portarono a ricoprire un ruolo preminente all’interno della vita cittadina.
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Informazioni tesi
Autore: | Anna Sanna |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Sassari |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere |
Relatore: | Paola Ruggeri |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 176 |
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FAQ
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