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La crisi dei mercati finanziari dopo l'agosto 2007: cause e rimedi

Tra la fine di luglio e gli inizi di agosto dello scorso anno, una vera e propria bufera, innescata dai forti dissesti sui crediti concessi alla clientela non primaria, si è abbattuta sui mercati finanziari statunitensi generando la cosiddetta “crisi dei mutui subprime”, mutui immobiliari concessi ad una clientela considerata a rischio, spesso priva di redditi certi e continuativi e con una storia creditizia caratterizzata da inadempienze.La crisi ha coinvolto non solo le banche che avevano finanziato tale clientela ma anche gli operatori finanziari – istituzionali e non – esposti indirettamente verso tale mercato, soprattutto attraverso l’eccessivo utilizzo di strumenti derivati e di titoli legati ad operazioni di cartolarizzazione.Catalizzando una reazione vasta e violenta, da tempo prevista dagli osservatori più attenti, tale turbolenza, con la complicità della globalizzazione, ha trascinato in una spirale negativa i mercati finanziari di tutto il mondo, assumendo così i contorni di una vera e propria crisi finanziaria internazionale.In un breve lasso di tempo, si è assistito al drastico crollo degli indici delle principali borse azionarie internazionali e al diffondersi di turbolenze che hanno gettato nel terrore e nel panico intermediari ed operatori finanziari, imponendo cosi l’intervento delle autorità monetarie.Da circa dieci anni a questa parte, con un’accelerazione marcata negli ultimi cinque anni, la globalizzazione e la finanza sono state le due facce di una stessa medaglia.
Infatti, se la globalizzazione, con l’apertura su vasti spazi dei mercati e con la caduta dei vecchi confini e dei vecchi controlli, ha contribuito all’evoluzione e al cambiamento dei mercati finanziari favorendo il nascere di una “nuova finanza”, allo stesso tempo, la “nuova finanza”, guidata dall’impulso di condizioni di bassa volatilità e abbondante liquidità, con tassi d’interesse e premi al rischio a livelli minimi, ha, a sua volta, consentito la straordinaria crescita dell’economia globale.
In particolare, l’ondata d’innovazione finanziaria, generata dall’apertura del mondo agli scambi e dalla credibilità delle politiche monetarie adottate, congiuntamente ad un’abbondanza di risparmi accresciuta dallo sviluppo delle economie asiatiche e dal surplus dei paesi esportatori di petrolio, ha interessato il credito al consumo nella misura in cui individui e istituzioni che prima avevano difficoltà di accesso al credito potevano ora indebitarsi su vasta scala.

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Introduzione Tra la fine di luglio e gli inizi di agosto dello scorso anno, una vera e propria bufera, innescata dai forti dissesti sui crediti concessi alla clientela non primaria, si è abbattuta sui mercati finanziari statunitensi generando la cosiddetta “crisi dei mutui subprime”, mutui immobiliari concessi ad una clientela considerata a rischio, spesso priva di redditi certi e continuativi e con una storia creditizia caratterizzata da inadempienze. La crisi ha coinvolto non solo le banche che avevano finanziato tale clientela ma anche gli operatori finanziari – istituzionali e non – esposti indirettamente verso tale mercato, soprattutto attraverso l’eccessivo utilizzo di strumenti derivati e di titoli legati ad operazioni di cartolarizzazione. Catalizzando una reazione vasta e violenta, da tempo prevista dagli osservatori più attenti, tale turbolenza, con la complicità della globalizzazione, ha trascinato in una spirale negativa i mercati finanziari di tutto il mondo, assumendo così i contorni di una vera e propria crisi finanziaria internazionale. In un breve lasso di tempo, si è assistito al drastico crollo degli indici delle principali borse azionarie internazionali e al diffondersi di turbolenze che hanno gettato nel terrore e nel panico intermediari ed operatori finanziari, imponendo cosi l’intervento delle autorità monetarie. Da circa dieci anni a questa parte, con un’accelerazione marcata negli ultimi cinque anni, la globalizzazione e la finanza sono state le due facce di una stessa medaglia. I

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